La montagna ha partorito anche stavolta il classico topolino. È il caso del progetto di riqualificazione dell’area dismessa dell’ex Aeronautica Macchi presentato a metà novembre, con squilli di tromba, dalla nuova proprietà e da Palazzo Estense, ma che a onore del vero aveva collezionato anche un consistente pacchetto di rilievi critici da parte di esperti in materia, associazioni come Italia nostra, lo stesso Ordine degli architetti e numerosi privati cittadini. Dopo cinque mesi il progetto è stato ripresentato alla giunta Galimberti, senza alcun apprezzabile mutamento nella forma e nei contenuti, e da questa approvato con il solo voto contrario del vicesindaco Daniele Zanzi.
Entro dieci giorni la proprietà – tra cui spicca il marchio Tigros – dovrà presentare e sottoscrivere con il Comune un documento di negoziazione che consentirà l’avvio delle prime operazioni di bonifica dell’intera area che, oltre all’amianto presente per ogni dove, potrebbe nascondere nel sottosuolo materiali di vario genere, più o meno nocivi, accumulati nei decenni di attività industriale. Si tratta di un intervento finanziariamente rilevante.
Detto questo occorre ricordare che l’area di intervento è vastissima: 38 mila mq. 7 mila dei quali di proprietà comunale. A tutt’oggi quelli coperti sono 26 mila e 200 per una volumetria complessiva di 230 mila metri cubi. Dal progetto emerge una significativa e apprezzabile riduzione degli spazi coperti e delle volumetrie rispetto allo stato attuale. In preventivo ci sono infatti 65 mila metri cubi di volumi e 11 mila mq. coperti. Sull’antico sedime dovrebbero sorgere sul lato di via Sanvito una piscina di 50 m, due campi da basket, due tribunette, palestre, spogliatoi, un centro medico, un supermercato Tigros di 3500 mq., un parcheggio interrato e uno a cielo aperto. Sul fronte di via Crispi verrà invece creato un parco pubblico di 10 mila mq.al cui interno dovrebbe riemergere il Vellone. Saranno allestiti anche uno Skateboard, un altro campetto da basket e un parcheggio per 150 vetture. Una connessione trasversale veicolare/ ciclabile tra le vie Sanvito e Crispi è prevista per consentire il raggiungimento dei posti auto interrati. Numeri importanti quelli sin qui sommariamente elencati che raccontano le dimensioni di un intervento che potrebbe risultare ricco di significati se solo si tenesse nel giusto conto cosa hanno rappresentato per Varese gli impianti dell’Aeronautica Macchi. Dai suoi capannoni, edificati a geometria variabile in base alle esigenze produttive, sono usciti i migliori aerei dell’aviazione militare italiana. Velivoli pensati e allestiti da progettisti di grande genio come Mario Castoldi ed Ermanno Bazzocchi, macchine volanti che hanno conquistato i mercati di mezzo mondo. L’area in questione (pesantemente bombardata dagli anglo americani il primo e il 30 aprile 1944) racchiude nelle sue strutture dismesse un elevato valore simbolico da salvaguardare almeno in parte mentre nel contempo con le sue dimensioni rappresenta un’occasione rilevante di sviluppo urbano per una porzione nevralgica della città compresa tra i declivi del Colle Campigli e quelli dei Miogni.
Proprio per queste ragioni negli ultimi due decenni l’ex Aermacchi è stata oggetto di studi accurati e di ponderate riflessioni da parte di università e professionisti. Ultime in ordine di tempo quelle sviluppate dall’architetta e professoressa Katia Accossato. “Studi sull’area Macchi” è infatti il titolo della mostra da lei curata e presentata alla Camera di Commercio di Varese nell’ambito di “Nature urbane” nel settembre 2018. A giudicare dalla proposta Tigros, caratterizzata dalla massiccia presenza di una superficie commerciale in aggiunta a quelle già presenti in zona, pare che tutto questo abbia assai poco interessato i progettisti che hanno messo su carta una riqualificazione datata anni ’70 –’80, spendibile a Varese come in un altro qualsiasi altrove. Una proposta che cancella il passato e non prepara alcun futuro innovativo. “È alquanto strano che la maggioranza amministrativa – fa notare l’architetto urbanista Angelo Del Corso, presidente del Movimento civico Varese 2.0 – abbia accolto con entusiasmo un progetto redatto esclusivamente dal privato e non abbia raccolto l’unanime critica negativa della Consulta per la qualità urbana in sede di valutazione da parte della Commissione urbanistica”. Come dire che la concertazione progettuale tra le parti è stata sul versante pubblico insufficiente o quanto meno timida. Senza dimenticare che la mancata revisione del Pgt (Piano di gestione del territorio), figlio della precedente amministrazione, agevola le demolizioni nelle ventuno aree di trasformazione individuate nel territorio cittadino e di cui l’ex Aermacchi è l’emblema più significativo.
Per tutte queste ragioni il composito fronte contrario al progetto Tigros nell’attuale formulazione, guarda invece con grande interesse alla riqualificazione avviata a Saronno dei grandi spazi degli stabilimenti ex Isotta Fraschini e affidata all’architetto milanese Cino Zucchi. “A Saronno gli accordi e le procedure si sono svolte alla luce del sole- sottolinea l’architetto Del Corso – con il coinvolgimento dei cittadini. Buona amministrazione, imprenditori lungimiranti e architetti intelligenti formano un trio perfetto per una buona realizzazione”.
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