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Lettere

L’ARTE DELLA COMPASSIONE

- 11/04/2021

Egregio direttore, ho letto un articolo di Margherita Giromini del 9/4/21, “Credere nella guarigione” -http://www.rmfonline.it/?p=49889-  dedicato al murale di Andrea Ravo Mattoni realizzato all’ospedale di Varese, opera cui hanno dato spazio e rilievo il Tg3 Lombardia, La Repubblica, Varesenews e anche un bell’intervento di Gianni Spartà – Il re con la bomboletta che sfida la pandemia- nella rubrica “A ruota libera” de La Prealpina del 28 marzo.

Mi stupisce pertanto il fatto che chi ha scritto articolo non sia al corrente del progetto CurArti che ha promosso la realizzazione del murale: è un progetto che, con lodevole impegno, la Fondazione “Il Circolo della Bontà” con cui collaboro, sta portando avanti in collaborazione con Asst 7 Laghi; il tema della cura e la straordinaria valenza “terapeutica” della bellezza hanno determinato la scelta di far rappresentare proprio quel dipinto su una delle due torri d’ingresso all’Ospedale di Varese, in via Guicciardini.

Quanto al dipinto, come dichiarato in un apposito pannello affisso sulla torre di fianco a quella del murale di Andrea Ravo Mattoni, esso è tratto da un esemplare conservato in Texas, al Kimbell Art Museum e rappresenta un episodio della vita di San Sebastiano la cui vicenda è illustrata nel pannello stesso. San Sebastiano non visse nel II secolo d.C. ma nel III d.C. e il dipinto di Georges de La Tour non si conserva al Louvre, come detto nell’articolo, ma nel museo statunitense citato: al Louvre di Parigi e alla Gemäldegalerie di Berlino si conservano invece due tele completamente diverse, di impianto verticale e non orizzontale, che rappresentano il momento in cui viene rinvenuto il corpo di Sebastiano ancora vivo ma non il momento successivo, in cui viene curato amorevolmente da Irene. Le notizie riportate dall’articolo sulle cure prestate da Irene e sul ruolo di Lucina – che pietosamente recuperò il cadavere di Sebastiano quando, nuovamente sottoposto ad un supplizio per ordine di Diocleziano, fu ucciso e gettato in una cloaca – sono tratte dalla voce “Irene di Roma” di Wikipedia, come rimasto in evidenza forse inavvertitamente nell’articolo che, in colore rosso,  conserva attivo il link alle voci  “Sebastiano” e  “Palatino” di Wikipedia. Inoltre l’identificazione come Lucina della giovane che regge la lanterna non è comprovata da nessun elemento intrinseco, tant’è che non compare nella scheda (relativa all’esemplare del S.Sebastiano curato da Irene conservato a Orléans) del catalogo scientifico della splendida mostra sul De La Tour che si è tenuta lo scorso anno a Milano, a Palazzo Reale e non compare nemmeno nella scheda online dell’opera conservata al Kimbell Art Museum.

Nella pagina Facebook della Fondazione “Il Circolo della Bontà” è possibile trovare materiale che documenta il progetto “CurArti” e l’intervento di Andrea Ravo Mattoni, come ad esempio il video, pubblicato il giorno  24 marzo, in cui illustro brevemente il dipinto e anche il video, pubblicato il giorno 7 aprile in cui si racconta come, in DAD (Didattica A  Distanza), Andrea Ravo Mattoni abbia incontrato quasi 800 studenti del liceo Artistico “Frattini”, del Liceo Scientifico “Ferraris” e del Liceo classico “Cairoli” in cui insegno; in particolare il giorno 26 marzo l’artista ha “incontrato” più di 600 ragazzi del Cairoli nel corso di un’assemblea di istituto molto ben riuscita, coordinata e supervisionata dal Dirigente scolastico, prof. Salvatore Consolo.

Di questa bellissima iniziativa e del progetto “CurArti” abbiamo parlato Gianni Spartà ed io in una puntata de “La campanella” condotta da Renata Ballerio e già andata in onda lunedì 5 aprile alle 17.15 sulle frequenze di Radio Missione Francescana.  Nel sito – http://www.rmf.it/tag/anna-maria-ferrari – si trova la foto in cui è visibile proprio il pannello esplicativo di cui l’articolo lamenta l’assenza: Peccato che non si trovi un cartello che spieghi ai passanti, che ho notato sostare incuriositi davanti al murale, la provenienza della riproduzione che campeggia sulle due pareti esterne della cabina di raffreddamento dell’edifico (sic). Sarebbe utile qualche spiegazione per chi voglia leggere l’opera grafica e per chi cerchi informazioni sul significato di questo particolare dono giunto in piena pandemia.

In realtà tutte le informazioni sono fornite dal pannello che chiarisce: “Nel gesto di Irene verso Sebastiano oggi rivediamo l’essenza dello spirito che da secoli, con modalità diverse nel tempo, anima l’ospedale di Varese, che persegue la sua missione anche nelle difficili circostanze della pandemia da Covid-19″.

Prof.ssa Anna Maria Ferrari

 

Prendo atto delle precisazioni della professoressa Ferrari; ne farò tesoro e buon uso quando mi capiterà nuovamente di accompagnare qualche amico a conoscere da vicino il lavoro di Andrea Ravo.

Prima di scrivere il pezzo, dal taglio chiaramente giornalistico e non specialistico, ho cercato notizie in rete, certo non approfondendo quanto può e fa un esperto di storia dell’arte.

Ho riportato informazioni che mi servivano a fornire una cornice minima in cui inserire le mie personali sensazioni, che restano invariate anche ora che possiedo, grazie alla curatrice del progetto, i corretti riferimenti storici e artistici relativi all’opera di Ravo.

Lo scopo del mio articolo era quello di raccontare ai lettori, nell’ambito della mia rubrica dal titolo “Parole”, le emozioni che mi ha suscitato il murale.

Volevo, e spero di esserci riuscita, sottolineare la forza del messaggio che ci perviene dall’opera per il particolare contesto in cui è inserita: ci sono persone capaci di aiuto sia materiale sia spirituale, ricche di compassione, di vicinanza al dolore e di sostegno a chi soffre.

Questo emerge con evidenza dai personaggi rappresentati nel murale e quindi dagli intenti del pittore seicentesco espressi e impressi nelle tele riferite a San Sebastiano e a Sant’Irene.

Ringrazio il direttore per la fiducia che accorda da numerosi anni alla mia scrittura, e la professoressa Ferrari che con il suo puntuale intervento ha colmato una parte delle mie lacune nel campo della storia dell’arte. 

Margherita Giromini

 

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