È sicuramente presto per giudicare Draghi, ma è sicuramente positivo che lo stesso Draghi e la gran parte dei ministri abbiano scelto la linea delle poche chiacchiere, mentre si sta soprattutto mettendo mano al Recovery Fund. Pare – lo si sottolinea negli ambienti tecnicamente informati – che le “schede” dei progetti per Bruxelles, superficialmente abborracciate da Conte, siano ora molto più concrete: il rapporto con l’Europa è essenziale e Draghi è il migliore che possa tenerlo.
Draghi è anche stato in gamba a silenziare i dissidi interni: qualcuno di voi ha più sentito parlare del MES, fonte di litigi tra M6S e PD andati avanti per mesi?
Visti i litigi interni di PD e M5S il premier sembra un silenzioso gigante e vince nel confronto.
Di deludente c’è stato invece il decreto “Sostegni” stemperato i mille rivoli per la necessità di visibilità delle diverse componenti politiche, ma che di fatto ha portato ben poco alle imprese e soprattutto ad alcuni settori decisamente penalizzati con alcune scelte incomprensibili (ne sono testimonianza le recenti manifestazioni di protesta, ndr).
Rimane infatti indeterminato il rapporto tra aperture e contagi: si riaprono le scuole, ma in molte famiglie sono i più piccoli a trasmettere involontariamente il virus anche se una statistica chiara non c’è. Allo stesso modo perché sarebbe più pericoloso un negozio di mobili rispetto a una cartoleria? Eppure una è aperta e l’altro chiuso.
Forse servivano altri criteri: distanze, sanificazione, affollamenti. Se si osservano le normative, perché tenere chiuso portando alla rovina interi comparti?
Bisognerebbe considerare la stagione: il turismo non arriva a novembre e il settore è tramortito, così come altri (vedi cultura e spettacoli) cui non possono più bastare le chiacchiere di Franceschini che si ripetono da un anno in qua.
Nel turismo il caos è totale e ha fatto notizia la possibilità di andare in aeroporto con la propria auto traversando confini regionali e zone rosse per farsi una bella vacanza all’estero, che però è vietata in Italia. Eppure alberghi e ristoranti aperti (sanificati e con accesso controllato) significherebbero innescare un moltiplicatore prezioso per l’economia nazionale. Siamo invece alla seconda Pasqua deserta, mentre – più “furbi” di noi – altri paesi europei hanno riaperto le loro frontiere turistiche e così ci seppelliscono, dalle Canarie alle Baleari, alla Grecia.
Soprattutto nelle nostre zone è problematico il raffronto con la Svizzera: da noi seconda Pasqua “blindata” mentre in Canton Ticino molti turisti, alberghi aperti e quindi un contrasto stridente e a pochi chilometri di distanza.
La partita vera è quindi sui vaccini e la velocità delle vaccinazioni, con un quotidiano inno alla speranza ma dove la realtà è molto più lenta e deludente del previsto. Nel suo tour in giro per l’Italia il generale Figliuolo continua a ripetere di milioni di dosi in arrivo che però poi sfarinano nei continui ritardi e arrivano in ritardo o mai. Il generalissimo aveva promesso “per fine mese” (marzo) milioni di vaccini in più e invece niente, con le regioni Veneto e Lazio – a seguire rischiano tutte le altre – che sono costrette addirittura a rallentare perché non ci sono dosi
Al concreto siamo all’ 1% di italiani vaccinati settimanalmente (non al giorno, come si sperava!) e con questo ritmo certe promesse sembrano decisamente irraggiungibili mentre la ressa corporativa del “ho diritto prima io” è diventata assordante.
Tutto ciò perché l’Italia si è fidata (senza garanzie) di una Europa inadempiente e incapace di scrivere contratti chiari (oppure qualcuno li ha volutamente scritti così). Bisogna inchinarsi al potere delle case farmaceutiche ma d’altronde l’Italia non ha alternative di fabbricazione interna e se troviamo quasi per caso milioni di vaccini in casa (vedi stabilimento di Aprilia) non ce li teniamo neppure.
Siamo un paese debole, che ha mani e piedi legati da Bruxelles, che ritarda sullo Sputnik per motivi squisitamente politici, incapace di imporsi in qualche modo.
Fa male vedere che AstraZeneca se la cava cambiando il nome e il “bugiardino” così il rischio di trombosi viene esorcizzato, mentre il ceo di Johnson & Johnson, Alex Gorsky, quest’anno guadagnerà 29,6 milioni di dollari di stipendio, parametrati ai profitti raggiunti, mentre la gente muore la pandemia fa arricchire l’intero settore farmaceutico, con i governi a balbettare senza forza contrattuale. È morale guadagnare miliardi sulla pelle della gente dopo essersi fatti pagare le ricerche dalla comunità? Non sarebbe giusto “nazionalizzare” i vaccini limitando i profitti a livelli ragionevoli? Forse sarebbe questo il grande dibattito mondiale da affrontare senza indugi.
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