L’Ungheria del cattivissimo Orban, che non ha esitato a utilizzare anche il vaccino Sputnik dell’ancor più malvagio Putin, a due giorni fa aveva vaccinato oltre il 20 per cento della popolazione con la prima dose dei vari vaccini di cui si è rifornita, e quasi l’8 per cento con entrambe le dosi. Da noi in Italia — che a differenza dell’Ungheria siamo un Paese ufficialmente euro-entusiasta e governato da gente illuminata che più illuminata non si può — mentre scrivo risulta vaccinato con una dose l’11,5 per cento della popolazione, e con entrambe poco più del 5 per cento.
Il buono dei vaccini è che se chi li vende all’estero li sta già da tempo usando a casa sua vuol dire che non fanno male e che funzionano. Quindi il controllo dei propri organi di vigilanza sui farmaci è un pro forma. Singapore, che si è rifornita del vaccino russo e anche di quello cinese oltre che di quelli occidentali, li ha perciò saggiamente acquistati, ricevuti e immagazzinati senza attendere il responso del proprio ente di vigilanza farmaceutica. Così quando poi l’ente li ha approvati erano già disponibili in loco e pronti per l’impiego.
Nel caso che ci riguarda direttamente, ossia quello dei Paesi membri dell’Unione Europea, la delega senza condizioni e senza controllo alla Commissione per l’acquisto dei vaccini è stata un errore da non ripetere e cui adesso è anche difficile rimediare. Vittima dei pregiudizi “atlantici” dei suoi tecnocrati, la Commissione si è fatta praticamente gabbare dalle multinazionali americane e nordeuropee cui ha voluto rivolgersi in via esclusiva. Quando poi gli “atlantici” di pieno diritto, ossia Stati Uniti e la Gran Bretagna, hanno deciso di tenersi per sé tutto il vaccino necessario per vaccinare rapidamente la propria popolazione, la Commissione è rimasta con il proverbiale cerino in mano. Perciò le forniture di vaccini americani e inglesi sono e saranno relativamente scarse e discontinue. Per evitare strozzature al riguardo occorrerebbe fare come subito ha fatto Israele, come ha fatto l’Ungheria, e anche vicino a noi la piccola Repubblica di San Marino, ossia comprare sui mercati internazionali anche altri vaccini sperimentati, come lo Sputnik russo ma anche il cinese Sinovac e non solo.
Resta poi il problema dell’organizzazione della campagna vaccinale che da noi, malgrado tutti gli squilli di tromba televisivi, è stata vittima del solito centralismo sempre costoso, ma da noi anche inefficiente. Lo Stato avrebbe fatto bene a reperire tutto il vaccino necessario e a mettere a disposizione una piattaforma telematica adeguata all’impresa, lasciando poi alle Regioni di fare come volevano, salvo intervenire in aiuto di quelle che lo avessero richiesto.
Come in Gran Bretagna le vaccinazioni si dovevano e si dovrebbero fare ovunque possibile, anche ad esempio usando i cinema, i teatri e le palestre attualmente chiusi e liberamente a cura di medici e infermieri attivi e in pensione adeguatamente protetti dal rischio di inconsulte azioni penali. Altrimenti come si fa a triplicare il numero attuale delle vaccinazioni al giorno fino a raggiungere la soglia necessaria delle oltre 500 mila? Soltanto due giorni fa, a più di tre mesi dall’inizio della campagna vaccinale, si è invece arrivati a un accordo-quadro con i farmacisti, e non sono ancora entrati in campo i medici di base, che sarebbero stati i primi attori ideali dell’operazione. Ognuno di noi infatti è nell’elenco di un medico di base, il quale già sa quali sono i suoi pazienti “fragili” da indirizzare verso centri di vaccinazione specifici e ha già nel suo computer tutti i dati anagrafici e di anamnesi di ciascun suo paziente.
Frattanto Draghi sta limando un nuovo decreto e siamo in attesa che anche di lui ci dicano che è intento a sciogliere gli ultimi nodi di qualche provvedimento che non arriva. Senza dubbio per chi ha una grande responsabilità come la sua, fare dei lavori di lima o sciogliere nodi può anche essere un passatempo rilassante. Come tuttavia dimostrò il caso del suo predecessore Giuseppe Conte, quando i grandi telegiornali cominciano ad annunciare troppo spesso che il presidente del Consiglio si sta dedicando a tempo pieno a lavori di lima e allo scioglimento di nodi è un brutto segno.
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