Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Politica

INCOGNITE

GIUSEPPE ADAMOLI - 02/04/2021

instabilitaNegli ultimi trent’anni abbiamo avuto solo tre legislature marcatamente politiche e senza capi di governo tecnici: 1996-2001 con Prodi, D’Alema e Amato; 2001-2006 con Berlusconi; 2013-2018 con Letta, Renzi e Gentiloni.

In queste legislature, salvo parzialmente quella berlusconiana, è mancata la stabilità governativa ma almeno non si era usciti dal tracciato dell’esito elettorale. Nello stesso arco di tempo abbiamo avuto ben quattro presidenti del Consiglio tecnici Ciampi, Dini, Monti e Draghi, frutto della mancanza di maggioranze politiche in grado di governare o di gravissime emergenze.

Con governi così ballerini diventa così quasi impossibile stupirsi dell’incapacità di pensare ed attuare progetti di lunga durata e riforme strutturali che richiedono tempi e cure di anni e anni. Le differenze con Germania e Francia, ad esempio, sono lì da vedere e le vedono anche i cittadini che non sono per nulla esterofili.

L’instabilità politica è un fatto derivante dalla cultura profonda del Paese. È la conseguenza della crisi politica che stiamo vivendo da troppo tempo. È infine anche il frutto delle regole elettorali cioè di come i voti diventano seggi parlamentari. Se si premiano i singoli partiti, anche piccoli, il quadro instabile ben difficilmente cambierà.

Su quest’ultimo punto delle regole elettorali si svilupperà presto un confronto teso ed aspro. Il Pd di Enrico Letta ha imboccato la strada del maggioritario e la destra di Salvini e Meloni sarebbe pronta ad accettarla. Ma il cammino di Letta è lungo e insidioso.

Lungo e insidioso perché la linea delle alleanze preventive di governo è ormai chiara ma irta di difficoltà: prima un consolidamento del centrosinistra e poi l’intesa con il M5S, il tutto con la leadership del Pd. Chi non è d’accordo dovrebbe spiegare quale altra prospettiva ci sarebbe per contendere credibilmente alla destra il governo dell’Italia.

Ma sussistono due incognite. La prima è la residua volontà dei cinquestelle di affermarsi come un terzo polo che non si allea preventivamente con nessuno. Non è questa ormai un’illusione? La guida di Conte dovrebbe e potrebbe portare a compimento l’evoluzione del movimento verso un approdo di governo condiviso e dichiarato fin da prima del voto.

La seconda incognita è la resistenza – magari non esplicitata – dei partiti che si sentono più “centristi”. Se è vero, come dicono, che non andranno mai con la destra perché vogliono tenersi le mani libere col rischio di trovarsi, nella migliore delle ipotesi, con solo un “diritto di tribuna?

Se l’orizzonte delle alleanze nel campo alternativo alla destra si consoliderà, allora anche il maggioritario nelle diverse possibili varianti diventerà più fattibile. Ad esempio, un maggioritario a doppio turno. Nel primo si sceglie il partito e nel secondo la coalizione. Ma non è il caso di entrare nelle ipotesi tecniche, per il momento.

La storia non solo italiana dimostra che senza i vincoli internazionali (come nella prima Repubblica), o senza le regole elettorali e di sistema più stringenti, la stabilità è una chimera. È tempo di dare un senso più compiuto al voto e chiamare gli elettori a scegliere non solo un partito ma il governo che possa durare cinque anni.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login