La strada imboccata è quella giusta: il futuro teatro di Varese sarà il glorioso Politeama di Piazza XX Settembre, chiuso nel 2008 dopo essere stato ereditato dalla Fondazione Molina per volontà di Armando Caravatti che ventidue anni prima aveva destinato quasi tutte le sue ingenti fortune (30 miliardi di vecchie lire) alla storica casa di riposo di Viale Borri.
Dopo quasi due anni di riflessioni, confronti, valutazioni tecniche, giuridiche ed economiche, con il concorso di un prestigioso architetto come Michele De Lucchi, gli enti interessati (Comune e Provincia di Varese, Regione Lombardia e Università dell’Insubria) hanno optato per la ristrutturazione radicale del Politeama. Dovrebbe colmare un vuoto che dura dal 18 settembre 1953 quando venne spazzato via dalle ruspe l’ormai dismesso Teatro Sociale per far posto a massicci e redditizi palazzi. Da allora la classe dirigente varesina ha inseguito chimere teatrali di vario segno: dalla sala polifunzionale, costosissima, alle spalle dell’ex sede della Banca d’Italia in via San Francesco a quella ipotizzata accanto al Centro commerciale Le Corti la cui costruzione resta una delle operazioni più opache della storia immobiliare della città intrecciata com’è con la tangentopoli varesina fine anni ’80. Per finire con l’ipotesi di rifacimento del cine teatro Impero poi trasformato in multisala dopo aver subito non indifferenti vulnus monumentali.
Da ultimo l’approdo in piazza Repubblica con la costruzione dell’Apollonio sul sedime dell’ex Mercato Coperto inopinatamente tolto di mezzo nonostante il suo non trascurabile decoro liberty. Un prefabbricato infelice nelle forme architettoniche, che ha però svolto un lodevole ruolo di supplenza in attesa di essere sostituito. L’ora della concretezza sembra finalmente scoccata. Si sta infatti puntando sulla strada, peraltro non priva di insidie, di una nuova nascita del Politeama dopo il rifacimento del 1946 e quello conseguente al grande incendio che lo distrusse nel corso di una fredda notte del marzo 1966. Venne riaperto il 13 novembre del 1969 nella veste attuale.
In verità tutt’altro che apprezzabile dal profilo architettonico con la sua ingombrante e triste facciata marmorea. Comunque sia un locale che, con il suo passato anche di lirica e di operette, fa parte a tutto tondo della memoria culturale della città giardino che già nei primi decenni del novecento poteva contare su cinematografi di prestigio molto frequentati: il già ricordato Impero, il Lyceum con i suoi spettacolari interni, il Centrale e il Vittoria ai quali si aggiunsero nel dopoguerra Il Vela, l’Arca, il Nuovo. Tranne quest’ultimo, salvato e rilanciato da Filmstudio, gli altri sono stati spazzati via dalla televisione e soprattutto dai nuovi media nelle loro infinite declinazioni tecnologiche. Puntare sul recupero funzionale del vecchio Politeama, tra l’altro meno costoso di un intervento ex novo, a quasi 130 anni dalla nascita, oltre a dotare finalmente la città di un teatro e di una sala concerti – due distinte funzioni riunificabili grazie alla tecnologia – significa anche aggiungere un tassello importantissimo alla riqualificazione in corso dell’area delle stazioni avviata dalla giunta Galimberti.
All’interno di un contesto con alcune criticità di ordine pubblico e di degrado nelle vie Milano, Como, Morosini e nella stessa piazza XX Settembre, il ritrovato Politeama avrà, dal profilo urbanistico, una valenza risanatrice di cui beneficerà anche piazza Repubblica che, tra l’altro, vedrà l’enorme sottostante parcheggio utilizzato finalmente la sera più di quanto non lo sia mai stato fino a ora. La riconversione del Politeama – e ci auguriamo in un futuro non lontano anche quello del cinema Vittoria, distanti tra loro non più di 200 metri – è coerente con quanto auspicato dal programma della maggioranza (PD – Varese 2.0) uscita vincitrice dalle urne il 16 giugno 2016.
In particolare il Movimento civico, già dal settembre dell’anno prima, aveva sviluppato in “Semi di città” una circostanziata riflessione urbanistica sull’argomento. Nella transizione al nuovo Politeama, certo né facile né breve, c’è da registrare anche l’impegno della Fondazione Molina, annunciato dal suo presidente Guido Bonoldi, a utilizzare da subito il foyer del cinema per iniziative culturali, sociali e di promozione del territorio in collaborazione con gruppi e associazioni già presenti in città come il Gulliver, la Fondazione Paolo VI, Villa Cagnola, Villa Panza, Lettera alla città. Se saranno rose….
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