Da oltre un anno, la Via Crucis si chiama pandemia. Una stazione dopo l’altra, sofferenze in crescendo. Sporadici sollievi dall’afflizione, ripetuti inciampi nel dramma, nell’angoscia, nel dolore. Tragicamente, anche nella morte. Ci si è difesi com’era possibile, come si è stati capaci. Un po’ meglio, un po’ peggio, qui e là. Si doveva fare di più? Certo. Bastava avere sale in zucca e predisporsi a un evento planetario non così imprevedibile. Ma sulla saggezza ha prevalso l’incoscienza d’un vivere irrazionale, superficiale, sciagurato. Consumista, edonista, momentista. Per non dire del caos operativo quando il virus ha fatto boom. Roba nota. E dunque basta con la tiritera.
Qualcosa invece sul tic reattivo dalle nostre parti. Per mesi ci han raccontato: impossibile destreggiarsi diversamente, a fronte d’un simile tsunami sanitario. Ora si cambia giudizio. Alla domanda: ci sono stati sbagli? Sì, è la risposta della nuova titolare del Welfare e vicepresidente della Regione, Letizia Moratti. Stiamo rimediando, postilla. Meno male. Anzi, bene. L’annuncio viene durante la visita all’hub vaccinale di Malpensa Fiere della coppia Figliuolo-Curcio, commissario straordinario all’emergenza Covid e capo della Protezione civile. Mentre il presidente Fontana, in ambasce causa la nota querelle giudiziaria, denunzia una ‘ignobile speculazione politica’, l’assessora volge al pratico, interpretando finalmente il ruolo assegnatole: portare managerialità laddove non s’è vista. Come la stupefacente vicenda di Aria, Agenzia regionale innovazione e acquisti, dimostra (chiedere alle migliaia di anziani costretti a triboli infiniti per farsi punturare. Alcuni senza esservi ancora riusciti).
Figliuolo ha apprezzato il segnale pragmatico. Confermando che i problemi padani sono veri e di struttura, il generale è andato oltre, promuovendo l’intesa collaborativa: si deve migliorare insieme. Ha riconosciuto che il lavoro cui s’appresta la regione trainante del Paese è coerente con il piano nazionale. Insomma, la strada sembra giusta, dopo le precedenti deviazioni di percorso. Non solo: proprio il successo della campagna vaccinale lombarda, basata (era ora) sulla piattaforma di Poste italiane, darà un contributo decisivo a quello dell’intero Paese, visto che in loco riguarderà 6,6 milioni di cittadini. Tempi e modi: si completerà da subito lo ‘zic’ agli ottantenni, poi toccherà alla fascia 79-75 e avanti così, in discesa anagrafica. Categorie dei fragili a parte. La Moratti indica l’obiettivo quotidiano: centoquarantamila vaccinazioni grazie al sistema misto, ospedale-aziende-medici-farmacie eccetera.
La sostanza positiva dell’entente cordiale Stato-Regione, arrivata dopo scaricabarile e incomprensioni durati a lungo (e con responsabilità varie: leggete qui accanto Gianfranco Fabi) consiste in una svolta depoliticizzata. E dunque serve a zero che tizio s’attribuisca maggior merito di caio. Mentre a Milano non ci si dava i voti, abbassando lo steccato fra centro e periferia, a Roma Salvini lo rialzava. Parlando di ‘commissariamento di fatto’ del ministro della Salute Speranza e del Comitato tecnico scientifico. La stessa cosa che si sarebbe potuta dire del presidente della Lombardia e di qualche suo collaboratore. Ma che nessun anti-Salvini ha detto, a margine dell’incontro di Malpensa. Per carità di patria.
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