Quando Roberto Formigoni avrà concluso il suo chilometrico mandato di presidente della Regione Lombardia, finirà l’egemonia politica di Comunione e Liberazione. Si tratta di un’ipotesi che ha solidi riscontri. Se per situazioni o eventi particolari la titolarità della guida della macchina lombarda dovesse restare nelle mani dell’attuale PDL è scontato che il trono di re Roberto toccherà a un rappresentante di altra area del partito.
Se gli elettori dovessero confermare la fiducia all’attuale schieramento di centrodestra, è altrettanto scontato che la Giunta regionale sarà guidata da un leghista fedele al segretario politico del rifondato Carroccio.
Non solo quindi per avvicendamento CL uscirà di scena, ma anche perché difficilmente potrà schierare un competitore di profilo, sia all’interno del partito, sia in rapporto agli altri alleati.
I ciellini sono scesi in politica a metà degli Anni 70, una giovane storia dalle molte luci e con qualche ombra, ma si può dire tranquillamente che il loro servizio primario è di ambito religioso e sociale, tra l’altro riconosciuto e apprezzato da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Proprio in questo ambito il movimento oggi può contare su alcune figure di elevato profilo, in grado di continuare con fermezza il cammino iniziato dal fondatore, don Giussani.
In politica c’è solo il deputato lombardo Lupi che è un riferimento per capacità e moralità, ma non si va oltre nella ricerca di un leader, a conferma della precedenza che si dà ad altri valori: insomma la frequentazione della grande politica non è considerata scopo primario. Ecco perché si può parlare di fine dell’egemonia lombarda di CL al termine del mandato di Formigoni.
Aldilà delle polemiche legate a fatti contingenti e al controllo e alle battaglie di una occhiuta opposizione, cifre e risultati alla mano si deve prendere atto che la Lombardia per efficienza è ai vertici nazionali, dove è arrivata con Formigoni presidente e il nulla osta di una magistratura non amica.
A stimolare una diversa attenzione del popolo lombardo in questi ultimi anni è stato invece un Formigoni dalle vacanze chic, stravagante anche nella scelta degli abiti e vanitoso presenzialista sempre sorridente.
Se ricordiamo il Formigoni degli inizi carriera possiamo parlare di rivoluzione, comunque legittima anche se non gradita da tutti i fan del presidente. Ma le stravaganze o le stravacanze al massimo sono peccati veniali in termini di immagine e così il clan ciellino ha criticato la recente lettera a un giornale della moglie di un amico di Formigoni, finito in carcere per presunti reati legati alla gestione di un ente ospedaliero.
Una lamentazione in effetti vacua: sarebbe stata giustificabile se avesse avuto anche un solo fondato risvolto accusatorio e così alla fine si è rivelata addirittura un “assist” per il presidente.
Io preferisco il Formigoni di un tempo, ma solo all’idea che i conti dei lombardi tornino e che dopo l’Expo 2015 re Roberto terminerà un mandato troppo lungo, lo sopporterò anche se si presenterà a qualche dibattito televisivo con abiti clamorosi e il passo danzante di un boy della mitica Wanda Osiris.
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