Non si possono cancellare con un colpo di spugna vent’anni di omissioni, menzogne e omertà. È il duro commento di Gildo Claps all’annuncio che la chiesa della Santissima Trinità a Potenza riaprirà al culto nel 2022 al termine dei restauri iniziati nei giorni scorsi. Vi si potrà di nuovo dire messa, battezzare i bambini e celebrare i matrimoni. In quella chiesa, nel sottotetto, sotto un mucchio di tegole, il 17 marzo 2010 fu ritrovato il corpo mummificato di Elisa Claps, la studentessa al primo anno del liceo classico scomparsa il 12 settembre 1993. Gildo è amareggiato: “Tornare a celebrare le funzioni religiose in quella chiesa offenderebbe la memoria di mia sorella”.
Omissioni, reticenze e molte cose ancora da chiarire. Il riferimento di Gildo è al defunto sacerdote don Mimì Sabia, il parroco della Santissima Trinità che per diciassette anni non si accorse di avere un cadavere in soffitta prima che gli operai venuti a controllare una perdita d’acqua facessero la macabra scoperta. Un ritardo assurdo che ha impedito di raccogliere eventuali indizi in prossimità del delitto. Possibile che in diciassette anni nessuno, neppure il personale delle pulizie, si sia accorto del corpo della povera Elisa crivellato da tredici coltellate nascosto alla bell’e meglio nel sottotetto? E che l’autorità ecclesiastica potentina si chiami fuori da tutto?
Il fratello Gildo è ancora più esplicito: “Prima che la chiesa venga riaperta al culto, semmai ciò dovesse avvenire – ha detto in una video-intervista pubblicata online dalla Gazzetta del Mezzogiorno – la curia di Potenza dovrebbe fare mea culpa e sollevare il velo sull’omertà che copre questa vicenda ormai da troppo tempo”. Una cosa almeno è certa, il presunto colpevole è stato assicurato alla giustizia. Per l’omicidio è in carcere in Inghilterra Danilo Restivo con una condanna definitiva a trent’anni con tre gradi di giudizio. Incastrato dalla sua stessa ammissione, fatta a Chi l’ha visto? di avere avuto appuntamento con Elisa alla Santissima Trinità il giorno della scomparsa.
Qualche ora dopo il giovane, figlio del direttore della Biblioteca di Potenza, si presentò in ospedale con un taglio sul dorso della mano e i vestiti sporchi di sangue, dicendo di essere caduto. I genitori e il fratello di Elisa aggravarono i sospetti rivelando al magistrato che la ragazza lo considerava un corteggiatore assillante e molesto. Un quadro indiziario decisamente inquietante, ma non sufficiente per ammanettare Restivo che poté tranquillamente partire per l’Inghilterra e stabilirsi a Bournemouth. Dove il 12 novembre 2002 tornò a colpire uccidendo, secondo l’accusa, la sarta Heather Barnett, 48 anni, vicina di casa. Un omicidio per il quale ha subito la condanna all’ergastolo.
Il delitto Claps è stato accostato ad un altro ingarbugliato caso che riguarda questa volta la curia romana, il rapimento di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina della Città del Vaticano scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983. Due vicende misteriose, simili per l’ampiezza dei risvolti e anche in questo caso c’è un irriducibile fratello, Pietro Orlandi, a tenere viva l’attenzione dei media. Se nella prima indagine, coperta dal segreto di Stato, ricorrono trame che coinvolgono i servizi segreti e la magistratura, la seconda è degna della fantasia di Dan Brown, con piste e collegamenti che vanno da Alì Agca che attentò alla vita di papa Woytjla alla banda della Magliana.
Risale al 2019 la ricerca del corpo di Emanuela in una tomba del Cimitero Teutonico all’interno delle mura pontificie, un’antichissima fondazione che dà diritto di sepoltura ai membri di case religiose e di collegi germanici della capitale. Il loculo, rivelatosi poi vuoto, avrebbe dovuto conservare le spoglie della principessa Sofia e del principe Gustavo Von Hohenlohe, che Pio IX nominò arcivescovo nel 1857, insieme alla salma della povera Emanuela Orlandi. Un falso allarme. Ancora prima si erano cercati i resti della ragazza nella basilica di S. Apollinare, dov’era stato incredibilmente tumulato il boss della Magliana Enrico De Pedis.
Il legame tra i due casi? Un’intercettazione mandata parzialmente in onda dal programma di Federica Sciarelli e pubblicata da diversi quotidiani. Si tratta della telefonata intercorsa tra don Pietro Vergari, ex rettore della basilica di S. Apollinare a Roma dove fu sepolto il boss della Magliana e il vescovo emerito di Potenza Ennio Appignanesi, ora defunto. Il prelato capitolino chiedeva consiglio su come affrontare un possibile interrogatorio all’ex vescovo metropolita lucano che era stato sentito dalla Procura per il caso Claps. Appignanesi era in carica all’epoca della scomparsa della ragazza e la conversazione telefonica, secondo gli inquirenti, tentò di pianificare una strategia processuale.
Come si diceva, l’assassinio di Elisa Claps torna ora d’attualità con i lavori interni di consolidamento strutturale alla Santissima Trinità annunciati dal vescovo di Potenza Salvatore Ligorio. I restauri costeranno 2,4 milioni di euro finanziati in parte dalla Regione e in parte dalla Conferenza episcopale italiana. La riapertura al culto prevista per la primavera del 2022 è frutto del parere concorde dei vescovi lucani che hanno dato la precedenza a questo investimento. Anni fa l’associazione antiviolenza Telefono Donna aveva invece raccolto un migliaio di firme per chiedere la sconsacrazione della chiesa, monumento di valore storico e artistico.
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