Pare che i chierici del capitale, come li chiamava don Gallo, si siano messi d’accordo e il futuro dell’automotive sarà elettrico. Una decisione di parte che serve per accumulare profitti a lungo termine. Non sono un esperto, quindi le mie considerazioni possono essere tranquillamente definite “da bar” o se preferite da “Piazza del mercato”. Un interrogativo mi pervade, dove troveremo tutta l’energia che servirà per muovere la nuova generazione di veicoli e dove finiranno le batterie necessarie al movimento dei diversi veicoli? Anche se la risposta pare scontata, l’energia la recupereremo dalle fonti rinnovabili, come quella solare e quella eolica, le altre perplessità riguardano: l’approvvigionamento delle risorse indispensabili per la realizzazione dell’impiantistica e la produzione delle batterie sino al loro smaltimento.
L’accordo per il nuovo tipo di costruzione dei diversi veicoli a movimento elettrico sembra in linea con quello realizzato dai produttori di lampadine dopo l’invenzione di Edison. Lo scienziato nel 1880, ottenuto il brevetto attraverso la “Edison Electric Light Company”, cominciò a produrre e commercializzare lampadine in grado di durare solo fino a 1859 ore, costituite da un bulbo di vetro vuoto al cui interno era contenuto un sottile filo di cotone carbonizzato e attraversato da corrente elettrica. L’evoluzione tecnologica permise poi la realizzazione e produzione di lampadine a lunga durata (vedi quella accesa dal 1901 nella caserma dei Vigili del Fuoco di Livermore e ancora in funzione). Questo aspetto, prima mise in crisi e poi indusse le maggiori case costruttrici: General Electric Company, Tungsram, Compagnie de Lampes, Osram, Philips, a fondare il cartello Phoebus per definire il tempo di vita delle lampadine. Queste ultime, dopo un certo periodo di ore di utilizzo, sarebbero state in ogni modo sostituite; aspetto che venne denominato: obsolescenza programmata.
Ho pensato di utilizzare questa esemplificazione perché le discussioni dell’attuale periodo si intrecciano, pandemia e approvvigionamento dei vaccini a parte, con l’obsolescenza programmata e cioè: cosa e come ci prospettano le motivazioni per l’individuazione e la realizzazione delle spese utili e indispensabili per i prossimi trent’anni?
Il Next Generation Plan, come dovrà essere sviluppato per ottenere e spendere i noti 209 miliardi di Euro e consentire la ricostruzione del Paese? Se una delle scelte dovesse cadere sull’elettrificazione del trasporto, lo si faccia comprensivo di riduzione dell’inquinamento, utilizzo delle fonti di energia pulita, stoccaggio ed eliminazione delle batterie e degli altri pezzi che risulteranno obsoleti nel tempo. Non possiamo trascurare il fatto che una buona parte di questi fondi dovranno essere restituiti, seppure a tassi agevolati, dalle prossime generazioni (figli, nipoti). Inoltre va aggiunto il costo di quelli definiti a “fondo perduto”, perché anche se inferiore ai tassi concordati o definiti dal mercato, rientrerà nelle voci di bilancio dello Stato dei prossimi anni.
Quindi per non cadere nella trappola dell’obsolescenza programmata, andranno considerati tutti i controlli per verificare la correttezza e concretezza delle spese, la loro utilità e durata. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta lo strumento per cogliere la grande occasione offerta dal Next Generation EU al fine di rendere l’Italia un Paese: più equo, verde e inclusivo, con un’economia più competitiva, dinamica e innovativa, per superare la crisi economica e sociale della pandemia e costruire uno Stato nuovo, intervenendo sui suoi nodi strutturali e dotandolo degli strumenti necessari per affrontare le sfide ambientali, tecnologiche e sociali del nostro futuro. Per coloro che volessero curiosare in un piano già redatto e attivato fin dalla fine del 2020, completo e dettagliato, vadano a leggere quello francese: Liasse-Fiches-Plan de Relance; troveranno tutti i dettagli sul: cosa, come, quanto e quando! Orbene nel Piano Francese si parla anche dell’idrogeno, come fonte energetica alternativa del futuro. Su questo argomento penso sia d’obbligo anticipare alcuni aspetti:
– L’estrazione delle risorse che utilizzeremo non dovranno più provenire da materiali fossili; – gli allevamenti intensivi dovranno essere controllati e rispettosi delle norme di Legge in vigore, dallo smaltimento dei rifiuti organici all’utilizzo degli antibiotici;
– l’Italia è tra i Paesi di punta negli studi sull’utilizzo dell’idrogeno;
– le esperienze di costruzione degli impianti per la produzione dell’energia sono di tutto rispetto, la distribuzione potrebbe essere condivisa, attraverso la rete italiana ed europea del gas della Snam.
Per approfondire l’argomento ci diamo un appuntamento alla prossima puntata.
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