Dagli organi di informazione, con mio stupore, sono stato informato che nel centro della città di Varese, nella zona dove sono presenti la maggior parte degli edifici scolastici, c’è un intero condominio che è abbandonato dalla proprietà e disabitato. Questo così è diventato ricettacolo di balordi che, non solo infastidiscono i residenti, ma sono causa di continui furti negli immobili vicini.
Sono convinto che il Comune di Varese non possa tollerare una simile situazione, ma che debba intervenire per risolverla, con urgenza, all’insegna del decoro e della sicurezza, cercando in tutti i modi di evitare furberie da parte di una proprietà che probabilmente ha solo in animo di ottenere concessioni da parte dell’ente pubblico.
Ho chiesto al Comune di Varese di poter avere copia delle lettere inviate e ricevute, fino ad ora, dalla proprietà. Ho chiesto anche copia del Regolamento Edilizio che non è reperibile nel sito internet del Comune.
Cercandolo, mi sono imbattuto in quello del Comune di Milano che, come specificato su Internet all’articolo 12, prevede in soldoni che tutti gli edifici abbandonati, non utilizzati, da oltre 5 anni e per almeno il 90% della struttura, possano essere, dopo un preciso iter amministrativo, convertiti ad una funzione pubblica. Quindi, chi ha abbandonato un immobile, generando in questo modo degrado e abbandono, togliendo dalla disponibilità cittadina uno spazio edificato, riceverà una diffida che impone di sistemarlo. Se la proprietà non lo fa in 90 giorni, il Comune può ristrutturarlo anticipando i costi e imputandoli alla proprietà.
E se l’intervento fosse per il Comune eccessivamente oneroso o non immediatamente attivabile, attribuisce a tali beni una destinazione pubblica. Milano da troppi anni assiste al degrado crescente di sempre più stabili abbandonati, spesso perché oggetto di speculazioni o addirittura di truffe.
Varese non è immune da queste pratiche di malaffare.
Confido che la Giunta comunale intervenga in risoluzione del problema evidenziato. Non è possibile non approfondire questi temi quando, come in questo caso, oltre ai cittadini anziani, sono coinvolti anche giovani che frequentano tutte le scuole presenti in Via 25 aprile.
Non so se il Comune di Varese sia attrezzato per poter espropriare l’immobile. Conosco, comunque, la fame di abitazioni da parte degli studenti universitari a Varese come di quella delle associazioni che vorrebbero spazi per poter compiere le proprie attività.
Ritengo che la regola siffatta sia uno strumento di “socialismo applicato”, di “esproprio proletario legalizzato”. Ho, comunque, anche cercato di coinvolgere, perché possano far sentire la loro voce, sia Confedilizia Varese che Uppi Varese. Del resto, l’articolo 42 della Costituzione, che garantisce la proprietà privata, imputa all’articolo 12 milanese, citato, la messa in discussione della libertà di possedere beni.
L’articolo 42, infatti, recita: “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.
Occorre secondo me che, se non è già stato fatto, gli Amministratori comunali non perdano l’occasione di riaffermare che Varese è “bene pubblico”. È necessario che il Comune capoluogo affermi una volta in più che in città, la pratica della speculazione immobiliare di lasciare deperire gli spazi, e di intervenire solo quando ha ottenuto ciò che vuole, sia una forma di ricatto non più tollerabile.
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