(O) Credo di potervi dare uno spunto di discussione abbastanza simpatico. Domenica scorsa, la prima di quaresima, a un migliaio di persone presenti in piazza san Pietro per la recita della preghiera mariana, Papa Francesco ha rivolto l’invito a “digiunare” dallo sparlare, dalle chiacchiere. “Vi consiglio – le sue parole - un digiuno, un digiuno che non vi darà fame: digiunare dai pettegolezzi e dalle maldicenze. È un modo speciale. In questa Quaresima non sparlerò degli altri, non farò chiacchiere… E questo possiamo farlo tutti, tutti. È un bel digiuno, questo”.
(S) Bellissimo, ma quasi impossibile, almeno per la gente normale. Lo dico per esperienza personale. Sarà perché non sopporto di essere criticato a vanvera (e forse per questo motivo mi sento spesso oggetto di critiche ingiuste, che mi sento in dovere di ricambiare); sarà perché ritengo che sia un diritto, quasi un dovere criticare chi se lo merita, cioè ’quasi’ tutti, che ritengo difficilissimo evitare di confondere critica e maldicenza. Preferisco tenermi il diritto di critica, a rischio della maldicenza, piuttosto che ridurmi al silenzio. Anche in quaresima.
(C) Anche se sono molto d’accordo col Papa, capisco abbastanza quello che dici, Sebastiano, ma quasi solo se lo applichi alla politica. Qui, tutti o quasi lo praticano e, apparentemente, diventa un obbligo quello che nel mondo ‘reale’ è sempre sconveniente, quando non diventa un reato.
(O) Non accetto in nessun modo, nemmeno al livello dell’apparenza e nel mondo della politica, che si possa incattivire la critica fino a dir male degli avversari solo per danneggiarli e non per affermare, con verità, la possibilità di un bene maggiore. Per questo non accetto nemmeno il tipo di critica che ha determinato il successo dell’antipolitica. Voglio approfittare di un testo del cardinale Nicora che i suoi amici mi hanno fatto conoscere pochi giorni fa. È un commento alla lettera a Tito di S. Paolo. Troppo importante e denso perché lo possa anche solo riassumere, devo accontentarmi di citare solo un passo, che ha molto a che fare con ciò di cui stiamo discutendo. “Sono quattro queste virtù sociali di cui Paolo parla; e presentano, a volerle prendere sul serio, un’attualità sconcertante. La prima consiste nel «non parlar male di nessuno» (3,2). Il testo greco dice: medena blasphemein, non bestemmiare nessuno. Questa è una prima garanzia perché la vita sociale si svolga secondo un minimo di dignità e di rispetto reciproco, che poi apre gli spazi alla partecipazione solidale. Se proviamo a pensare a come si svolge invece la vita politica in Italia sotto questo profilo, avvertiamo un grave distacco. Si può stroncare un avversario con una comunicazione giudiziaria opportunamente collocata; comunque, il sistema della diffamazione spicciola è largamente in uso. Medena blasphemein: non bestemmiare nessuno, non togliere a nessuno il proprio onore, riconoscere in ciascuno una dignità inalienabile, esercitare il diritto alla critica, che è certamente un diritto che appartiene alla responsabilità del cittadino, non per distruggere le persone, ma per far andare avanti i valori”.
Più avanti introduce il pensiero conclusivo: “Si radica qui anche la dimensione profondamente teologica del servizio dei cristiani nella vita politica. È uno dei modi – non l’unico, ma un modo certamente importante – di partecipare alla stessa bontà strabocchevole di Dio e al suo amore concreto per l’uomo. Il cristiano, che l’ha sperimentato in prima persona quale dono di grazia rinnovatrice, sente di essere mandato a farsi strumento concreto di questo amore di Dio per gli altri uomini, mettendo la propria genialità e il proprio impegno a servizio della società per costruirla secondo misure oggettivamente più umanizzanti perché più giuste e solidali.
In questo senso potremmo parlare di una “carità politica”. È la stessa carità di Dio, questa bontà strabocchevole, questo amore appassionato per gli uomini, che attraverso il cristiano si fa forma concreta di rinnovamento della società, perché anche nel modo di ordinare le cose appaia il segno della novità di Dio e gli uomini siano soccorsi nel loro impegno verso il bene anche da condizioni oggettive di vita che aiutino a respingere le pulsioni negative e a dar spazio invece a tutto ciò che nell’uomo c’è di migliore, di costruttivo e solidale”.
(C) Ho letto anch’io quel testo e lo condivido, solo difendo il diritto alla critica, politica, sociale e soprattutto culturale. Lo stesso cardinale Nicora precisa che ci si sottomette alla Legge e non al Potere come tale. Oggi ci viene proposta da chi ha il potere reale una forma di sottomissione apparentemente ‘dolce’, forse anche più dolce del pettegolezzo di cui parla Francesco, intendo dire la superficialità, la banalità, l’inutilità della ‘notizia’, l’espressione di un’opinione che è solo pregiudizio. Ne sono pieni i social media, senza voler dire quale più e quale meno, ma anche proprio certi siti che si dichiarano di servizio e d’informazione. Cerco degli esempi in atto proprio in questo istante: andrò immediatamente su uno di questi siti (non dico quale perché non voglio biasimare nessuno, ma è il digitale di uno dei principali quotidiani italiani). Ecco il risultato; il primo titolo: “Ci si può fidare dei vaccini cinesi? 45 governi li hanno già ordinati”. Normale, direi, ma subito dopo ti compaiono decine di pubblicità, mascherate da curiosità e segnalate come tali da una piccola scritta; “sponsor” e poi, insieme a poche altre notizie, più curiose che interessanti, ecco altre “non notizie” in quantità del tipo: ”Non mettetevi a piangere se vedete come sono adesso 20 famose attrici”. È facilissimo cedere alla curiosità, si è come pescati all’amo. Per non parlare di Twitter e soprattutto dei commenti, che vorrebbero essere spiritosi, ma sono spesso solamente offensivi, che seguono il giudizio postato da un uomo pubblico, da un influencer o presunto tale. Propongo di interpretare il ‘digiuno’ proposto da Francesco, anche come astenersi dalla lettura di simili sciocchezze. Quindi, non solo non produrre pettegolezzi e maldicenze, ma astenersi dal consumarle, non farsi catturare dalla curiosità più banale.
(S) Eh, mica è facile, giura che non sei stato pescato mai!
(C) Anzi, spesso. Mi giustifico con la ricerca di paradossi dentro le notizie strane. Ma proprio perché riconosco questa mia fragilità che propongo di aderire a questo digiuno, perché costa sacrificio e ciò ci aiuta a ricordare la ragione per cui lo facciamo: riconoscere che la bellezza e la bontà non provengono dalla nostra intelligenza e nemmeno da uno sforzo morale, ma da ciò che sta all’origine, come dice il cardinal Nicora “Non nell’illusione che dalla politica ci possa venire salvezza, perché è solo nell’incontro misterioso della coscienza di ogni uomo con la grazia di Dio che si compie il destino di salvezza, ma nella consapevolezza che il disegno di Dio domanda che le condizioni concrete di vita, in cui questo mistero di libertà dell’uomo deve crescere, siano oggettivamente rispondenti alla sua dignità e più capaci di soccorso alla sua fragilità per aiutarlo a camminare con impegno sulle vie del bene personale e sociale.
(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante
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