La dichiarazione della squadra del Presidente del Consiglio Mario Draghi di un impegno verso una comunicazione essenziale, sobria e con una riduzione della presenza sulle piattaforme social, inevitabilmente richiama chi ricopre un ruolo istituzionale a una maggiore responsabilità nell’utilizzo degli strumenti digitali, che adempiono alla doppia funzione di canale informativo e strumento per promuovere la partecipazione.
Sempre più spesso ci troviamo a dover fare i conti con l’invasione di notizie false, fuorvianti e funzionali a polarizzare l’attenzione, o con il proliferare di commenti che rendono la piazza virtuale il luogo di sfogo di odio e rabbia, in cui va in scena un linguaggio tossico che non ha nulla a che fare con il dibattito.
Fa riflettere in tal senso la scelta di Nunzia Vallini, direttrice del Giornale di Brescia, che nel novembre scorso, annunciava l’addio del suo giornale al mondo di Facebook. Una direzione ostinata e contraria, per dirla alla De André, se si pensa che buona parte del traffico delle testate giornalistiche arriva proprio dai social network. Una scelta motivata dal crescente utilizzo di queste piattaforme come arena di risse verbali e insulti, in un tutti contro tutti di difficile gestione. Addirittura spesso non sono neanche commenti di utenti reali, ma si tratta di profili fantasma, creati ad hoc per veicolare il consenso e innescare reazioni.
Dati che mi portano a riflettere su quanto sia forte la responsabilità di chi, come me, riveste un ruolo istituzionale e l’esigenza di puntare ancora di più su un utilizzo degli strumenti a disposizione per una comunicazione concreta, essenziale, finalizzata a dare informazioni di pubblica utilità e al tempo stesso aperta al confronto e al dibattito, pur sempre con toni corretti e nel rispetto reciproco.
Un approccio comunicativo che ho cercato di assumere sin dall’inizio, misurando le parole alla reale necessità di fare informazione e con un tono improntato prima di tutto al rispetto. Sono convinto che la strada tracciata da Draghi potrà portare un clima positivo per la comunicazione politica, meno teso alla conquista di facile consenso e al contrario indirizzato a fornire notizie essenziali, dati utili e nei tempi giusti.
Sono sicuro che da questo modo di comunicare ne trarrà grande giovamento la democrazia e la politica. Spero che in molti possano seguire questo stile: io lo apprezzo molto perché più vicino al mio modo di essere.
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