Parafrasando il titolo del celebre musicarello “Urlatori alla sbarra” del ’60, anche Sanremo ’21 è messo sul banco degli imputati: quello di Forum però, il celebre e immortale teatrino della giustizia che da oltre trent’anni accompagna il pubblico di Canale 5 a mezzogiorno. A condurre l’uno (il Festival) e l’altro (Forum), c’è infatti Barbara Palombelli, unica telegiornalista capace di strappare alla D’Urso la palma di volto più presente in onda della tv italiana. Una scelta che sta suscitando perplessità e polemiche.
Amadeus, plenipotenziario della kermesse (ma in condominio col suo agente Lucio Presta, che pare curi il management anche della citata BP) ha deciso a sorpresa d’arruolare la Palombelli per condurre la quarta serata in riviera. Oltre alla giornalista 67enne, gli altri volti femminili cooptati all’Ariston sono quest’anno quelli della top model Vittoria Ceretti, di Ornella Vanoni, della cantante Elodie e dell’attrice Matilda de Angelis.
Sul fronte sindacale Rai, soprattutto, la cosa non è stata presa bene: schiere di equivalenti professioniste che spendono quotidianamente i loro talenti sugli schermi della tv di Stato stanno facendo trasparire la propria malagrazia per essere state scavalcate da una professionista simbolo di un’azienda concorrente, per di più attiva su programmi come “Stasera Italia” (Rete4, access prime time) che negli ultimi anni ha sostenuto la parte politica che potremmo definire – rubando la definizione a Diego Fusaro, celebre opinionista di quella stessa trasmissione- del “turbo-populismo sovranista”.
Amadeus – “felice” della presenza di Barbara Palombelli – è libero di fare le sue scelte, ne risponderà nel bene e nel male quando arriveranno i dati d’ascolto, dopo ciascuna serata. E dato il bisogno di evasione dal clima cupo che c’è nel paese, probabilmente il successo gli arriderà. Ma ciò non toglie che molto di quanto ha fatto si profili come un azzardo, non si sa bene quanto riscontrato da pareri competenti e quanto frutto di un proprio solitario viaggio creativo. Se la figura di Fiorello al suo fianco dà ampie garanzie (molto divertente già il promo del Festival, in cui si invita a boicottarne l’ascolto), la composizione del cast di cantanti e alcune sue impuntature artistiche, prontamente rientrate, come quella sulla necessità del pubblico in sala fanno pensare che il conduttore di Ravenna stia galoppando a briglia sciolta. Speriamo verso verdi praterie e non verso lo strapiombo del Grand Canyon.
In un anno di completa paralisi del mondo dello spettacolo (dal teatro al cinema, alla musica) con plotoni di dive, starlette, conduttrici e attrici libere da impegni e bisognose di visibilità, rilancio e – perché no? – di guadagno, la scelta di puntare per un ruolo di prima fila (la co-conduzione di un’intera serata) su un volto così lontano dal mondo della canzone e dell’intrattenimento leggero come quello della Palombelli appare davvero una nota stonata.
A ben vedere, però, di note stonate Sanremo se ne intende, anche sul fronte dei conduttori. Tralasciando il filone puramente scenografico (oggi davvero e finalmente “out”) delle “belle ma mute” in cui spesso si è relegata la presenza femminile festivaliera, restano indimenticabili gli anni in cui vennero assoldati cast di presentatori improvvisati e inadeguati, come il ’91 di Edwige Fenech e Andrea Occhipinti, reucci delle papere, o l’89 dei “figli di…”, quando i rampolli Tognazzi, Quinn, Dominguin e Celentano si incaricarono di mostrare al pubblico italiano quanto il talento non segua necessariamente le linee ereditarie. Gli esperimenti non sono mancati neanche quando ad annunciare i direttori d’orchestra vennero cooptati personaggi eccelsi ma decotti come Pavarotti o il Nobel Dulbecco, nei Sanremo targati Fazio ’99 e 2000, ma in quel caso la cornice di professionismo costruita attorno alla loro eccezionale estemporaneità era ben salda. Per i cultori, consiglio anche la visione del Sanremo 1970 (disponibile gratis su Raiplay): accanto agli splendidi Enrico Maria Salerno (altro improvvisato, ma di gran lignaggio) e Nuccio Costa, ecco la smagliante Ira Von Furstenberg, beccata a ripetizione dal pubblico del casinò per qualche suo – venialissimo – inciampo di pronuncia; alla fine la principessa mette da un canto il suo aristocratico aplomb e sbotta a scena aperta contro l’ennesimo lazzo proveniente dalla platea: quel che si dice un “dies Ira”.
Speriamo che alla Palombelli – reginetta di quello stile di conduzione che sposa distacco e algore – non tocchi una parte simile al Sanremo ‘21: lei certo non dovrà guardarsi dai fischi della sala, che provvidenzialmente sarà vuota, ma certo visti i malumori di queste ore, qualsiasi sua mancanza la farà finire dritta sul banco degli imputati.
E per difenderla questa volta non basterebbe nemmeno l’intercessione celeste del giudice Santi Licheri di Forum.
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