Poco più di cinquant’anni fa nelle austere aule dell’Università statale di Milano, mentre nei chiostri tardo-rinascimentali risuonavano gli slogan della contestazione studentesca, il grande professor Antonio Amorth parlava con i pochi allievi del corso in scienze politiche che volevano seguire attentamente le sue lezioni. Ricordo una di queste lezioni, particolarmente vivace, in cui, con in mano un articolo di giornale con grandi segni di matita blu e rossa, il professore sottolineava i gravi errori di diritto costituzionale nella cronaca della formazione di uno dei tanti governi che si sono succeduti in quegli anni. Mi colpirono molto, dato che in quegli anni stavo cercando di muovere i primi passi nel mondo del giornalismo, alcuni passaggi in cui l’articolo citato era palesemente sbagliato sostenendo, tra l’altro, che il nuovo Governo sarebbe rimasto in sospeso fino alla fiducia delle Camere e che le indicazioni dei partiti di maggioranza avrebbero dovuto essere vincolanti. La prima correzione: un nuovo Governo entra in carica al momento del giuramento nelle mani del Capo dello Stato dato che il voto di fiducia delle Camere costituisce una ratifica che, eventualmente in caso di voto negativo obbliga il Governo alle dimissioni, ma che in ogni caso non rimette assolutamente in carica il Governo precedente. La seconda: il capo del Governo è nominato a suo insindacabile giudizio dal presidente della Repubblica e la Costituzione non pone esplicitamente alcun vincolo. Le consultazioni dei partiti sono una prassi, non certo un passaggio obbligato.
Questi due elementi mi sono tornati frequentemente in mente in questi ultimi giorni sentendo e leggendo i più vari commenti alla formazione del nuovo Governo presieduto da Mario Draghi. Quante volte ha sentito dire: solo dopo il voto di fiducia delle Camere il Governo avrà piena legittimità. Matita blu. Come detto, il Governo è pienamente in carica dopo il giuramento.
Quante volte ho letto frasi come questa: “È ormai dal 2008 che assistiamo all’alternarsi, alla guida della nostra Repubblica, di governi che non sono espressione di un voto democratico (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II)”. Matita blu. I Governi citati hanno avuto tutti un più o meno ampio consenso parlamentare e quindi sono stati espressione di un voto profondamente democratico. Né poteva essere altrimenti perché dopo un eventuale voto di sfiducia da parte del Parlamento il Governo deve immediatamente dimettersi pur restando in carica come consuetudine “per il disbrigo degli affari correnti”.
Quante volte a proposito di Draghi, così come di Conte o Monti, ho sentito criticamente dire: “non è stato eletto”. Matita blu. Il presidente del Consiglio non deve essere eletto, ma la Costituzione afferma che deve essere nominato, senza indicare alcuna particolare condizione, dal Presidente della Repubblica. Certo, nulla vieta che il premier possa essere stato eletto in Parlamento, ma non si tratta di una condizione obbligata. Anzi si può dire che un primo ministro che non appartenga al Parlamento può costituire un positivo esempio di separazione dei poteri: una cosa è il potere legislativo, il Parlamento, un’altra cosa è il potere esecutivo, il Governo. Anzi uno dei guasti dell’attuale dinamica politica è proprio quello di un Governo che si sostituisce o si sovrappone al potere legislativo, per esempio con i decreti-legge o i famosi Dpcm (Decreti del presidente del Consiglio dei ministri) che in molti casi (formalmente giustificati dall’emergenza sanitaria) hanno addirittura sospeso le garanzie e le libertà costituzionali.
La divisione dei poteri dovrebbe essere un valore di ogni democrazia. E forse varrebbe anche la pena di riflettere sul fatto che anche il potere, o meglio l’ordine giudiziario dovrebbe essere separato dalla politica mentre negli ultimi anni si sono moltiplicate le inchieste e le accuse ai politici che alla prova dei fatti si sono rivelate del tutto strumentali.
Il diritto di critica è ovviamente più che legittimo, ma non sulla base di interpretazioni personali o strumentali delle regole. La democrazia reale è troppo importante perché lo spirito e la lettera della Costituzione vengano piegati strumentalmente alle proprie idee… o alla propria ignoranza.
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