Tra i nove punti che compongono il “Varese Future Recovery Plan 2021” presentato dalla Giunta Galimberti, il capitolo, in verità esiguo, dedicato al miglioramento strutturale dei collegamenti ferroviari con Milano si impone per importanza strategica a tutti gli altri presenti nel documento che entro un mese, un mese e mezzo al massimo, sarà inviato al governo di Roma. Nella speranza, è ovvio, che trovi adeguata udienza.
Il problema è noto e giusto un anno fa, prima del Covid, fu posto al centro di un convegno, promosso a Varese dal Partito Democratico. Ben due linee storiche – Rfi (quelle dello Stato) datate 1865 e le Nord (1886) – uniscono la città giardino con Milano, ma nessuna delle due approda alla Stazione Centrale. Una penalizzazione storica che, salvo qualche effimera eccezione, dura da sempre. Infatti raggiungere la capitale lombarda, con una delle due linee, in meno di un’ora è impossibile e in ogni caso arrivare in Centrale per cambiare convoglio e dirigersi, con comodità, nel resto della penisola rimane una chimera ferroviaria. E sarà così ancora per alcuni anni dato e non concesso che le cose vadano per il verso giusto, nella consapevolezza – di pochi – che dietro l’angolo non ci sono svolte epocali e traguardi a portata di mano.
La ragione è semplicissima: tutti i treni in partenza da Milano per Domodossola, Luino, Varese, Passante S5 (Varese – Milano – Treviglio), più gli Eurocity e i merci finiscono nell’imbuto storico Rho – Gallarate, il primo braccio ferrato costruito verso Nord. Il che mette impietosamente a nudo l’attuale inadeguatezza, nonostante le migliorie tecnologiche, della tratta che si snoda ormai all’interno di un territorio altamente urbanizzato. Una trincea di edifici e capannoni cresciuti a ridosso della strada ferrata ignorando norme e buon senso che avrebbero dovuto imporre a lato delle grandi infrastrutture fasce di rispetto per i futuri adeguamenti. Da questi dati di realtà ne deriva che dal potenziamento dei binari e degli impianti tra Rho e Gallarate dipendono i miglioramenti qualitativi e quantitativi dei collegamenti Milano – Varese e ritorno.
Un primo progetto, contestato con successo dai comitati dei residenti, si è infranto negli anni scorsi sia in sede Tar che di fronte al Consiglio di Stato mentre in una successiva riformulazione ha avuto il via libera dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) per la creazione di un terzo binario tra Rho e Parabiago. Un primo passo importante ma ancora non risolutivo.
Soltanto la costruzione del secondo lotto fino a Gallarate e quella dello snodo di Busto Arsizio potranno migliorare i collegamenti Varese –Milano tagliando i tempi di viaggio (massimo 30 –35 minuti) e differenziando l‘offerta con l’inserimento negli orari di convogli diretti e direttissimi, come del resto accadeva un tempo quando la circolazione sulla linea era assai più contenuta. Si tratta di un traguardo raggiungibile ma ancora lontano: quattro/ cinque anni almeno. È evidente che l’auspicabile riassetto della tratta avrebbe una ricaduta positiva su tutti i territori circostanti.
Potrebbe in particolare beneficiarne Varese impegnata a ridisegnare il suo profilo urbano (piano stazioni, largo Flaiano, riqualificazione di piazza Repubblica gli investimenti al momento più significativi) anche nella speranza di tornare ad essere un’opzione vantaggiosa per chi scegliesse di lavorare nella metropoli lombarda ma di vivere in una ritrovata e rilanciata città giardino. Per incoraggiare questo tipo di scelta i tempi di viaggio da Varese a Milano devono essere competitivi con quelli di un trasferimento in metrò dalla periferia al centro della stessa capitale lombarda. In caso contrario non conviene, i tempi del pendolarismo eroico e di necessità non sono più proponibili né tanto meno sopportabili. Fermo restando che nell’era del lavoro a distanza non tramonterà comunque la necessità di spostamenti “in presenza” rapidi e confortevoli. L’esatto opposto delle condizioni di sostanziale precarietà che ancora affliggono il pendolarismo nazionale.
Occorre infine tenere ben presente che Varese, quasi suo malgrado, ha assunto dal 2018 centralità internazionale con il nuovo collegamento con la Svizzera e Como, via Mendrisio. La tanto attesa “Arcisate – Stabio” assicura infatti l’aggancio con Malpensa e con l’avveniristica Alptransit in funzione dal dicembre scorso. Il che ha tolto la città giardino dal suo storico isolamento ferroviario. Oggi infatti i varesini per raggiungere col treno le città del Nord Europa non devono più passare da Milano e fare i conti con tutti gli storici disagi ben noti a tutti.
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