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Pensare il Futuro

ENERGIA DEMOCRATICA

MARIO AGOSTINELLI - 12/02/2021

Energia rinnovabile per la Fiera di Rimini

Energia rinnovabile per la Fiera di Rimini

Ormai è assodato che le privatizzazioni stanno portando il pianeta al fallimento. Alternative pubbliche che riorientino l’economia verso la giustizia sociale e ambientale sono in diffusione crescente in Europa.

Le esperienze europee delle comunità locali e delle cooperative energetiche dimostrano è possibile sottrarre l’intero settore dell’energia alle logiche di mercato attraverso una (ri)municipalizzazione dei servizi pubblici, tra cui quelli energetici.

Negli ultimi 15 anni si sono contati ben 1.408 casi di (ri) municipalizzazioni di successo che hanno coinvolto più di 2.400 città in 58 paesi in tutto il mondo.

Sebbene con il Clean Energy Package l’Ue imponga agli Stati Membri di legiferare per proteggere il diritto dei cittadini e delle comunità energetiche a produrre, vendere e accumulare la propria energia, questi “diritti di mercato” trasformano gli utenti in “attori del mercato” che devono competere tra loro, sovrastati dagli operatori storici dell’energia, come accade per ENEL, A2a IREN E ACEA in Italia.

Occorre rendersi conto che le grandi corporation dell’energia sono determinanti per la crisi climatica. In Italia nell’ambito dell’azionariato critico diverse organizzazioni intervengono alle assemblee degli azionisti delle grandi aziende, energetiche e non, per sollecitare una maggiore attenzione agli impatti ambientali e sociali derivanti dalle loro scelte di bilancio.

Paradigmatico in Europa è diventato il caso di Shell, che in occasione della annuale assemblea degli azionisti si era trovata davanti ad un documento sorprendente: “Nel mezzo di un’emergenza climatica, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono gli azionisti del colosso petrolifero riuniti per discutere di come massimizzeranno i loro profitti”. Evidentemente si trattava di una utile e meditata provocazione, che rifletteva sul fatto che lasciare le energie rinnovabili al mercato significa che le piccole compagnie energetiche devono competere con le grandi multinazionali per i sussidi e l’approvvigionamento energetico. Il documento di accusa era controfirmato da oltre 70 organizzazioni sindacali nazionali e sovranazionali, tra cui la CGIL, un po’a sorpresa vista l’esperienza che abbiamo in Italia del sindacato nelle vertenze energetiche. Trasformare le società elettriche statali europee privatizzate in enti pubblici è diventato un obbiettivo poco reclamizzato dai giornali, ma che incontra un crescente consenso a livello locale.

Nella loro proposta per un Green New Deal, il candidato presidenziale americano Bernie Sanders e la deputata Alexandria Ocasio Cortez avevano chiesto di realizzare la piena proprietà pubblica dell’intero sistema energetico, favorendo “distretti energetici pubblici, servizi pubblici e utilities locali di proprietà dei comuni e delle cooperative”.

Trasferito in Europa ed in Italia, ciò corrisponderebbe a chiedere che EDF (Francia), RWE ed E.ON (Germania), Iberdrola (Spagna), ENEL (Italia) e Vattenfall (Svezia), siano trasformati in enti pubblici democratici, considerando che attualmente si comportano, a livello nazionale e internazionale, come rapaci multinazionali. Queste campagne dimostrano che le richieste di sistemi energetici di proprietà pubblica a livello locale e nazionale non dovrebbero opporsi, ma rafforzarsi a vicenda. Perché ciò possa accadere serve un forte sostegno dal basso che si potrà avere solo quando i cittadini potranno sperimentare i benefici che possono derivare dalle molte forme di proprietà pubblica.

La novità più recente in Italia è certamente positiva: i “Gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente” e le “Comunità di Energia Rinnovabile” (CER), possono avviare l’applicazione di una legge che privilegia particolarmente l’autoconsumo, per cui, per massimizzare i vantaggi e i tempi di ammortamento dell’investimento iniziale, diventa fondamentale, da parte dei componenti i gruppi o delle comunità, spostare i consumi negli orari in cui l’energia viene prodotta, o in aggiunta prevedere sistemi di accumulo (ad idrogeno o in batterie) che verranno incentivati.

I componenti delle comunità energetiche devono aggregarsi in una associazione o un altro ente senza scopo prevalente di lucro, per accedere alle detrazioni fiscali.

L’area territoriale di riferimento, nella quale possono aggregarsi i potenziali componenti di una comunità, è quella del perimetro dalla rete elettrica di bassa tensione sottostante a una cabina BT/MT. Per individuare questo perimetro i distributori di energia dovranno rendere note sui propri siti le aree di riferimento. Perché non muoversi da subito in provincia di Varese per costituire comunità locali che cooperano per consumare in maniera più razionale e con fonti rinnovabili che non danneggiano l’ambiente ed il clima? L’esperienza dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) potrebbe essere un buon punto di riferimento.

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