In queste ultime settimane caratterizzate da grande difficoltà per trovare un’intesa in ambito politico, siamo stati travolti da uno tsunami di parole, utilizzate con un fine ben preciso da taluni, ovvero mantenere lo “status quo”. Ognuno ha cercato, più o meno convintamente, di presentare la situazione osservandola dal proprio punto di vista, o meglio – a mio giudizio – per il proprio esclusivo interesse, che più prosaicamente viene definito “attaccamento alla poltrona”.
Sono stati invocati volontari, costruttori, responsabili, affinché questo nostro paese già tormentato dalla pandemia, possa riprendere il faticoso cammino di crescita. Ma mi è parsa una “vox clamantis in deserto”. O meglio, la stessa voce invocante di Giuseppe Conte, mi è sembrata disfonica.
Per fortuna il Presidente Mattarella con la sua saggezza unita a grande buonsenso è intervenuto per riportare alla ragionevolezza i troppi interessati e confusi rappresentanti del popolo, proponendo una presenza di inequivocabile alto profilo a futura guida di una situazione disorientata.
Mentre ascoltavo, come credo tutti abbiano seguito i vari “sermoni” televisivi, ho fatto qualche riflessione su un importante termine usato e ripetuto frequentemente: responsabilità. Deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, rispondere, cioè impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a sé stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano. Responsabilità intrinseca in quanto il soggetto dovrà rendere conto a sé del proprio agire o estrinseca di persona che dovrà rendere conto ad altri di come ha svolto una mansione affidatagli.
Da ciò si evince che la parola responsabilità dovrebbe appartenere alla persona consapevole delle ragioni, dei limiti, delle conseguenze lungo i quali il proprio operato si muove, conformandosi con coerenza. Ma tutti coloro che siedono in Parlamento avranno periodicamente verificato il proprio servizio – perché di tale funzione si tratta, quando si parla di politica vera! – responsabilmente, per il bene dei cittadini?
Anche i sinonimi di responsabilità insistono sull’atteggiamento attento e consapevole di ciò che si sta facendo e delle modalità strategiche a cui si affida la realizzazione di uno scopo: accortezza, assennatezza, avvedutezza, coscienziosità, giudizio, prudenza, scrupolosità.
La persona dotata di responsabilità, così ben sottolineata e ripetutamente richiesta da Conte, dovrebbe avere l’esperienza e la conoscenza necessarie per assumere su di sé l’onere di una scelta. Ma altresì essere pienamente adeguata al compito da svolgere, per serietà morale e intellettuale.
Saranno tutti così, i “richiamati” al senso del dovere? Ricorderanno costoro che un servizio in ambito politico, ovvero per la polis, trattandosi di res-publica, necessita di rispetto, di alto senso civico e quini di grande responsabilità? In teoria dovrebbero essere, a mio giudizio, i cittadini più illuminati e solleciti alla difesa del bene pubblico, a guidare il paese, in quanto altamente responsabili ma soprattutto competenti.
Continuando le mie riflessioni, mi sono chiesta quale sarà stato il percorso personologico di crescita dei nostri governanti, oppure come si sia sviluppato in loro l’importante senso di responsabilità.
Ciascuno di noi alla nascita riceve un mandato di crescita che deve espletarsi nel miglior modo possibile dal punto di vista dell’organicità ma anche della psiche, nel senso della propria formazione e verifica periodica, al fine di ottenere e di mantenere un equilibrio “esistenziale”.
Attraverso le varie età – dall’infanzia all’adolescenza – responsabilizzate dagli interventi dei propri genitori e/o educatori, nonché costantemente monitorate dagli stessi, si dovrebbe raggiungere l’età adulta con la capacità acquisita di ricevere e mantenere responsabilità.
Giunto all’età della ragione il soggetto continuerà una diversa crescita attraverso l’acquisizione di valori, quali il senso del dovere, del rispetto, della puntualità, della solidarietà, del senso civico, di una convivenza adulta e responsabile. Al termine della scuola, entrerà nel mondo del lavoro con la capacità di assumersi tutte le responsabilità, dopo che gli sarà stata accordata una certa fiducia.
Potrà allora dedicarsi anche al bene comune, alla politica, con una attenta, solida e costante preparazione, che escluda i soliti meri interessi personali e che sappia invece guardare più in alto, con progetti di alto profilo. Così fecero nel passato i grandi uomini di stato!
Ecco che allora il politico non parlerà superficialmente – come accade in questi giorni – di coesione, di alleanze, di ormeggi, o ancor più recentemente di perimetro, ma cercherà con competenza, autorevolezza, serietà, efficacia, di riprendere in mano le redini di questo nostro amato Bel Paese, per ricondurlo sui giusti binari, attraverso un grande senso di responsabilità. Ma la domanda rimane: chi sarà all’altezza di tutto ciò, tra i tanti litiganti?
A Mario Draghi è stato affidato l’oneroso compito di sostenere il delicatissimo momento. Siamo certi che saprà affrontarlo con le sue grandi doti. In lui tutti i valori sopra citati sono sempre stati espressi alla massima potenza. È persona dall’aspetto risoluto, con grandi capacità di analisi e di sintesi di tutte quelle sfide che negli anni ha dovuto e saputo affrontare. La sua cifra, accanto all’elevato senso di responsabilità, è ora il suo generoso impegno per trovare le soluzioni, le risposte per tutti noi, con le capacità che gli sono proprie. Una per tutte la competenza acquisita con professionalità, dedizione e senz’altro costante verifica del proprio operato.
E tutti gli italiani, augurandogli buon lavoro, gli saranno già fin d’ora infinitamente grati.
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