Scrivo per esprimere il mio profondo ed assoluto sdegno per la pubblicazione su un quotidiano cattolico dell’articolo di Valerio Crugnola “ Il me senza io”.
A parte la mia posizione di cattolica praticante che Crugnola taccia di integralismo, vorrei sottolineare che il malato di Alzheimer, come il bimbo nato con un difetto incompatibile con la vita, è una persona, prima di essere un problema, o un vegetale come Crugnola lo definisce; una persona che ha e finché è in vita può avere un rapporto unico con il proprio Creatore che per un disegno a noi imperscrutabile lo lascia in vita. La vita è un dono per ciascuno e non spetta all’uomo decidere quando debba finire.
Se saltiamo questi paletti, vale tutto, ma che società costruiremo???
E’ indubbio che il malato di Alzheimer, come il bimbo con difetti più o meno gravi, procurano fatiche a chi sta loro vicino, ma queste sono ragioni sufficienti per sopprimere una vita?
Dobbiamo degradarci come società agli spartani che buttavano giù i bimbi deformi dalla rupe Tarpea o a Hitler che ha ammazzato moltissimi malati e bimbi down?
E’ questa la società che vogliamo proporre e costruire?
Mi stupisco che un giornale come RMFonline permetta che si scrivano simili articoli.
Non è molto più umano fare compagnia ai malati fino a che il Creatore non li voglia con sé? O siamo diventati più furbi ed intelligenti di Dio?
Catia Napoletano
la lettera è stata condivisa da Stefano Cicardi
Grazie per l’intervento. Crugnola ha testimoniato quale vorrebbe fosse il suo destino, s’egli si trovasse nella situazione di dover gravare su altri. È la sua idea estrema di generosità, naturalmente criticabile in modo radicale. Ma perché censurarla? Infine: verso i malati di Alzheimer ha manifestato ‘pietas’, nulla di meno misericordioso. Questo significava il “precipitare in una fragile vegetatività senza più coscienza”.
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