“Quello lì sta dando i numeri” è il drastico detto popolare che distrugge un discorso lontano dalla logica: sentenza inappellabile.
I numeri invece con la loro logica elementare sono molto importanti in ambito sanitario perché permettono di evidenziare l’andamento di una patologia, dopo che questa è stata diagnosticata, comprendere le caratteristiche della stessa, organizzare le terapie, organizzare la prevenzione.
Per esempio i numeri delle statistiche ci hanno fatto comprendere il preoccupante aumento di germi resistenti agli antibiotici e la causa di questo fenomeno: abuso degli stessi, troppo spesso somministrati senza le strategie necessarie.
La matematica statistica non può aiutare a dare giudizi nella fase di raccolta dei dati; lei mette lì i numeri che poi devono essere interpretati sulla base di una cultura epidemiologica scientifica. Può capitare che noi non si sia capaci di capirli in modo corretto e questo è uno degli errori possibili, per cui ci si può trovare nei pasticci con epidemie disastrose sia dal punto di vista umano che economico.
Altra origine di errori è il modo in cui si effettua la raccolta dei dati che deve essere fatta assolutamente con scrupolo, molta attenzione e costanza nel tempo. Solo questo ci dà la possibilità di confrontare i dati nei diversi periodi e di capire, o meglio cercare di capire, il perché delle variazioni in positivo e negativo per poi comprenderne le cause e cercare di prevenirle, cioè di mettere in atto i comportamenti necessari da tenere per evitare il più possibile i danni ed avere la capacità di controllo di un focolaio, di una epidemia, pur mancando la possibilità d’avere terapia che non sempre c’è.
Esempio che può sembrare banale: fin dai primi momenti del Covid si comprese che norme d’igiene di base erano evitare contatti, usare le mascherine, accurata pulizia delle mani, attenzione a ciò che si toccava. Si può obiettare che lo si sapeva già da altre epidemie: è vero, ma la statistica ne confermò il valore preventivo come ora la stessa statistica evidenzia che l’influenza stagionale è più sensibile a queste attenzioni per cui è meno diffusa rispetto ad altri anni. Purtroppo il Covid 19 è più ribelle e più difficile da dominare.
In certe aree della nostra Lombardia in occasione della prima ondata non fu rispettato questo impegno e ciò fu pagato amaramente con importanti perdite umane.
Quelli che devono prendere le decisioni per tutti, come possono essere aiutati? Gli epidemiologi suggeriscono appunto di guardare la statistica, che utilizzando i valori dei dati raccolti e applicando adeguati algoritmi arriva a dividere il territorio con colori diversi che propongono comportamenti differenti in base all’andamento della pandemia in quel momento sul territorio stesso. Gioco semplice? Non molto! Molteplici altri fattori subentrano con interessi sostenuti da altri numeri, ma anche da molte altre necessità della vita.
Continuando a parlar di numeri…. fino ad ora mi è sembrato di star facendo un compito di matematica in cui se non l’hai capito prendi “4” mentre se l’hai risolto bene prendi ben soddisfacente “8”.
In questo momento stiamo assistendo ad una bella diatriba tra i nostri amministratori regionali e quelli della Sanità di Roma: chi dei due ha preso “4” e l’altro “8” in base ai numeri dei loro compiti, che dovevano far decidere se noi lombardi eravamo in rosso (epidemia fuori controllo e non gestibile) oppure arancione (situazione relativamente più tranquilla anche se pur sempre critica)? Tutto qui? E no! Ci sono legati interessi finanziari e di lavoro per cui va a finire che chi prende “4” deve pagare i danni ai cittadini ora arancioni, ma prima rossi, ma prima ancora arancioni. Per questo dovranno parlare gli avvocati. Ma perché non gli epidemiologi? Questi rivolgerebbero la loro attenzione anche ai cittadini senza più colore, quelli deceduti con tante lacrime dei parenti rimasti, dolore incommensurabile quindi non pagabile.
Troppo spesso i politici non capiscono o non sono capaci di dar retta ai numeri a loro disposizione (affermano che in politica i numeri non contano) e quando compare il disastro si preoccupano solo di dare la colpa degli errori (talvolta propri) agli altri. I cittadini che soffrono invece, perché i numeri feriscono la loro pelle, non vogliono sapere di chi è stata la colpa ma pretendono giustamente che i responsabili prendano sempre “8”.
Non capita purtroppo così: la Regione Lombardia, intensamente popolata, non può non avere numeri alti di contagiati e di conseguenza di vittime, ma purtroppo paga gli scarsi stimoli alla ricerca per cui i focolai d’infezione vengono subiti, non studiati, non prevenuti e di conseguenza resta misterioso il motivo per cui l’epidemia devasta un sito piuttosto che un altro, misteriose le peculiarità della sua morbilità, misteriose le risposte diverse da fisico a fisico. E così la popolazione si sente abbandonata a sé stessa e resta scandalizzata dai focolai comparsi nelle RSA, addolorata dall’accumulo di bare in certi siti, arrabbiata dalla mancanza delle siringhe per le terapie collaterali, stanca del sempre tutto in ritardo, ancora arrabbiata contro gli sprechi in altri ambiti.
Non siamo a livello del quattro? Ma non andiamo sopra il cinque!
You must be logged in to post a comment Login