È noto che il periodo post natalizio (la COVID-19 eleva alla terza potenza l’importanza del problema) coincide con il duro e perdente confronto con la bilancia.
Nonostante tutti i giorni alla nostra tavola sia sempre festa, nel periodo che comprende Natale, Capodanno e pure l’Epifania le occasioni di peccati culinari, altamente impropri, si moltiplicano.
Ci si rende conto che del nostro abbigliamento solo la sciarpa è portata come prima, tutto il resto stringe un po’ ed allora insorge in modo incontrollabile e determinato il bisogno di mondare il peccato.
La dieta ferrea ma soprattutto l’attività fisica che ha il sapore del necessario cilicio, viene affrontata d’impeto senza tanta razionalità alla ricerca di una soluzione catartica del sovrappeso.
Diverse solo in realtà le vittime di queste improvvide iniziative ma molto probabilmente è il tessuto muscolare quello che più di tutti ne fa le spese.
Tralasciando il tessuto muscolare cardiaco (danni molto seri e purtroppo abbastanza comuni) focalizziamo la nostra attenzione su quello muscolare striato (quello muscolare liscio è nei visceri) che è quel motore che noi utilizziamo per muoverci e fare qualunque attività fisica.
In generale il tessuto muscolare striato è così definito perché l’ordinata organizzazione delle cellule che lo compongono dà origine ad immagine microscopiche di striature trasversali a loro volta dovute alla fine architettura delle diverse proteine contrattili che ne fanno parte.
È quindi un motore che sotto lo stimolo nervoso reagisce contraendosi e determinando quindi uno spostamento di uno o due capi ossei ai quali è connesso tramite i tendini.
Ci sono quindi muscoli che ci permettono di mantenere la posizione eretta (ad es paravertebrali) o quelli che entrano in azione in modo esplosivo per compiere un gesto come tirare un rigore (quadricipite femorale) o sollevare un peso (bicipite brachiale).
La contrazione muscolare volontaria prevede quindi un messaggio dalla corteccia motoria del cervello che arriva tramite il midollo e le sue diramazioni al muscolo, la connessione tra sistema nervoso e muscolo si chiama placca neuromuscolare, il messaggio nervoso si trasforma in chimico che determina una liberazione di un minerale (calcio) che a sua volta stimola la contrazione delle fibre.
Esiste una lunghezza di riposo del muscolo, una lunghezza ideale per sviluppare la forza maggiore, una elasticità delle fibre che quindi fino ad un certo punto posso allungarsi senza rompersi.
Il tessuto muscolare è in grado di opporre una certa resistenza ai traumi sia diretti che in allungamento, ma se viene superato un certo livello le fibre si rompono.
Qualunque sia la causa del trauma (diretto/colpo o eccesiva elongazione) l’esito è la rottura della cellula muscolare e con essa quella dei minuscoli vasi (arteriosi, venosi, linfatici) che la servono, con fuoriuscita del contenuto della cellula (enzimi intra cellulari) e dei vasi (parte liquida/plasma e corpuscolata/cellule) e formazione di un ematoma (più o meno grande).
Il muscolo è un tessuto che se sottoposto a stimolo allenante può ipertrofizzarsi (aumentare di massa e definizione) e che invece tende ad ipotrofizzarsi se non utilizzato. Anche stimoli ormonali (testosterone) hanno azione metabolica importante sul tessuto e sono i responsabili principali della differenziazione muscolare tra maschi e femmine dopo la pubertà.
Una volta danneggiato il tessuto muscolare non è in grado di rigenerarsi e viene sostituito dal un altro tessuto connettivo (della stessa famiglia) il quale ha però, tra l’altro, la caratteristica di non essere elastico.
In generale una catena muscolare nel suo complesso (osso, tendine, muscolo) allenata (non usurata) oppone una miglior resistenza ed elasticità ai carichi elevati od alla mutazione rapida degli stessi.
I fattori più comuni quindi che intervengono nelle lesioni muscolari post natalizie sono dovute alla variazione del carico (peso), alla sedentarietà, al clima (freddo) ed errato utilizzo (attività/attrezzi/abbigliamento).
Per fare un esempio prendiamo in considerazione uno dei muscoli più facilmente colpiti, il tricipite della sura. Si tratta del polpaccio ed è il muscolo che ci permette di camminare sulla punta dei piedi, è posto dietro la gamba, si inserisce sul tallone con il grosso tendine d’Achille ed è formato dal soleo e dai due gemelli (mediale e laterale).
Proprio perché ha questa azione molto spesso subisce un danno per carichi eccessivi, scarpe sbagliate, sovrappeso, freddo od anche traumi diretti.
Qualora quindi si sospetti questo tipo di lesione (dolore, impotenza funzionale, ematoma cutaneo etc) è opportuno contattare un medico il quale alla visita potrà far seguire i due esami canonici delle lesioni muscolari, l’ecografia e la risonanza magnetica.
Nel frattempo adottare l’acronimo (dall’inglese) RICE. Ove erre sta per riposo, i per ice/ghiaccio, c compressione (fascia elastica/gambaletto), e elevazione cioè privazione del carico e gamba sollevata. Tutte azioni che mirano a limitare il danno e soprattutto la quantità di versamento ematico.
Visita ed esami permetteranno di fare una stadiazione della lesione a partire dalla elongazione (pochissime fibre interessate) per passare allo stiramento, allo strappo, alla rottura totale del muscolo, tutti termini che indicano un aumento progressivo del numero di fibre coinvolte.
Le terapie andranno dal semplice riposo in scarico, alla immobilizzazione con tutore, fino alla chirurgia nei casi peggiori: terapie fisiche (tecar/laser, etc), chimiche (antinfiammatori/ antidolorifici/anticoagulanti) e successiva progressiva riabilitazione generalmente portano ad un buon recupero funzionale.
I tempi della ripresa variano in base alla lesione arrivando anche a qualche mese a secondo anche della morfologia del soggetto e soprattutto dell’attività svolta (sedentario/atleta professionista).
You must be logged in to post a comment Login