Papa Francesco e l’emerito Benedetto XVI si sono già prenotati per la vaccinazione contro il Covid, ma la domanda che molti italiani si pongono in questi giorni è se sia possibile vaccinarsi contro Renzi, il virus che uccide la prudenza e il buon senso in politica. Come si fa ad aprire una crisi di governo nel bel mezzo di una pandemia da 500 morti al giorno e quasi 81 mila vittime totali? Per giunta con l’Italia che dal 1° dicembre 2020 presiede il G20 per un anno d’incontri istituzionali a livello mondiale e con 200 miliardi in arrivo dall’Ue che richiedono calma e sangue freddo per non mandare il Paese gambe all’aria? Il cittadino non capisce e non è l’unico.
Un sondaggio realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera (16 gennaio 2021) rivela che il 44% degli italiani attribuisce le colpe della crisi al desiderio di Renzi di inseguire i propri interessi personali o di quelli del suo partito e retrocede Italia viva al 2,4% del consenso con una flessione dello 0,6. Anche i vescovi condannano l’avventurismo dell’ex premier che sembra avere in comune con il presidente Trump la visione della politica come giocattolo personale. La Conferenza episcopale è preoccupata per la rottura di Iv dopo l’inascoltato richiamo del papa. All’Angelus della domenica Francesco aveva detto che “non è questo il momento di rompere l’unità”.
Una crisi assurda, incomprensibile. Dal mondo cattolico arriva un coro di critiche. Lapidario il commento del presidente della Conferenza episcopale Gualtiero Bassetti da poco guarito dal Covid: “Sono tempi bui e ha ragione Mattarella, ora servono i costruttori”. Azione Cattolica trasecola: “Il Paese è allo stremo e la crisi di governo è deleteria”. Per Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, “Renzi ha fatto un’azione sciagurata”. “È un uomo di un egoismo senza uguali – rincara il missionario comboniano Alex Zanotelli – Non c’è più il senso del bene comune e da qui proviene la grande delusione della gente verso la politica”.
La stampa straniera va giù pesante. Per il londinese Financial Times il leader di Italia Viva è demolition-man, per l’agenzia Reuters una delle figure più impopolari d’Italia, per il tedesco Der Spiegel un uomo disperato, per il catalano La Vanguardia il re degli intrighi, per il New York Times è vendicativo, per il Guardian ha precipitato l’Italia nel caos, per El Pais gli italiani non riescono a capirlo, per il finanziario Handelsblatt cerca il potere e per Le Figaro è una bella responsabilità far cadere il governo durante una crisi sanitaria senza precedenti. Non parliamo dei media italiani. Gran parte dei quali, tuttavia, gli ha tenuto bordone negli attacchi quotidiani al governo Conte.
I calembour si sprecano. Italia morta, politica da incubo e, per lui, definizioni al curaro: giocatore d’azzardo, capriccioso teatrante, perdente maximo, bullo del Parlamento, spregiudicato narcisista, politico irresponsabile, inaffidabile mentitore. Ed è ormai una questione personale tra l’ex sindaco di Firenze e il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio che da mesi – tra scaramanzia e reminiscenze manzoniane – lo chiama l’Innominato. Senza mai citarlo per nome. Renzi, insomma, è visto come un campione della vecchia politica, quella stessa politica che un tempo voleva rottamare e che per molti, oggi, dovrebbe intensificare rottamando sé stesso.
Davvero un bilancio deludente se pensiamo che Renzi è stato il Mister Ovunque dell’apertura della crisi di governo. Secondo calcoli di stampa ha letteralmente invaso i media, quotidiani, radio, social e talk show, praticamente a reti unificate. Accolto su un tappeto rosso dai tanti editori – quasi tutti – schierati contro il governo Conte, ha messo insieme la bellezza di dieci interviste ai giornali e tredici in televisione in soli 37 giorni per un totale di 245 minuti. In pratica ha tenuto quattro ore di videocomizi per silurare il premier su La7, Rete4, Canale5, Rai1, Rai2 e Rai3, più 36 minuti di interviste alla radio e video-spot su Facebook da 60 secondi.
Coinvolti nel disastro di gradimento del capo sono i suoi “peones” che un giornale dalla lingua affilata, sempre in tema di Promessi Sposi, definisce i polli di Renzi. Molti dei quali, come il leader, provengono dal Pd. Infatti Italia viva si è formata nel settembre 2019 da una costola dal partito democratico. Dei 17 senatori iscritti alla creatura renziana, 14 entrarono in Parlamento nel 2018 con il simbolo piddino, 2 provengono da Forza Italia e 1 dal M5s. Alla Camera, invece, Renzi ha “arruolato” 24 deputati del Pd e 6 delle altre forze politiche tra Leu, Forza Italia, Alternativa Popolare di Angelino Alfano e M5s. Tutti transfughi, insomma, da un altrove.
La domanda è perché Renzi lo ha fatto? Per deficit di attenzione mediatica? Per antipatia nei confronti del premier più popolare dell’ultimo quarto di secolo? Per inquietudine legata ai guai giudiziari del padre? Perché ha già programmato di passare al campo delle destre? In fondo è l’inventore del Jobs Act che ha abolito l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e indebolito la tutela del dipendente ingiustamente licenziato. Considerarlo di sinistra è una forzatura. Lui accusa Conte di tutto e di più, un giorno è il Mes, un altro i servizi segreti, il Recovery, il silenzio su Trump, persino il ponte sullo Stretto. Per molti hanno l’aria di essere nient’altro che scuse.
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