A questo appuntamento quindicinale con RMFonline, voglio riportare un appello che viene dal Brasile e che esprime tutta la drammaticità della fase che la società sta vivendo in ogni angolo del Pianeta, con una deriva spesso sottovalutata e non all’altezza di un pericolo che più voci richiamano alla stagione di Weimar.
La Comunità Domenicana in Brasile sta organizzando una campagna internazionale per inviare messaggi personali ai familiari di due persone assassinate durante questo orribile 2020 dalla polizia: João Pedro, di solo 14 anni, a São Gonçalo-Rio de Janeiro e George Floyd a Minneapolis-Usa, entrambi assassinati in un modo di agire razzista e nella sicurezza di impunità e copertura da parte dei governanti.
Per questo si invita a scrivere cinque o sei righe, mettere nome, professione e città e inviare a querorespirar@dominicanos.org.br. I frati domenicani cureranno la consegna ai familiari di João Pedro e George Floyd. È un modo impegnativo per iniziare il nuovo anno con la memoria di eventi esemplari che, nello scandire di una quotidianità distratta e assorbita dal dramma dell’epidemia, provano a far emergere l’ingiustizia che, nella veste delle istituzioni tradite, giunge fino a dare la morte. La violenza nelle istituzioni è un tremendo viatico per lo spettro del fascismo che si agita, purtroppo trascurato, in più regioni dell’Europa e delle Americhe. Un campanello d’allarme colpevolmente ignorato, seppure il nostro tempo sia scandito da clamorosi avvenimenti presto dimenticati, fino all’inammissibile esplosione che in queste settimane ha avuto come teatro addirittura la sede del Congresso degli Stati Uniti a Capitol Hill.
Per quanto riguarda l’assassinio poco noto perpetrato nel Paese di Bolsonaro, questo è il racconto, che mi è stato inviato da residenti in Brasile e che traduco dal portoghese.
“Sono in casa, calma!” è stato l’ultimo messaggio alla madre dell’adolescente nero di 14 anni João Pedro pochi minuti prima di essere assassinato a São Gonçalo, Rio de Janeiro, solo una settimana prima che George Floyd, l’afroamericano di 46 anni a Minneapolis, provasse a sussurrare “Non posso respirare”, con il collo soffocato dal ginocchio di un poliziotto bianco. Entrambi sono stati assassinati in uno scenario di brutale violenza poliziesca, entrambi sono stati soffocati a mani nude”.
Stiamo vivendo momenti molto difficili. Crisi sanitaria, politica, economica, ecologica e tante altre. Nonostante le nostre diverse esperienze di vita, in molte situazioni la paura prevale, l’incertezza e l’insicurezza ci dominano. È un imperativo etico riconoscere il dolore dei nostri simili, e mobilitarci, motivati, al di là dell’indignazione, per la solidarietà e la compassione.
È in questo contesto che la Commissione Domenicana di Giustizia e Pace del Brasile sta lanciando con audacia solidale la Campagna “In casa o per strada, vogliamo respirare” che consiste nello scrivere UN SOLO messaggio indicando nome, professione, città, stato, paese (in portoghese, inglese, francese, italiano o spagnolo) di non più di cinque o sei righe destinate alle famiglie di João Pedro e George Floyd, vittime di razzismo e di tanti altri tipi di violenza e discriminazione.
I messaggi vanno inviati per e-mail a querorespirar@dominicanos.org.br. I bambini possono manifestarsi con disegni. L’importante è che ci si manifesti, si esprima il nostro sdegno e dolore: “non ne possiamo più”. Il nostro grido è: “senza Giustizia non c’è Pace”. Esigiamo “tutti i diritti per tutti e tutte”.
I messaggi ricevuti, a seconda dell’originale, saranno tradotti in portoghese e inglese, e tutti saranno inviati ai famigliari e alle comunità di João Pedro e George Floyd e verranno pubblicati nelle reti sociali.
You must be logged in to post a comment Login