Forse è una delle ultime bandiere, se non l’ultima, che Varese e il Varesotto ammainano. Lo sport di alto livello non abita più qui? Nella terra che conobbe il mecenatismo di famiglie disposte a investire e a inseguire la gloria e nei luoghi che hanno visto i natali di tanti campioni sembra piombata la carestia. L’ultima spia rossa sul cruscotto l’ha accesa il basket, con gli epigoni (vagamente non all’altezza) di quella che fu la Grande Ignis relegati sul fondo della classifica di serie A e con la concreta prospettiva di conoscere la terza retrocessione della storia. Se accadrà, coinciderà con un oltraggio alla storia e con un paradosso. L’oltraggio sta nel fatto che nel 2021 cadono i 60 anni dal primo scudetto della Ignis; il paradosso è che sono stati deliberati i finanziamenti per fare del palasport di Masnago, lasciato obbrobriosamente incompleto dai lavori di una precedente ristrutturazione avvenuta parecchi anni fa, un impianto moderno e finalmente adeguato.
Guardando oltre le mura della Città Giardino non può sfuggire il passo indietro della Uyba Busto Arsizio di volley femminile, non più il club di uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa e tre Coppe Cev, ma una squadra che arranca nella Superlega rosa. Quanto al calcio, meglio non parlare: proprio a Busto la Pro Patria non riesce a riagganciare il livello e la qualità di un’epoca che risale al giurassico del pallone, anche se la situazione che maggiormente intristisce è quella varesina. Oggi non c’è più il Varese calcio, ma il Città di Varese. Poco importerebbe, se perfino il nome non segnalasse l’onda lunga di una catastrofe che ha cancellato la precedente società, quella fondata nel 2010 e in liquidazione dal 2019. Gramo il recente passato, gramo il presente: il Città di Varese è ultimo nel suo girone in serie D, se mai ci sarà una risalita sarà lunga e complicata, detto che probabilmente nel calcio di oggi è difficilmente pensabile riappropriarsi anche solo di una decorosa serie B.
Penso che questo scenario nero – al netto magari di piccole sacche positive che sicuramente esistono – sia figlio in buona parte di un aspetto socio-economico: Varese ha progressivamente smarrito la sua leadership imprenditoriale, basti pensare alle aziende chiuse, o passate in mani “straniere”, o alle banche che non sono più nostre. La mucca, insomma, ha forse esaurito il latte. Ma forse è anche una questione di accidia. La domanda è allora semplice: ci sarà un moto d’orgoglio per non vedere il vessillo dello sport scendere definitivamente dal pennone?
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