Ho scritto al Prefetto di Varese per cercare, vista l’impossibilità di poter avere un’informazione corretta e completa da parte dei Comuni con maggior popolazione in Provincia di Varese (Varese, Busto Arsizio, Gallarate, Saronno) e da parte dello stesso Ufficio Regionale Scolastico, un’informativa completa sui bisogni delle scuole in Provincia di Varese. L’associazione che presiedo, Amici della Terra Varese, si è interessata a questa questione quale Associazione del Terzo Settore in base a quanto statuito dalla Corte Costituzionale che ha stabilito, con la sentenza numero 131 del giugno 2020, che la partecipazione degli ETS, come Amici della Terra Varese, non può essere considerata un’eventualità residuale rispetto ad altri strumenti giuridici, ma assume una rilevanza fondamentale nei processi di condivisione e programmazione degli interventi e delle azioni a favore della comunità. In quest’ottica, occorre affermare che l’articolo 55 Codice Terzo Settore individua le modalità e gli strumenti necessari a conseguire gli obiettivi individuati dall’articolo 1, comma 1 del medesimo Codice, identificati nel perseguimento del bene comune, nel promuovere i livelli di cittadinanza attiva di coesione e protezione sociale.
L’Associazione voleva, come vuole, redigere una mappa delle scuole esistenti in Provincia di Varese e delle loro eventuali problematiche, soprattutto per quanto riguarda la possibilità degli studenti di raggiungere i plessi scolastici mantenendo integro il loro stato di salute.
Ho trovato quantomeno strano che i responsabili della salute e dell’educazione del corpo sociale, facciano fatica ad avere una precisa mappatura del numero degli studenti che frequentano le scuole della città, nonché l’adeguatezza dei mezzi informatici posseduti da ciascuno studente per poter idoneamente partecipare alle lezioni dei propri docenti.
Chiesto delucidazioni al Dirigente Scolastico (ex Provveditore agli studi), questi ha risposto molto celermente all’Associazione, rinviando in completo stile burocratico a sentire direttamente ogni scuola.
Egli ha infatti scritto:
“Oggetto: Riapertura delle scuole in Provincia di Varese
Gent.mi,
in merito alla Vostra richiesta si segnala che i dati richiesti non sono in nostro possesso e devono essere richiesti alle singole scuole autonome.
Distinti saluti
IL DIRIGENTE DELL’UFFICIO XIV
Giuseppe CARCANO “
Quanto scritto dal Dirigente non è accettabile perché non è possibile, per me e per l’Associazione che presiedo, poter conseguire lo scopo che ci si era proposti di ottenere.
Credo che, se un ufficio che si occupa delle scuole come il Dirigente Scolastico Provinciale, si ritenga incapace di rispondere ad una lettera dell’Associazione, lo stesso debba trasmettere la medesima all’ufficio competente, fatto questo che dovrebbe poter essere realizzato anche da parte dei Sindaci che non possono, ai sensi di legge, limitarsi a non rispondere alle domande dell’Associazione Amici della Terra Varese.
Pongo qui in appresso, per comprendere il pensiero sociale più alto e che l’Associazione condivide, i momenti significativi di recenti articoli del Corriere della Sera che, sul problema scuole, questo riportano:
una intervista al Coordinatore del Cts Miozzo.
Questi tra l’altro esattamente dice:
«Le città più piccole non aspettino le grandi per riaprire le scuole»
Il secondo dice: «tra settembre e novembre un’équipe di ricercatori guidati da Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria, ha effettuato i tamponi a 1.262 tra studenti, insegnanti e professori». «La conclusione di questo studio, il primo in Italia così approfondito, è che la scuola è un posto sicuro per bambini e adolescenti». «L’allontanamento dalla scuola può avere conseguenze anche a lunga distanza sui nostri ragazzi: se non riapriamo le scuole al più presto, rischia di crescere una generazione di persone fragili e depresse. Ci sono migliaia di studenti che si stanno perdendo, che stanno male: ma sono purtroppo invisibili. Per non dire del gap educativo che avranno rispetto anche ai loro coetanei degli altri Paesi europei che finora hanno tenuto aperte le scuole».
È una follia lasciare i ragazzi fuori dalle aule ma permettere loro di andare al bar o in un grande magazzino. Sono scelte di una classe dirigente miope, che non ha una visione globale e non considera i danni che potranno svilupparsi».
Il Corriere di ieri (3 gennaio 2021) dice che: «Altrettanto essenziale è il ruolo di una scuola pubblica che anche in situazioni di emergenza non dovrebbe venir meno al compito di restare aperta, almeno per le categorie in prima linea nell’emergenza».
Mi sono appellato, dunque, a un intervento del Prefetto che vada a far capire agli amministratori dei Comuni della Provincia di Varese il significato della recente sentenza della Corte Costituzionale n. 131/20.
Questa dice che: «Si instaura, tra i soggetti pubblici e gli ETS, in forza dell’art. 55, un canale di amministrazione condivisa, alternativo a quello del profitto e del mercato: la «co-programmazione», la «co-progettazione» e il «partenariato» (che può condurre anche a forme di «accreditamento»), si configurano come fasi di un procedimento complesso, espressione di un diverso rapporto tra il pubblico ed il privato sociale, non fondato semplicemente su un rapporto sinallagmatico.
Un modello organizzativo ispirato non al principio di concorrenza, ma a quello di solidarietà (sempre che le organizzazioni non lucrative contribuiscano, in condizioni di pari trattamento, in modo effettivo e trasparente al perseguimento delle finalità sociali)”.
Mi attendo che possa essere mantenuta la data del 7 gennaio per la riapertura delle scuole.
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