La Lui torna a casa dallo shopping (ha comprato un metro di fettuccina elastica da inserire nel girovita del maglione che sta facendo). Neanche si toglie il giacchino che, dal fondo della poltrona davanti alla tv, le faccio:
– Sono tutti ansiosi, gridano tutti!
- Si sa, nei talk show…
- No, no: mica solo nei talk show! Gridano sempre, gridano tutti. Anche al telegiornale! Le notizie non sono presentate, porte, offerte, sono urlate!
- Esagerato.
- Ma va’! Per dare una notizia, una notizia qualsiasi, gridano e sembrano sempre annunciare l’entrata in guerra dell’Italia! E tutti si adeguano. È esagitato chi conduce, è trepidante chi intervista, travagliato chi risponde, impensierito il politico, turbato l’ esperto, apprensivo il commentatore, incazzato il sindacalista, travagliato l’ imprenditore, spazientito il calciatore, corrucciato il mister, ansioso l’inviato, che magari se è in Siria in mezzo alle sparatorie avrà anche le sue ragione per stare in ansia e per gridare, ma se è a Rovigo per la sagra dell’anguilla… Uomini, donne, sono tutti concitati, ansiosi, agitati, ti fanno stare in ansia e pare che ci godano! Se piove, ti dicono, inquieti, che “è dal 2004 che non pioveva più così” (il che, a guardarci bene, vuol dire che nel 2004 è piovuto uguale o forse più, quindi non si tratta di una novità così sconvolgente!); se fa caldo, “è dal 1998″… (idem); se a fine aprile nevica da qualche parte “è tornato l’inverno” (quando anche mia nonna diceva “Aprile, non ti scoprire”!); la Borsa non è mai stata così giù dall’ottobre del 2011 (dal tono credevo che non fosse così giù dal 1911!)… sono tutte notizie che ne va della vita o della morte! E gridano! Sembrano quelle nonne che cinquant’anni fa si attaccavano le prime volte al telefono e alzavano il volume convinte che la voce dovesse davvero correre lungo il filo… Sono esagitati anche quando leggono il sommario delle notizie del telegiornale, e sullo sfondo, per di più, ci deve essere la musica che rimbomba… così che li fanno gridare anche se non vogliono!
- Beh, ti meravigli proprio tu che hai fatto per quarant’anni il giornalista?
- Mai gridato, io! In quarant’anni mai alzato la voce!
- Ma come si chiamano le scritte delle copertine o i titoloni dei giornali?
- Boh, non so, di solito “strilli”.
– Ecco, vedi? In tv altri non possono fare i titoloni e allora si agitano e strillano. È la comunicazione, bellezza, la comunicazione; e tu non puoi farci proprio niente!
La Lui che, come ogni tanto le capita, si diverte a fare il verso a Humphrey Bogart in L’ultima minaccia per alludere al mio mestiere, mi fa incavolare, ma devo riconoscere che ha ragione. Sollecitato dal suo parallelo, mi tornano in mente gli “strilli” di qualche giorno fa, che prendevano tutte le prime pagine di non pochi giornali (anni addietro si sarebbe detto un “titolo a nove colonne”) per dire, chi più chi meno: IL TROTA COSTRETTO A DIMETTERSI. Cavoli! La giustezza (la larghezza) della pagina intera! E se si fosse dimesso Obama, cosa facevano: il titolo girava sulla seconda e sulla terza?
- Hai ragione, Lui. Televisionato o stampato, sembra diventato un mestiere per… che so, ecco, per Joe Sentieri, te lo ricordi? Il primo urlatore… è che così tutto si trasforma in un grande minestrone troppo salato, si perdono i sapori, si perde la gerarchia dei valori… Prendi il Trota: si era dimesso a “nove colonne”, ma la vera notizia, il senso autentico del sensazionale accadimento l’aveva dato quello stesso giorno proprio papà Bossi, sempre furbo come una volpe, ma sempre ruspante come un pollo d’aia: “Il Renzo ha dato le dimissioni perché già da qualche mese era stufo di stare in Consiglio Lombardia”. Questa era la vera notizia, bellezza. Ma per una mezza colonna, niente più!
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