Questa foto ha fatto il giro del mondo. Anche su questo giornale è stata pubblicata nel 2018. Siamo a La Paz e il presidente boliviano Evo Morales consegna due regali a Papa Bergoglio. Il primo è un medaglione con impresso a sbalzo il simbolo della falce e martello e poi, da un tavolino vicino prende un crocifisso in bronzo, steso sulla testa di un martello, le gambe che appoggiano su una falce. Aggiunge che si tratta di un’onorificenza che ricorda il sacrificio di padre Luis Espinal. Un gesuita sul cui luogo del martirio Papa Francesco si ferma a pregare per il sacerdote difensore dei minatori, torturato a morte nel 1980 dal regime militare. Ma al di là del gesto del Presidente Boliviano e di tutti gli altri significati allegorici attribuiti ai regali, dobbiamo ricordare quanto detto a Santa Cruz dove il Papa celebra messa accolto da 2 milioni di persone. Si rivolge ai cartoneros e dichiara: “Iniziamo riconoscendo che abbiamo bisogno di un cambiamento. Problemi comuni a tutta l’umanità che hanno una matrice globale e che oggi nessuno Stato è in grado di risolvere da solo”. (Tratto dal libro: Lavorare è difficile” Franco Angeli Editore, Milano).
L’accento poggia sul ‘bisogno di cambiamento e sui problemi comuni a tutta l’umanità’. E per dimostrare come vengano interpretati sia il cambiamento che l’innovazione, tanto invocati nella gestione degli imprevisti pandemia compresa, ci accorgiamo che sono ripetuti, prevalentemente, quei comportamenti collaudati e vecchi utilizzando solo parole nuove e colori diversi ritenuti più efficaci, adeguati e aggiornati. La pubblicità, ad esempio, si sta muovendo cercando di farci credere che prodotti e servizi reclamizzati siano “nativi” di una green economy, (biologici, non inquinanti, degradabili) in realtà è solo parzialmente vero. E ancora a proposito di cambiamento e innovazione, poco tempo fa, l’imprenditore Domenico Guzzini, in un incontro a cui partecipava come Presidente di Confindustria di Macerata, ha sentenziato: “Penso che le persone sono un po’ stanche di questa situazione e vorrebbero alla fine venirne fuori, anche se qualcuno morirà pazienza”. Il giorno dopo, quindi fuori tempo massimo, ha aggiunto: “Riascoltandomi ho subito realizzato la gravità di quanto espresso”.. Poi si è dimesso dalla sua carica.
Tutti conosciamo il marchio Fratelli Guzzini Spa di Recanati in cui lui, uno dei fratelli, è presidente e direttore marketing. Ma come possiamo ipotizzare un cambiamento se, come sopra detto, continuiamo nella ripetitività dei comportamenti? Naturalmente un buon inizio si otterrebbe con un’attenta e corretta comunicazione. L’attenzione e la correttezza nella comunicazione, vanno utilizzate e abbinate per dimostrare l’interesse verso gli altri. Chi ascolta, chi legge, chi vede, è molto più attento di prima e non per abbondanza di tempo a sua disposizione ma per la maggiore necessità di selezionare le informazioni vere dalle opinioni o dichiarazioni mendaci; comprese quelle fornite dai giornalisti. Dovremmo applicare più spesso l’aforisma del polacco Stanislaw Lec: “Rifletti prima di pensare”. Quindi diventa indispensabile, nel quotidiano, l’utilizzo di un linguaggio semplice alla portata di tutti. Non guasterebbe anche ricordare che siamo coinvolti nella teoria del caos secondo la quale il batter d’ali di una farfalla in Brasile può causare un tornado in Texas (Edward Norton Lorenz – 1972). Ora, volenti o no, nel cambiamento ci siamo già ‘fino al collo’; dobbiamo lottare per continuare a vivere e respirare nella speranza che, con il tempo, si riesca a recuperare quanto perso fin qui. Un recupero negato alle migliaia di persone che non sono più tra noi anche a causa di alcuni ripetuti errori che hanno causato la seconda ondata di pandemia. Errori che si potevano ridurre se avessimo usato solo un maggior ‘buon senso’. Mi è già capitato di scrivere come i Presidenti delle Regioni, ad esempio, potrebbero evitare di fornire indicazioni spesso contrarie alle decisioni governative. Mentre non dovrebbero abbassare la guardia e lavorare di più e meglio per verificare e garantire la fornitura dei vaccini antinfluenzali ancora non distribuiti alle strutture incaricate per la loro somministrazione. Per fortuna il vaccino anti Covid sarà gestito dallo Stato. Alcuni criticheranno questa mia sottolineatura ma intendo fare riferimento ai comportamenti delle singole persone e meno alle organizzazioni che vanno controllate e fatte funzionare al netto degli sprechi, compresa la cosiddetta mano d’opera! Infine far sapere a tutto il settore pubblico che lo “smart working” non significa stare a casa e prendere lo stipendio!
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