Negli annali della storia il 2020 non sarà ricordato solo – purtroppo – come l’anno di inizio della pandemia da Covid-19, ma anche come Anno Internazionale dell’Infermiere, proclamato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Anche l’Ispettorato delle Infermiere Volontarie CRI del Comitato di Varese ha dato il suo contribuito con la consegna del diploma a tre giovani Crocerossine – Giorgia, Rosa, Maha – l’11 dicembre scorso, dopo un biennio di impegno e di studio. Tutte hanno superato brillantemente l’esame finale, diventando Sorelle immediatamente operative, nel rispetto del motto “Ama, Conforta, Lavora, Salva”. Hanno ricevuto i complimenti per la loro preparazione dall’intera Commissione esaminatrice.
Interessante è anche sottolineare che questo 2020 ricorda i duecento anni della nascita – 12 maggio 1820 – di Florence Nightingale, la fondatrice dell’infermieristica moderna. Il suo nome rappresentava un omaggio a Firenze, la città che ne vide i natali. La sorella maggiore, nata a Napoli, fu chiamata Partenophe, sempre in relazione alla città di nascita.
Florence, detta familiarmente Flo, apparteneva a una famiglia dell’alta borghesia inglese: il padre William, ricco ma soprattutto colto, fu un suo importante precettore tra le mura domestiche, secondo la tradizione di un tempo. Flo a lui fu legatissima.
A 17 anni riferiva in casa di una strana chiamata divina: “Dio mi ha parlato e mi ha chiamata al suo servizio”. Per le sue idee entra poi ovviamente in conflitto con la sua famiglia, ma rifiuta anche una proposta di matrimonio dell’importante politico Sir Richard Mockton Milnes nel 1849, anno in cui conosce Elizabeth Blackwell – la prima donna laureata in medicina dei tempi moderni – che la sostiene spronandola e orientandola verso le sue radicate e irreversibili scelte.
Il suo spirito indomito e appassionato la porterà a viaggiare in Europa per cui osserverà dapprima le modalità di lavoro ospedaliero in Germania, poi in Francia – dove a Parigi affronterà i temi di Statistica a lei molto cari – e infine nel 1853 a Londra nel ruolo di Infermiera con funzioni di sovraintendenza.
Ma sarà la Guerra di Crimea (1853-1856) a vederla protagonista: parte per Scutari con 38 infermiere volontarie. In quella sede, pur scontrandosi con l’ambiente, organizza letteralmente in ogni dettaglio il servizio infermieristico e con spirito di dedizione e di abnegazione abbatterà nettamente la mortalità presso l’ospedale militare. In un articolo il Times, lodando il suo operato, la definisce “Lady with the lamp” sottolineandone l’infaticabile presenza al letto del malato in qualunque ora del dì e della notte.
Anche se al rientro a Londra le sue condizioni di salute sono pessime, Florence con tenacia continuerà la sua attività. Scrive, pubblica, progetta, ha riconoscimenti ovunque, redige nel 1859 “Notes on nursing e Notes on hospital “e fonda nel 1860 la “Nghtingale training school for nurses”
modello per la formazione infermieristica che verrà successivamente utilizzato a livello mondiale. Sarà la prima ad applicare il metodo scientifico attraverso l’utilizzo della statistica.
Nel 1870 durante la guerra franco-prussiana la Nightingale partecipa alla fondazione e all’organizzazione della Croce Rossa Britannica. Riceverà onorificenze da entrambe le parti.
La “Signora della lanterna “si occuperà anche di Assistenza Sociale nella sua patria, contribuendo alla nascita dei Servizi Sociali Inglesi.
Continuerà strenuamente il suo servizio, scrivendo e pubblicando lavori scientifici e formativi a favore delle sue “creature “, offrendo attività di consulenza per la sanità britannica fino al 1896, quando la sua salute peggiorerà poi di anno in anno, fino alla morte, sopraggiunta il 13 agosto 1910.
Sulla tomba, per suo desiderio, solo le iniziali del suo nome e gli anni di nascita e di morte.
Tra i suoi significativi scritti troviamo riflessioni che tutti coloro che svolgono la professione di infermiere/a dovrebbero conoscere, per esempio: “nulla vale imparare ad assistere gli infermi, se non si impara ad assisterli con il proprio cervello e il proprio cuore “oppure “la vera disciplina sta nell’umiltà”. La descrizione della personalità infermieristica secondo Florence valeva ma vale tuttora: “silenziosa, ma rapida, rapida ma senza fretta, gentile ma senza lentezza, saggia ma senza darsi importanza, non pettegola…allegra, speranzosa…”
È un lodevole comportamento che abbiamo visto e continuiamo ancora a vedere in questo devastante periodo pandemico tra tutti coloro che a vario titolo sono attorno al letto del malato Covid e non. Noi tutti siamo loro molto grati per la infaticabile professionalità.
Ovunque andasse, l’attenta presenza di Flo le permetteva di osservare con l’intelligenza del cuore ogni ambiente e di stilare per allora quei i capisaldi dell’infermieristica ancora molto attuali: dal cibo all’acqua pulita, ma anche all’ aria pulita, dalla luce al calore, dalla pulizia agli odori e rumori. Il suo costante impegno, la cortesia unita a gentilezza e bontà le fecero avere un occhio di riguardo per i bambini malati. Con sguardo diremmo profetico suggeriva che i bambini non dovessero essere lasciati mai soli e che personale apposito dovesse essere previsto in ogni stanza. Anche il tema del parto e dell’assistenza alla donna furono da lei approfonditi dimostrando una conoscenza avanzata per l’epoca, sull’igiene e sull’epidemiologia.
Più la si conosce, l’affascinante personalità di Florence non finisce di stupire, tanto che sembra parlare a ciascuno sempre al presente, ricordando i doveri della professione, gli obblighi formativi tecnico-scientifici attraverso il costante aggiornamento, il senso di responsabilità in ogni azione del quotidiano, anche in quella che può sembrare la più banale.
In questo anno difficile se Florence fosse stata tra noi avrebbe instillato forza e coraggio al mondo sanitario particolarmente “sotto pressione” e avrebbe coinvolto con il suo metodo rivoluzionario, appassionato, ma soprattutto determinato, le “alte sfere”, stimolandole alla coerenza.
Auguriamoci che le nuove generazioni la vedano come pioniera e modello di un affascinante servizio dove non vi siano limiti alla conoscenza, alla riflessione e alla verifica del proprio operato. “Il lavoro dell’infermiera è un lavoro compiuto in spirito di semplicità e di letizia, di speranza e di bontà, di amore del prossimo” suggeriva la Nightingale, cui io aggiungerei “lavoro fatto con profonda pazienza e silenziosa presenza, dove ascolto, comprensione, condivisione elevano lo spirito tanto da far dimenticare la stanchezza delle lunghe ore trascorse in corsia”.
Tra pochi giorni sarà Natale e nulla avviene per caso. Sfogliando un recente libro – omaggio a Madre Anna Maria Canopi dal titolo “Il silenzio si fa preghiera” ho trovato una sua significativa poesia del Natale 1972, dove le parole ricorrenti sapranno mettersi in risonanza con l’animo di ogni lettore in questo difficile Natale 2020. Lasciamoci teneramente abbracciare dallo sguardo materno di Maria, augurandoci un Natale d’interiorità, all’insegna dell’essenziale. Continuiamo a sostenere con il pensiero devoto tutti coloro che in questo anno sono stati messi duramente alla prova e tutti gli operatori sanitari sempre strenuamente impegnati, affinché la Luce divina continui a guidare e a illuminare i passi di ciascuno lungo i sentieri dell’amore e della speranza.
Come una terra seminata in autunno riposa l’anima mia sotto il gelo. Tutte le zolle sotto la neve sono bianche, tutta la neve sul seminato porta pane. Santità della vita è la pazienza, catarsi del tempo. il silenzio. O silenzio silenzio silenzio, cavità profonda d’infinito. Nel cuore palpitante della notte calmo il respiro di Dio: tacita lo ascolta la Madre.
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