Viviamo momenti difficili, oppressi dalla presenza del virus, provati da mesi in cui ci viene chiesto di ricorrere a dossi massicce di pazienza e di autocontrollo.
Certo troveremmo sollievo nel ricevere gesti di gentilezza e di affabilità e conforto a essere testimoni di buoni comportamenti che, diciamolo, richiedono davvero uno sforzo minimo di volontà.
Spesso invece le cose vanno diversamente.
Anche senza praticare i social dove impazzano i leoni da tastiera, basta un breve giro tra la gente per registrare la crescita esponenziale di atteggiamenti di aggressività e di intolleranza.
Uno
La giornalista incaricata di condurre la rassegna stampa radiofonica del mattino inciampa in qualche papera, dovuta più che altro all’affanno nel ricercare pagine e appunti.
Giunge in radio, in tempo reale, un messaggio che lei decide di leggere: un radioascoltatore, Bobo, le scrive che solidarizza con la sua (della giornalista) maestra delle elementari la quale, poveretta, ha avuto a che fare con un’alunna tanto debole nella lettura.
Perché Bobo fa il maleducato? Per il piacere di umiliare in diretta la conduttrice, o per il gusto di cogliere in fallo una professionista, magari per la soddisfazione che si prova a mettere alla berlina una giornalista presso gli ascoltatori, e, perché no, anche presso i responsabili del servizio Rai.
Fiero del suo intervento, Bobo si sarà sentito meglio per “avergliele dette” alla giornalista?
Due
La ministra Lamorgese risulta positiva al Covid. Tempo pochi minuti e i social si scatenano contro di lei, l’untrice, con gli epiteti più vari: odio verso la casta, antipatia per una donna che ricopre un incarico importante, rabbia generalizzata?
Tre
Incontriamo Katia, una giovane lavorante parrucchiera che sta parlando di Covid con i clienti. È contrariata perché, “per quattro vecchietti che muoiono”, e non certo per colpa del virus, lei che è giovane deve trascorrere un Natale di m*.
Nel suo gruppo di famiglia, penso, ci saranno una mamma, un papà, o un nonno, o un’anziana zia, persone a cui Katia è sinceramente affezionata e che non vorrebbe per nessun motivo veder morire per la pandemia. Però sono gli anziani “degli altri” che non sopporta, quelli che le impediscono di trascorrere un Natale normale.
Disprezzo e scortesia, ostilità e insensibilità di questi tempi sono troppo diffusi: sentimenti più contagiosi dell’influenza.
Di effetto valanga per i modelli negativi parla una ricerca americana di cui non si sentiva il bisogno ma che conferma le modalità con cui dilagano nella società i comportamenti negativi: chi vive immerso in un contesto dove l’indifferenza e il disprezzo per il prossimo imperversano, finisce per respirare aria avvelenata, si ritrova, senza accorgersi, contaminato dagli impulsi più bassi, quelli che allentano i freni imposti dalla buona educazione e ci fanno agire malamente.
I ricercatori Usa “scoprono” che le persone oggetto di insulti e scortesie, come pure quelle presenti ad atti di maleducazione, prima o poi finiscono per aggredire a loro volta il prossimo.
Stando a significare che rabbia, cattiveria, soprusi verbali e non, generano dentro le persone un seme che cresce, lentamente ma inesorabilmente, fino al momento in cui riesce a farsi spazio e a venire alla luce.
Cari Katia e Bobo, e cari odiatori della signora Lamorgese, sono certa che nel profondo non siete così insensibili e cinici come appare dalle cose che dite e che fate. Forse la spinta ve l’ha data qualcuno che è stato aggressivo con voi nel momento sbagliato.
Vi auguro di cuore di poter fare buoni incontri, di essere salutati amabilmente all’inizio di ogni giornata, di trovarvi circondati da amici e conoscenti sensibili, pazienti, disponibili.
Perché possiate, a cascata, meglio a valanga, essere a vostra volta sensibili, pazienti e disponibili verso gli altri.
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