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Attualità

GENTE POVERA

don ERNESTO MANDELLI - 24/12/2020

stalla“Lo depose nella mangiatoia della stalla” (Luca 2,7)

Quella stalla ancora oggi è misura della vita di fede dei credenti. Oggi la nostra società occidentale in occasione del Natale fa grandi festeggiamenti: è diventata la festa più vissuta, preparata ed attesa, ma anche la più mondana e consumistica dell’anno. Che legame c’è tra “il bambino nella mangiatoia” e la festa di Natale dei nostri tempi?

Anche nella mia famiglia si faceva il presepio. Era molto semplice, erano i tempi dell’ultima guerra: povertà e difficoltà incombevano. Il pane era acquistato con la tessera e quindi misurato in ogni famiglia. La fame una presenza molto frequente. Mio padre era disoccupato, mio fratello maggiore ancora senza lavoro, mia madre andava al fiume a lavare i panni di altre famiglie. Era mia madre a guidare la disposizione dei personaggi del presepio con semplicità e con cura. Da ultimo la stalla: il suo commento era: “Gente povera, quel bambino ha voluto nascere povero!” Era un messaggio che non comprendevo, ma che non ho mai dimenticato. Quel bambino nato volutamente povero continuava a interrogarmi.

L’intuizione coraggiosa di un Papa diede inizio al Concilio ecumenico Vaticano II proclamando che “ la Chiesa vuol essere di tutti, particolarmente la Chiesa dei poveri”. Furono momenti di grande attesa e speranza. La voce di quella stalla non si era perduta ma continuava a farsi sentire. Al termine del Concilio un gesto clamoroso e profetico. Nelle catacombe di Domitilla a Roma un consistente numero di Vescovi fanno un Patto ispirato al bambino della stalla. Ecco alcune affermazioni. “Cercheremo di vivere come vive ordinariamente la nostra popolazione per quanto riguarda l’abitazione, l’alimentazione, i mezzi di locomozione. Rinunciamo per sempre alla apparenza e alla realtà della ricchezza. Rifiutiamo di essere chiamati con nome e titoli che significano grandezza e potere (Eminenza, Eccellenza, Monsignore)… Ci impegniamo a richiedere insieme a Organizzazioni internazionali l’adozione di strutture economiche e culturali per permettere alle masse povere di uscire dalla loro miseria…”. Il sogno portato dal Bambino di Betlemme si stava avverando.

Negli anni successivi sono nate intense attività in favore dei poveri e dei bisognosi attraverso le Caritas e altri Organismi. Però la voce del Bambino della stalla continuava a parlare di povertà in particolare alla vita delle Persone Responsabili delle Chiese, alle Comunità cristiane, alle Famiglie cristiane.

Nella Chiesa di Milano il Vescovo, presentando i lavori del Sinodo 47 (1995) scrive: “In Gesù, misericordia fatta carne, siamo chiamati ad essere la Chiesa della misericordia. In Lui, povero per scelta, la Chiesa povera e amica dei poveri”. Dopo alcuni anni gli ha fatto eco il Vescovo di Roma:” Quanto vorrei una Chiesa povera e per i poveri”.

Il messaggio del Bambino della stalla è l’amore radicale vissuto da Gesù fino alla croce. Una vita però accompagnata da una condizione voluta di povertà. Anche la chiamata dei discepoli comportava lasciare tutto per seguire il Maestro (Luca 5,1-11). Lui stesso “non aveva dove posare il capo” (Luca 9,57). La sua vita di predicatore della buona notizia lo ha portato alla sconfitta della croce. Il messaggio che veniva dalla stalla rimaneva chiaro e senza dubbi: non si può predicare il Vangelo senza una vita di distacco dai beni terreni. “ Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo (Marco 16,15). “Non portate nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né denaro” (Luca 9,3). L’unica ricchezza da portare è la Parola del Vangelo.

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