Da bambino, avevo trovato un aquilone sotto l’albero di Natale. Lo custodivo gelosamente in un angolo dell’orto fra le gabbie dei conigli che la mamma mi aveva affidato in cura. Forse l’avevo messo in quel posto particolare perché i miei fratelli e sorelle lì non ci andavano mai e non potevano giocarci senza di me.
Con quell’aquilone sognavo di andare in America. Mio nonno, muratore, era emigrato in Argentina e mio papà, anche lui lo stesso mestiere, era morto un mese prima che io nascessi dopo essere stato anche lui all’estero. Il nonno, un “socialista romantico” che mi portava ai comizi fin da piccolo e con lui stavo molto insieme, mi parlava dell’America.
Fatto sta che l’idea di attraversare l’Atlantico mi attraeva e la guerra fredda l’ho vissuta con passione e orgoglio dalla parte della democrazia occidentale. “L’America con tante vette e qualche abisso”, ripetevo quando cominciavo a interessarmi di politica e a battagliare con gli amici comunisti che non capivano perché un giovane operaio stesse con i “padroni”.
Tra gli abissi mettevo la pena di morte che mi ha sempre fatto orrore. Un’avversione totale che John Grisham, il mio autore preferito di cui ho letto tutti i legal thriller, ha reso ancora più d’acciaio. Le sue angoscianti descrizioni dei detenuti nel braccio della morte danno i brividi. Con quale diritto, quale finalità, quale parvenza di giustizia? La crudeltà esibita, afferma anche Grisham con disgusto.
Negli Usa, 29 Stati su 50 conservano ancora la pena di morte. Tuttavia, a livello federale vigeva da 16 anni una moratoria, cioè nessuna esecuzione, interrotta nel 2019 per volontà di Donald Trump. Pareva una mossa elettorale in vista delle presidenziali di quest’anno considerato che molti americani volevano ripristinarla e invece ecco la sorpresa degli ultimi giorni.
Brandon Bernard è stato giustiziato il 10 dicembre a 40 anni, il più giovane a subire questa barbarie negli ultimi 70 anni dopo un omicidio da lui compiuto quando ne aveva 18. È così fallita la campagna per salvare l’uomo che in carcere aveva studiato e si era dedicato al volontariato sociale per tenere i giovani lontani dalle gang.
La stessa procuratrice, che al processo aveva proposto la condanna a morte, si era poi detta favorevole alla commutazione della pena in ergastolo. “Avendo visto Brandon crescere e diventare un adulto umile e pieno di rimorsi assolutamente capace di vivere pacificamente in prigione, come possiamo sostenere che meriti la morte?”.
Inascoltata la procuratrice, e c’è di più, il Dipartimento della Giustizia americano ha dichiarato che da qui al 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Joe Biden, contrario alla pena capitale, ci saranno altre cinque esecuzioni, un numero che in così poco tempo a livello federale non si era visto da più di un secolo.
Col mio aquilone volerei ancora in America con la speranza che quella grande nazione trovi la forza di un altro balzo avanti nella sua storia verso maggiori diritti umani e civili.
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