Alla fine del secolo scorso, dopo gli scossoni disordinati del ’68, venne coniato il termine di post-moderno, per indicare una stagione, in particolare letteraria, che tentava di sfuggire alla normalità narrativa che aveva caratterizzato gli anni del Dopoguerra. È nata così la frammentazione, il gusto del paradosso, il sussultare frenetico tra un luogo comune e un altro, fino ad arrivare a quella post-verità che è stata teorizzata come nuova frontiera dell’interpretazione sociale.
In realtà la post-verità è solo un modo non troppo elegante per indicare una dimensione antica quanto il mondo, la dimensione dell’inganno: la post-verità è quella del serpente che ha convinto Eva a mangiare la mela, così come è quella di chi pensa che il Covid-19 sia un complotto organizzato dai poteri occulti della finanza mondiale.
Superare il passato è certamente qualcosa di positivo, soprattutto se ci si rende conto che il mondo sta cambiando anche rapidamente e che non si possono risolvere i problemi nuovi continuando ad usare i vecchi sistemi e le vecchie ricette.
La pandemia è una frattura talmente forte con il passato che ci dovrebbe augurare di veder superati di colpo i vecchi schemi, le vecchie certezze, le vecchie ideologie. E invece siamo di fronte ad una politica e ad una società dove la difesa dei piccoli privilegi e l’arroccamento sulle parole d’ordine del passato è fin troppo frequente e sbandierato come un’illusoria coerenza.
Basta guardare ai contorsionismi che hanno accompagnato il voto parlamentare che ha dato via libera alla missione del presidente del Consiglio a Bruxelles per negoziare, tra l’altro, gli oltre 200 miliardi che l’Unione europea concederà, parte in prestiti, parte in finanziamenti, per avviare un grande piano di rilancio economico. Infatti il Movimento 5 stelle continua a bloccare la possibile richiesta di 36 miliardi per la sanità, che sarebbe concessi dal Mes (Meccanismo europeo di stabilità) e di cui l’Italia avrebbe un grande bisogno. Il no al Mes era uno dei punti programmatici dei Cinque stelle, ma due anni fa, prima che scoppiasse la pandemia e prima che lo stesso Mes modificasse le sue regole varando la corsia preferenziale per le spese sanitarie. Restare fermi al no espresso in tempi completamente diversi appare una posizione non post, ma pre-moderna, fondata tutta sull’ideologia, sulla pretesa teorica di avere comunque un’interpretazione capace di affrontare i problemi sociali.
Ugualmente ideologica, cioè fondata su preconcetti schematici, è stata la proposta di introdurre una nuova tassa patrimoniale per trovare i fondi per affrontare l’emergenza. Una proposta sottilmente motivata più dal fatto di voler punire la ricchezza, che comunque deve essere tassata in maniera progressiva, che non di finanziare nuovi investimenti sociali. Infatti una “patrimoniale” leggera non servirebbe a nulla, perché darebbe un gettito irrisorio dato che già esistono imposte sugli immobili e sulle attività finanziarie, mentre una “patrimoniale” pesante avrebbe effetti sostanzialmente negativi facendo crollare il valore degli immobili, provocando perdite sul fronte azionario e offrendo una ragione in più perché i capitali vengano investiti all’estero o rimangano chiusi nelle cassette di sicurezza.
Il paradosso è che mentre si parla di patrimoniale il Governo, pur con intenti positivi, attua una doppia manovra in direzione esattamente opposta. L’agevolazione del 110% per le ristrutturazioni edilizie, pur motivata dalla politica di risanamento ambientale e di risparmio energetico, va comunque a favorire chi un’abitazione la possiede. Il cashback di Stato per incentivare l’uso delle carte di credito sarà in gran parte appannaggio dei ceti medio-alti, quelli che già ora usano le più moderne forme di pagamento senza contanti. Peraltro la stessa promessa di restituire il 10% di quanto pagato senza contanti è un altro esempio di post-verità: perché leggendo il decreto attuativo si può scoprire che «qualora la risorsa finanziaria non consenta il pagamento integrale del rimborso spettante, questo è proporzionalmente ridotto», come dire che tanto più l’iniziativa ha successo tanto meno si riuscirà ad ottenere.
Dal Mes al cashback continuano così a prevalere i vecchi metodi della politica.
Tra gli schemi ideologici e le post-verità bisogna confidare sul fatto che, come diceva Carlo Cattaneo, «l’atto più sociale dell’uomo è il pensiero», e dal pensiero può nascere una vastissima varietà di idee e di comportamenti. Qualcosa di completamente diverso dalla politica fondata sugli slogan e sulle illusioni.
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