La decisione di non permettere l’apertura della stagione sciistica fino a dopo l’Epifania è apparsa per il comparto turistico italiano l’ennesimo segnale di disinteresse del governo verso questo settore.
Augurandoci che la stessa decisione si applichi per l’intero arco alpino (visto che molte stazioni sono connesse con gli opposti versanti delle Alpi e rischieremmo l’assurdo di veder scappare all’estero anche gli sciatori italiani) è opportuno però fare un ragionamento serio sul turismo italiano che teoricamente dovrebbe essere la prima industria nel nostro paese.
Un settore che quest’anno (dati della Commissione bilancio della Camera) si avvia a perdere circa 14 miliardi, più o meno due terzi del giro d’affari e con una percentuale che supera abbondantemente l’80% per la clientela straniera.
Parliamo solo di imprese turistiche dirette, poi c’è l’indotto che va dagli esercizi commerciali ai pedaggi autostradali, dagli ingressi ai musei agli affitti delle seconde case alla miriade di acquisti che come turisti facciamo ad ogni vacanza. Qui i calcoli si fanno del tutto ipotetici, ma sono evidentemente cifre enormi.
Il turismo in Italia ha milioni di addetti, polverizzato in milioni di grandi ma soprattutto piccole imprese che garantiscono un reddito di sussistenza a milioni di famiglie, eppure non sembra essere al centro dell’interesse del governo nonostante che la cassa integrazione abbia avuto nel turismo incrementi da capogiro ed a goderne siano stati solo i dipendenti “ufficiali”.
Alla fine i ristorni sono stati piccola cosa – né, visti i numeri, poteva essere diversamente – ma colpisce il non aver considerato l’importanza di un settore che crea posti di lavoro automatici ad ogni investimento, occupazione che ovviamente si perde immediatamente ad ogni chiusura.
Al di là degli aspetti economici, un milione di euro investito nel turismo genera molti più addetti che non nell’industria (si è parlato di quindici a uno) e se è gestito bene difficile trovare qualcosa di più “green”. Com’è possibile allora che lo Stato abbia deciso – esempi calzanti – di “ristorare” con crediti a tassi sconosciuti (ma vicini allo zero) una FCA (ex Fiat) per sei miliardi e quasi altrettanti donati per Alitalia e sottovalutare invece l’incredibile “effetto domino” che quegli stessi fondi avrebbero avuto per il turismo italiano in termini di reddito diffuso? FCA ed Alitalia – da sole – hanno invece goduto di più incentivi di tutte le strutture ricettive italiane: francamente appare un assurdo.
Perché, aperte o chiuse, tutte le strutture turistiche pagano anche quest’anno tasse assurde (come la TARI, la raccolta rifiuti) pur non avendo prodotto spazzatura aggiungendo il danno alla beffa. C’è una logica in tutto questo? In un momento in cui l’occupazione è scesa a livelli di tragedia non cogliere queste priorità di “effetto leva” da una parte è sconcertante, ma dall’altra sottolinea che chi governa sembra non conoscere la realtà del paese o di saper prendere decisioni logiche e conseguenti, almeno come priorità.
Bisogna essere degli sconsiderati per affollarsi nelle discoteche sarde senza mascherina come avvenne ad agosto, ma penalizzare tutte le attività turistiche allo stesso modo è stupido ed ingiustificato, soprattutto perché non c’è un rapporto tra contagiati e strutture, se si osservano delle regole che prima di tutto sono di buon senso.
È evidente che è folle correre tutti in massa al veglione di Capodanno ma andando a sciar, la mascherina (o il passamontagna) si mettono comunque per necessità climatiche e lo sci è uno sport prettamente individuale, così come il distanziamento che si può ottenere anche in funivia e tenuto conto che comunque si scia all’aria aperta. Non si chiede di arrivare al menefreghismo svizzero che nei fatti nega la stessa realtà del Covid e che durante le feste segnerà il “tutto esaurito”, ma maggiore senso di equilibrio forse sarebbe stato logico e giusto.
Tornando all’aspetto economico, un paese che era ai vertici del turismo mondiale (siamo velocemente scesi al quinto posto, insidiati dal Messico, ormai desolatamente terzi in Europa dopo Francia e Spagna) eppure si vanta di avere oltre la metà dei siti artistici dell’umanità sembra comportarsi in modo sconsideratamente folle, uccidendo e non sfruttando quelle risorse che generosamente ci hanno consegnato la natura e i nostri antenati. Eppure turismo, storia, cucina, ambiente, risorse naturali sarebbe e sono il “top” della percezione italiana nel mondo…macchè uccidiamo, inconsapevoli o no, proprio il nostro futuro.
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