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Cultura

CARISMA PERICOLOSO

ANTONIO MARTINA - 11/12/2020

leadershipSul settimanale di venerdì 20 novembre, è apparso un articolo sul management in cui, tra l’altro, si diceva e cito: … “un grande leader è capace di guidare il cambiamento, fissare degli obiettivi incredibilmente audaci, circondarsi delle persone migliori che si possano trovare, e farle lavorare”. Nei fatti, come si declinerà in futuro il “si circonda”? E il “farle lavorare?” Si tratterà di sostituire dei collaboratori? Di adottare nuovi modelli di valutazione della produttività? Di progettare ex novo un equilibrio tra lavoro in presenza e a distanza? E, alla fin fine, chi sarà il “grande leader”? Serviranno manager carismatici, abituati a stare con le persone, a toccare le corde motivazionali, a contrastare le resistenze al cambiamento”

Sono molto interessanti tutte le domande comprese nel capoverso sopra indicato, mi permetto soltanto un riferimento al cosiddetto grande leader il quale necessiterà di manager carismatici!

I miei studi sulla leadership, le caratteristiche dei capi azienda che ho incontrato e con i quali ho lavorato, appartengono ad almeno sette tipologie, esse sono (cominciando dagli aspetti negativi): “incompetente – rigido – intemperante – insensibile – insulare – malvagio”. Daniel Goleman, scrittore e psicologo, autore del best-seller “Intelligenza emotiva”, aggiunge altri tre tipi che gravitano nell’area positiva come: il visionario, l’etico, il carismatico. Tra i “visionari” collochiamo chi riesce a proporre la sua volontà in grado di indurre alla creazione di un sogno condiviso; un esempio per tutti può essere individuato nel lavoro svolto da Steve Jobs, imprenditore e co-fondatore di Apple Inc., pioniere e inventore della microcomputer revolution. Quello “etico”, dotato di onestà, trasparenza, rispetto, cura del prossimo, pazienza, umiltà, coraggio, verità e bontà; sviluppa i comportamenti sociali perché le persone percepiscono di essere in un’organizzazione giusta, si aiutano a vicenda, mettono in atto tutti quegli aspetti di altruismo non esplicitamente richiesti ma che comunque giovano alla società e amplificano un clima di reciproca fiducia. Ovviamente il leader etico deve dimostrare di essere anche competente e suscitare empatia. Solo così scatterà un sentimento di ammirazione tale da indurre le persone a seguirne l’esempio. Don Luigi Sturzo ha ricordato alle persone impegnate che avrebbero dovuto “servire la politica e non servirsi della politica”. Un esempio per tutti può essere l’abnegazione dimostrata dallo statista Aldo Moro, barbaramente ucciso dalle Brigate Rosse. Il terzo è definito “carismatico”, quando riesce a dimostrare la capacità di esercitare, grazie a doti intellettuali o fascino personale, un forte ascendente sugli altri e di assumere la funzione di guida. Chi la possiede è in grado d’influenzare le persone convincendole che la sua parola è quella giusta da seguire. Il carismatico se ne accorge presto e sfrutta questa sua peculiarità. Egli sa infatti di avere la capacità di “manovrare” le persone affinché facciano ciò che lui desidera e, grazie a questa dote, guadagna molti successi personali che arricchiscono il suo ego e le sue tasche. Deve quindi riuscire a mantenere un certo grado di umiltà e imparare ad agire per il bene della società prima che per il suo.

Il sociologo Max Weber, anche lui citato nell’articolo a cui mi riferisco, parla di autorità carismatica definendola: “Fondata sulla devozione alla eccezionale santità, eroismo o carattere esemplare della singola persona e dei modelli normativi o ordini rivelati o impartiti da tale soggetto”. Inoltre applica il termine carisma a “una certa qualità della personalità di un individuo, con la quale egli si eleva dalle persone comuni ed è trattato come uno dotato di poteri o qualità soprannaturali, sovrumane, o quanto meno specificamente eccezionali. Questi requisiti non appartengono alle persone normali, ma sono considerati di origine divina o esemplari, e sulla loro base l’individuo in questione è trattato come un leader”. Il carismatico sfrutta le eccezionali qualità personali che costituiscono la dimostrazione di uno straordinario acume e successo. Da qui la disponibilità di obbedienza e lealtà tra i suoi seguaci. Il termine carismatico è stato attribuito a persone che abbiano segnato in qualche modo la storia per la loro capacità di radunare attorno a sé una massa critica in grado di sconvolgere il corso degli eventi; inoltre non dovrebbe mai anteporre il suo interesse personale ma il successo del gruppo/popolazione a cui si rivolge. Anche in questo caso un esempio per tutti è costituito dalla discesa in campo del noto imprenditore Silvio Berlusconi. Da notare che la persona non deve necessariamente interpretare una forza positiva, pertanto sia Adolf Hitler sia Benito Mussolini possono ragionevolmente essere considerati leader carismatici.

Ma la più grande attenzione va dedicata alla classe dirigente che può garantire un corretto presidio del territorio e rilevare le diverse quanto numerose istanze dei cittadini. Non possiamo pensare che la democrazia diretta sia considerata tale solo perché ci si può esprimere attraverso i social o utilizzando piattaforme di qualsiasi tipo. Social e piattaforme sono da considerare solo strumenti d’integrazione e di coinvolgimento.

Pertanto la migliore autorevolezza esprimibile è un’altra, quella definibile “situazionale” di cui potremo parlare in una prossima occasione. Ne anticipo solo la definizione, appartiene a quelle persone le quali sono in grado di sviluppare un processo d’influenza che riesca a “garantire il raggiungimento di risultati di rilievo attraverso l’ascolto e la valorizzazione delle persone”.

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