Voglia di fare. Necessità di fare. Realmente fare. Dovrebbe essere la vocazione dei buoni cittadini, ma soprattutto dovrebbe essere propria dei politici che amministrano la nostra Nazione, i suoi territori, il benessere degli abitanti.
Per quanto riguarda la nostra Varese questa vocazione al fare sembra esserci in molti, probabilmente per via della laboriosità innata nella nostra popolazione, ma accanto a questo atteggiamento positivo ci sono spunti che frenano come, ad esempio un certo timore per le novità: è istintivo. È anche difficoltoso valutare i lati positivi e i lati negativi di future modifiche. Ci sono necessità da realizzare, vantaggi da recuperare, ma quali i costi, le fatiche, le difficoltà? Come sarà la realtà dopo?
Si devono fare scelte ed entrano in gioco la politica, l’economia, la progettazione tecnologica, sacrifici e lavoro per migliorare. Può essere una scommessa. In effetti non è facile valutare l’inevitabile attrito tra i vantaggi e gli svantaggi di ogni opera. Ciò può portare a rinunce e così si lasciano le cose come stanno; compare un certo immobilismo nei confronti delle necessità della città.
A livello politico amministrativo il fare dovrebbe essere prioritario rispetto al frequente vaniloquio troppo presente nei vari dibattiti.
Va distinto bene il profondo, saggio discorso politico di alcuni rispetto ai discorsi vuoti, subdoli di molti. Purtroppo i mass-media, i social hanno assai spesso decretato il successo di questi ultimi. Il vaniloquio spesso seduce, può affascinare, può convincere e apparire positivo. Solletica, conferma, rassicura i pensieri, le idee, le convinzioni di certi gruppi di cittadini. Ad altri però queste parole appaiono vuote e inutili; dove i vantaggi? Desiderano le opere non le parole.
In questi giorni di lugubre doloroso pesante dramma le cronache ci hanno mostrato numerose immagini di ospedali in costruzione, rimasti incompiuti. Qualche anno fa ricordo le immagini di un carcere quasi interamente realizzato ma poi lasciato in stato di abbandono. I drammi recenti hanno portato alla luce mancanza di manutenzione su ponti, gallerie, viadotti di autostrade, ma anche di viabilità minore. Vien da chiederci: perché questa mancanza di fare?
Facile attribuire le colpe alla burocrazia – troppo spesso legata a livelli culturali quasi assenti – e alla sua incapacità a utilizzare o reperire fondi, talvolta anche deviati ad altri fini e poi soggetti ad inchieste giudiziarie.
Qualche giorno fa c’è stata la violenta alluvione in Sardegna e sui nostri teleschermi sono apparse le immagini veramente drammatiche di un paese che aveva già subito qualcosa di analogo circa 5 anni fa. Perché in questi anni non sono stati realizzati i rimedi? Anche in Piemonte nella valle del Tanaro la pioggia è caduta con eccezionale intensità e sempre i teleschermi ci hanno mostrato il dramma di un coltivatore impedito dagli Enti preposti a creare una difesa alle sue preziose terre. Viene spontaneo chiederci il motivo per cui i responsabili locali non hanno “fatto”. La vittima accusava la burocrazia con cui lui si era scontrato: era gentile perché appunto non diceva “quelli della burocrazia”, ossia le persone inette, ma la “burocrazia” generica.
Se il fare, come ho detto prima, porta vantaggi, può anche causare errori ma comunque il realizzato è sempre meglio delle omissioni.
È anche vero che emotivamente siamo portati a evidenziare gli errori, gli aspetti negativi più che i positivi e istintivamente restiamo turbati dalla vecchietta investita sulle strisce pedonali mentre siamo indifferenti al boyscout che aiuta l’anziana ad attraversare la strada. Il negativo balza di più ai nostri occhi; lo sappiamo tutti.
In questi giorni la nostra città, nella classifica della qualità della vita stilata da un noto importante quotidiano economico, è risalita di molti posti. È un modesto indice perché la vita dei singoli resta perfidamente dura, ma è qualcosa in più che dice che nella nostra città si cerca di fare, anche se questo fare viene criticato. Il confronto di pareri diversi è senz’altro utile (dipende molto da come vien fatto) ed è meglio della accettazione passiva delle cose. Ciò che conta è l’evoluzione in senso positivo di quanto sta avvenendo nella nostra Città.
È tutto merito del Sindaco e della Giunta che stanno al timone? I loro meriti come i loro demeriti non possono essere cancellati, sono evidenti, ma coinvolti sono anche quelli che non la pensa allo stesso modo dei “timonieri” ossia l’opposizione in cui può sorgere la tentazione che sia meglio bloccare il “fare”. Ma è giusto? Evidente la negatività di questo atteggiamento mentre è valido il modo di agire di chi, pur non pensando allo stesso modo, indica miglioramenti al “fare” e quindi rende positività per la città la sua opposizione.
In effetti i momenti belli del nostro consiglio comunale sono quelli in cui la discussione, meglio il dialogo, si svolge in questo modo: pareri diversi che possono portar vantaggi alla città.
You must be logged in to post a comment Login