In una serie di classifiche più che mediocri qualcuno almeno è riuscito a raggranellare qualche punto da una parte o dall’altra.
È la storia del momento dei campionati dei nostri luoghi.
Chi costantemente non riesce a portare in saccoccia qualcosa di valido è la Uyba incomprensibilmente decisa ad un taglio di qualsiasi radice attiva cadendo in ogni situazione tipica negativa e, in compenso, validissima per estirpare qualcosa di buono in tutto il suo podere.
Difficile capire la causa di risultati esclusivamente negativi ancor più difficile capire come una società e una squadra di buon rilievo in passato, abbia ceduto le armi a tutto e a tutti.
Prima del pre campionato non era certo prevedibile una debacle di simile portata. Potevano accettarsi sconfitte da formazioni senza nessuna pretesa facenti parte del campo dei migliori: nessuno, insomma, poteva pretendere neanche di avvicinarsi a qualcosa di simile al Conegliano.
Il fatto è che, invece, a Busto si è pienamente adottato la teoria di conquista di una striscia di disperazione che non giustifica risultati minimante accettabili e, per la verità, all’inizio anche imprevedibili.
È difficile capire a cosa sia dovuto il dissesto: un conto è una mediocrità e altro conto è l’assoluta negatività.
Ovviamente, i più disperati bustocchi è evidente che non possano far altro che raccogliere collezione di fazzoletti bagnati di pianto. Questo in fatto di passioni e di incomprensioni.
Quanto a critiche tecniche il problema non lascia posto a misura alcuna che tradotto in poche parole significa che non ci capisce niente nessuno.
Sperare non costa assolutamente niente ma sarebbe bello se potesse costare qualcosa.
Sembra un pianto, dunque, quello che riguarda questa compagine ed è enormemente strano che si sia finito in un pozzo asciuttissimo di qualsiasi acqua considerato che tanto o poco le capacità dell società hanno avuto nel passato ottimo modo di essere messe in visione. Insomma qualcosa di meglio si è sempre visto, qualcosa di meglio si diceva di una posizione in classifica addirittura nauseante.
Più che stare a “sperare” potrebbe essere utile stare a “pregare”.
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