Il Pirellone continua a navigare in cattive acque, con l’equipaggio in preda al panico. Sembra di assistere al remake della nave Concordia. Molti hanno ha già abbandonato la nave o sono stati costretti a farlo, altri si accingono a salire sulle scialuppe di salvataggio. Il brusco impatto con gli scogli ha fatto traballare il nostromo che, su consiglio della Lega Navale, si è dimesso dall’incarico. Ora la nave giace inerte, pericolosamente inclinata a destra. L’analogia finisce qui. Per il resto la vicenda del Pirellone si discosta in parte da quella della Concordia, il cui comandante, persa la bussola, se l’è squagliata per tornare al proprio domicilio. Invece il governatore, consumato ufficiale di rotta – “da cinquant’anni faccio viaggi di gruppo” – non ha alcuna intenzione di ritirarsi a vita privata. Rimane al posto di comando, sfidando impavido marosi e Maroni, attribuendosi una sola colpa, quella di aver frequentato amicizie sbagliate. Del resto – si è scusato – “anche Gesù ha sbagliato nella scelta dei collaboratori”. Il confronto, sicuramente irrispettoso e biasimevole, sembra tuttavia avere una sua logica: al culmine dei 161 metri del Pirellone bis, si tocca il cielo con un dito. Ecco perché il governatore ritiene di poter competere alla pari con l’Altissimo.
Ultimissima. Nel cerchio magico della rotonda di Buguggiate i ciclisti padani, in corsa dall’inizio dei Mondiali per la conquista dell’oro, appaiono ancora compattamente in gruppo al servizio del capitano Umberto Bossi. Appaiono, ma in realtà le cose stanno diversamente: il leader è sparito. È in fuga? No, stremato, ha lasciato il campo per esaurimento della spinta propulsiva. Ora la pattuglia dei superstiti procede in ordine sparso, capeggiata da Bobo Maroni nella doppia veste di corridore e commissario tecnico. Giudice di gara Henry John Woodcock , di Napoli, coadiuvato da colleghi di Milano e Reggio Calabria. L’esito della gara non è scontato. Bobo Maroni esorta e punge tutti i concorrenti in maglia verde, strigliando senza mezzi termini perfino le riserve, le più riottose, invitandole a pedalare. Sull’esempio di Belsito, Renzo Bossi, Monica Rizzi e Davide Boni.
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