Fino ad oggi la venuta di Gesù ancora non è avvenuta. Come si spiega questo ritardo per il suo ritorno, di cui ci ha parlato lui stesso? Perché non ci rendiamo conto che Gesù è già tornato e vive in mezzo a noi (“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” – Mt 28,20). Lui è già al nostro fianco, nella lotta a favore della giustizia, della pace, della vita. Per questo aspettiamo con ferma speranza la liberazione piena dell’umanità e della natura. L’esempio del padrone di casa e dei suoi servi è detto per illustrare questa tesi.
L’invito del Signore è pressante ed inequivocabile: “Se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa”. Nessuno sa nulla rispetto all’ultima ora, definitiva; né gli angeli né il Figlio, ma solo il Padre. Del resto ciò che importa non è sapere l’ora della fine di questo mondo, bensì avere uno sguardo capace di percepire la venuta di Gesù già presente in mezzo a noi nella persona del povero (Mt 25, 40) e in tanti altri modi e avvenimenti della vita di ogni giorno.
Vegliamo, dunque, aspettando il ritorno del Signore, che tornerà nella gloria, nella pienezza dei tempi. Dopo essere venuto una prima volta nella storia, avere annunciato il Regno di Dio, avere mostrato il vero volto del Padre, essere morto e risorto… ritornerà per ricondurre a sé ogni creatura. Questa è la fede dei discepoli. Questa è la ragione per cui noi siamo come dei servi che attendono il ritorno del padrone nel cuore della notte. Ed è proprio così che ci sentiamo: come nel cuore della notte, col sonno che pesa sulle nostre palpebre e la stanchezza che ci abbatte.
Una notte profonda, in cui c’è il rischio di perdere la fede o di renderla insignificante, è reale. Quanti ci dicono che la nostra fede non ha senso, è illusoria, sorpassata. Ecco perché dobbiamo vegliare per non cedere a queste provocazioni. Perché la fede sia come una veglia colma di fiducia, un’attesa sempre viva anche se protratta nel tempo, un desiderio che non si spegne e non finisce. Vegliamo, dunque, nella fatica, anche se le tenebre della notte fanno paura. Vegliamo anche quando siamo tentati di scoraggiarci e pensiamo di esserci sbagliati (‘E se fosse tutto un bell’inganno?’). Vegliamo per non farci travolgere dalle cose da fare, dalla crisi economica, da quella delle relazioni e degli affetti. Vegliamo per non stordirci con le preoccupazioni o le illusioni. Vegliamo come chi sa che la vita non si consuma tutta qui e che i frammenti di eternità che ci troviamo piantati nel cuore, non sono che una caparra di Dio. Vegliamo pregando, con una preghiera intensa e feconda, vera e quotidiana…
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