La storia raccontata ci presenta dieci ragazze che attendono lo sposo. Chi è lo sposo e chi sono le dieci ragazze? Lo sposo è Cristo, le dieci ragazze sono la comunità cristiana. La storia non parla della sposa, perché le dieci ragazze sono la sposa e attendono l’arrivo non di uno sposo, ma del loro sposo. Queste dieci ragazze sono la sposa di Cristo, la Chiesa (cfr Ef 5,22-32). Il gruppo è diviso in due categorie: cinque sono sagge e cinque stolte. Come si manifesta la saggezza delle prime cinque? Calcolando che l’attesa dello sposo sarebbe andata per le lunghe, “insieme con le lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi”. Avevano capito che la vita ha una durata troppo lunga per poter conservare sempre la stessa carica di fede e di carità senza fare rifornimento. Le lampade accese significano la costante vigilanza che occorre per non perdersi nella notte della dimenticanza e della infedeltà in questo mondo.
Tema di fondo è l’attesa del Signore che viene. Ciò non significa che la vita presente sia una sala d’attesa della vita eterna, ma che dev’essere vissuta come vita responsabilizzata in vista del Signore che viene. L’attendere Dio presuppone la fede. L’olio delle lampade è la fede con le opere.
Le cinque ragazze sagge, che rappresentano i buoni cristiani, non sembrano poi tanto buone… Alle amiche stolte che chiedono un po’ di olio, rispondono: “No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene“. Le ragazze sagge non possono dare il loro olio alle stolte perché nessuno può essere vigilante al posto di un altro, nessuno può amare Cristo al posto di un altro: è un affare personale. Questo racconto istruttivo ha lo scopo di esortare a tenersi pronti all’arrivo del Signore: un arrivo di cui non conosciamo né il giorno né l’ora, ma che non è lontano ed è certissimo e inevitabile.
Le ragazze stolte che chiamano Gesù: “Signore” hanno dimenticato l’insegnamento che egli aveva già dato:” Molti mi diranno (nel giorno del giudizio finale): Signore, Signore… Io però dirò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità“. Queste parole non condannano la preghiera, non proibiscono di invocare Cristo come “Signore”, ma ci insegnano che la preghiera deve essere unita alla pratica della vita cristiana. Bisogna fare la volontà del Padre; diversamente la preghiera non serve. Nell’attesa del grande giorno della venuta del Signore bisogna vegliare. Così le ragazze della parabola (cioè noi cristiani!) devono essere impegnate, operose e diligenti, perché questa è la vera “saggezza” cristiana: attuare con perseveranza la volontà del Padre.
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