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Opinioni

TOCCA AI GIOVANI

LIVIO GHIRINGHELLI - 20/11/2020

giovaniDi fronte alla grave crisi mondiale provocata dal Covid -19 ci si pone sempre più il problema: a quale dimensione della vita spetta la priorità? Alle esigenze securitarie della salute o alle ragioni di un’economia del profitto, che accentua sempre più la logica dello sfruttamento umano, di un capitalismo di mercato, che sfatando i suoi miti favorisce sempre più le disuguaglianze e condanna il genere umano allo squilibrio perpetuo e alla globalizzazione dell’individualismo sfrenato ed egoistico? Come poi conciliare le due esigenze per quanto comportano di benefici, ma proponendo al contempo una soluzione, che non sia di ritorno alla cosiddetta normalità, bensì si apra, alla luce di questa crisi, a tutta una diversa concezione dello sviluppo, del progresso o almeno dell’autosufficienza generalizzata?

Di fronte all’imperativo categorico di una cooperazione multilaterale, di alleanze, alla responsabilità degli uni per gli altri, stanno le involuzioni, gli irrigidimenti nazionalistici, il sovranismo delle chiusure, la rotta di collisione in campo internazionale tra gli Stati Uniti e la Cina (grave risulta che gli americani non riconoscano più la funzione di quella OMS, che è stata la prima Agenzia specializzata nata in seno all’ONU, di cui si celebrano i 75 anni di vita). L’isolazionismo degli Stati Uniti è inteso a preservarsi i diritti esclusivi del vaccino anticovid contro ogni ragione di giustizia e di solidarietà. Il diritto di proprietà intellettuale e i brevetti, specie in campo sanitario, in un mondo in cui sempre più il vero potere deriva dalla conoscenza, devono subire una profonda revisione.

Alla costruzione di un nuovo e ben diverso spirito di civiltà si ispirano i nr. 170-175 dell’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco. Non si può continuare a fare appello al diritto della forza piuttosto che alla forza del diritto. La dissoluzione dell’Unione Sovietica e la fine della guerra fredda non hanno schiuso orizzonti di pace, lasciandoci invece pesanti eredità. Onde il bisogno sempre più impellente di un’autorità internazionale abilitata a intervenire in ogni situazione conflittuale efficacemente. Purtroppo sullo sfondo appare un nuovo blocco d’ordine ispirato a vecchi autoritarismi.

Se l’eccessiva finanziarizzazione ha provocato profondi sconvolgimenti, va rivisto il rapporto pubblico-privato. Le risorse accumulate purtroppo vanno a vantaggio di una élite sempre più ristretta, degli speculatori, perciò devono intervenire in alternativa in modo efficace nella partnership le iniziative del terzo settore. Tutt’altro che trascurabile nella visione di Papa Francesco l’apporto delle periferie del mondo nel loro auspicabile risveglio. Questo oltre la teoria del traboccamento o del gocciolamento nell’economia di libero mercato: ciò che avanza ricade a vantaggio dei più poveri. L’umanità dello scarto via via ha purtroppo perduto la capacità di aspirare a una vita migliore. Bisogna invece partire dalle tre T di Papa Francesco (tierra, techo, trabajo), da chi lotta per una terra, una casa, un lavoro al fine di ricostruire la dignità umana. Questo a vantaggio anche del Nord del mondo.

L’egemonia culturale del liberismo ha invero sacrificato i giovani. Da questo momento di deculturalizzazione mostruosa deve animarsi una massa critica, che abbia un pensiero, trascendendo gli stereotipi e rifuggendo dall’analfabetismo funzionale. Possono dare contributi decisivi a una società civile globale movimenti come Me Too, Fridays for Future, Blake Lives Matter in termini anche di capacità elaborativa. Tra l’altro nel passato e nel presente il pubblico è stato molto spesso sinonimo di inefficienza.

Dal 19 al 21 novembre si è svolta l’iniziativa di The Economy of Francesco, con al centro i giovani chiamati a discutere di modelli economici alternativi. Non una carrellata di speaker. I giovani che nella società occidentale rivestono un ruolo marginale costituiranno un incubatore di start up a livello di idee. Incoraggiano anche certi successi del passato quali la campagna per la messa al bando delle mine, la battaglia sul debito. Comunque meno progetti e più esperienze.

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