Dove è il buon Samaritano? Dove è andato a finire il buon Samaritano?
Questa grande prova epidemica, questa malattia sociale che da mesi ci perseguita, ha messo in evidenza la necessità umana d’avere accanto nella vita un buon Samaritano. La figura carismatica che ti aiuta e ti sostiene nel tuo smarrimento, nella tua paura, nella sofferenza di fronte alla malattia, di fronte alla minaccia del fine vita.
Il clima che vivevamo prima di questo drammatico evento, consumistico e falsamente ottimistico, ci bendava gli occhi di fronte ad una realtà, che non è cancellabile nella sua crudezza. L’epidemia ce l’ha ributtata in faccia. Siamo deboli e sofferenti! D’accordo, va tutto bene, ma dov’è il buon Samaritano che ci dovrebbe sostenere in questi giorni?
Il buon Samaritano c’è, costretto a battersi contro situazioni concrete di notevole disagio, vittima talvolta della patologia dei malati che cerca di salvare, intralciato da limitazioni imposte da progetti economici, di per sé già discutibili in altri campi, ma che è netta follia applicare in campo sanitario.
L’economia odierna ha cessato di essere al servizio dell’uomo, schiava del profitto, per cui molti amministratori da qualche decennio ritengono strategia vincente ridurre il numero dei dipendenti, ossia di quelli che un tempo si definivano le risorse umane, ed ora specialmente in campo sanitario stiamo pagando amaramente queste scelte.
Le attività che hanno come riferimento l’essere umano, come appunto avviene nella sanità, ma anche nell’educazione, nella scuola, non possono sopportare la riduzione degli addetti se non rendendo insufficiente ciò che dovrebbe essere realizzato in favore delle persone stesse: è la drammatica situazione che stiamo vivendo ora.
Il buon Samaritano non può sopportare discorsi di questo genere: deve esserci concretamente davanti al malato, dev’essere sempre presente sui microscopi della ricerca, davanti ai monitor degli strumenti tecnologici, davanti ai grafici della statistica, davanti a tutti i dati extrapolati nei “trial” della ricerca, deve continuamente studiare ed aggiornarsi inseguendo il veloce evolversi della medicina, confrontarsi continuamente con tutti i nuovi indirizzi dati dalle intelligenze artificiali, fredde ed inesorabili ma lontane dall’essere umano, che devono saper essere calate saggiamente a livello delle creature.
A questo punto il buon Samaritano sogghigna amaramente. Tutto il suo lavorare, il suo sacrificarsi, il suo sudore viene ostacolato da becera politica paranoica, da criminali scelte economiche, da stupide rivalse di personaggi inappropriati ai posti che occupano.
Il buon Samaritano dei nostri giorni fatica a trovare l’oste a cui affidare il ferito e si vede circondato da numerosi sacerdoti e leviti che tirano dritto davanti ai problemi di una inevitabilmente costosa sanità, sgangherata tra una componente pubblica sempre più povera e una privata sempre più ricca, e come unica reazione brontolano contro il governo mentre lo sciagurato resta lì, sul ciglio della strada.
Vien da ipotizzare la possibilità di una sanità gratuita, essendo la salute bene comune, ma purtroppo non è possibile: tutto ha un costo e la sanità ce l’ha, come costa la scuola, l’assistenza alle persone anziane, (anche se autonome), come ha un costo la sicurezza, ha un costo il lavoro e così via.
Tale progetto è utopia, anche se è affascinante pensare di realizzarlo e molti lo desiderano e si battono per questo. In effetti essendo la salute bene primario per la vita non dovrebbe pesare sui bilanci delle famiglie, ma la ricerca scientifica ha un costo, i farmaci un costo, far funzionare un ospedale con tutte le strutture necessarie pure, per cui si devono saper realizzare funzionamenti economici senza sprechi ma nel contempo tali da soddisfare tutte le necessità.
Altro problema importante sta nel fatto che il Samaritano non può essere improvvisato: ci vogliono anni di studi, tanta passione per la scienza, tanta passione per la ricerca, tanta dedizione ai pazienti
Nella realtà di questi tempi il buon Samaritano è sottoposto a forti tentazioni da parte della medicina privata. Viene visto come fonte di reddito per cui gli vengono offerti apparenti ponti d’oro, mentre poi viene ridotto a lavoratore come cottimista, abbandonato al suo destino se insorgono contenziosi medico legali che danno ovviamente troppo fastidio ai gestori della medicina privata, che a ben guardare è medicina in gran parte sovvenzionata da capitali pubblici.
Il discorso su questo tema diventa molto scabroso e la figura del Buon Samaritano scompare, travolta da interessi ciechi nei riguardi delle persone che spesso si sentono sole ed abbandonate.
Fortunatamente però veramente tanti sono i volontari che si prodigano nei confronti dei malati e cercano di aiutare i medici e questo diventa motivo di consolazione, dando anche una certa sensazione di sicurezza, mentre angoscia la campagna diffamatoria creata ultimamente contro queste figure con uso indiscriminato di fake news.
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