MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 20/11/2020
-Caro Mauro, quella volta che..
“Caro Massimo, quella volta che non riuscii a parlare perché avevo la bocca frequentata da un esercito di afte”.
-Indomabili?
“Assolutamente. Non c’è collutorio che le stermini”.
-Perché dici: non c’è? Non c’era…
“Dico non c’è perché si tratta di questa volta, della nostra consueta chiacchierata”.
-Ma allora non stiamo parlando…
“Affatto. Comunichiamo in un altro modo”.
-Un’intervista immaginaria?
“Un’intervista col pensiero. Tu ti figuri ciò che io direi, e me lo fai dire”.
-E se non c’azzecco?
“Ne pagherai le conseguenze: sai che sono severissimo”.
-Che argomento?
“Beh, Carlo Verdone è entrato nei settant’anni, potremmo scortarne l’ingresso”.
-Ok. Famolo strano, questo dialogo. Carlo fu tuo ospite al ‘Salotto’, giugno 2007…
“Successo portentoso. Non solo al ‘Salotto’. In un convegno tenutosi all’Università dell’Insubria, nel ricevimento a Palazzo Estense dal sindaco, durante il pranzo al ristorante Bologna, nella visita a casa mia”.
-Una giornata particolare: tutta varesina…
“Carlo ne fu entusiasta perché venne accolto da un coro trionfale. Raccontò, oltre al resto, un po’ d’inediti a proposito del film ‘Un sacco bello’. E fece vedere fotogrammi mai ammirati prima”.
-Come mai scese a una simile fermata provinciale?
“Lo contattai tramite amici, capitò l’attimo non fuggente. E lui disse di sì. Non pentendosene, anzi…”
-Spiega…
“Confessò che l’aveva ristorato trascorrere qualche ora lontano dal suo consueto habitat sociale e professionale”.
-Un arricchimento del capitale umano…
“Ecco, sì. Ne abbiamo, a Varese”.
-Basta saperlo individuare…
“Non tutti ne sono capaci. Anzi: quasi nessuno”.
-Che tipo è il Verdone a riflettori spenti?
“Come a riflettori accesi. Trasmette energica allegria, se così posso sintetizzare. Evito l’aggettivo contagiosa, dato il periodo”.
-È il top del cinema italiano?
“Sta al top del cinema italiano. Altri prima di lui. Ma la capacità d’immedesimarsi nei vizi e nelle virtù nazionali è da assoluto fuoriclasse. In un quarantennio di carriera ha saputo fotografare, nel peggio più che nel meglio, il suo Paese”.
-Castigat ridendo mores…
“Una tecnica mai passata di moda. Però il moralizzatore deve usare una frusta leggera, morbida, frusciante”.
-Allora chiamiamola piuma…
“A volte il solletico che ti fa una piuma è più urticante del colpo di scudiscio”.
-Verdone attore, Verdone regista: chi preferiamo?
“Anche quando ha lavorato sotto direzioni altrui, è sempre stato regista di sé stesso. A un tipo del genere dai il la, poi ci pensa lui a interpretare lo spartito come l’armonia interiore gli suggerisce”.
-Azzardo: Verdone non gira dei film, sono i film che girano attorno a lui…
“Perché rappresenta un microuniverso nel quale ci riconosciamo tutti. Ha successo per la capacità di divertire e d’esprimere l’inesprimibile”.
-Ovvero?
“Ciò che ciascuno avverte, vorrebbe manifestare e non ne è capace”.
-Lui sì. Clamorosamente bene…
“Con le parole, con i gesti, perfino con una fissità mobile”.
-Questa è bella…
“Bellissima. Carlo, al modo d’ogni grande attore, sa comunicare a meraviglia con gli occhi. E ancora di più quando lo sguardo, anziché roteare, sta fermo. Narra moltissimo, quello sguardo”.
-Dono d’artista…
“Talento naturale. Poi lo devi far crescere, curare, adattare alle situazioni”.
-Il cinema è invenzione, ma nulla come il cinema sa essere realistico. Verdone lo testimonia…
“Il capolavoro è quando sai attingere nel mare delle umoralità, pescando le più diffuse e portandole a riva. Lì il mercato ti premia o ti boccia”.
-Verdone premiato…
“Altroché. Ma è uno che ha saputo vaccinarsi dalla malattia del successo”.
-Con che medicina?
“La semplicità. Che è dei super”.
-Giusto in tema di medicina. Carlo è un vero e proprio dottore…
“Sa molto. Forse più di tanti dottori. Gli han sempre chiesto pareri a iosa, ricevendone risposte professionali”.
-È davvero bravo?
“Davvero. Dice di non aver mai sbagliato una diagnosi. Però…”
-Però?
“Ultimamente s’è stufato di prenotare visite sollecitategli da amici presso luminari. Glieli facevano contattare e poi non si presentavano”
-Anche un tantino ipocondriaco, confermi?
“Confermo. Di recente ha fatto nove tamponi. Ma basta col Verdone dottore”.
-Basta anche a quest’intervista col pensiero?
“Fai tu. Certo non spiega a sufficienza chi, come, cosa, quanto è Verdone. Hai dei limiti, mio caro interlocutore-fantasy”.
-Torniamo all’incipit: se non ti van vie le afte, prova a chiedere a Carlo…
“È una buona idea, finalmente ne hai una. Imperdonabile tuttavia quel ‘chiedere’. Considerate le mie condizioni, avresti dovuto usare il verbo ‘scrivere’. Ah, la faciloneria dei giornalisti”.
-Beh, auguri di buona salute. Così continuerai far battere la lingua dove il dente duole…
“Ne sono ugualmente capace, come noti. E come notano quelli che di ‘sti tempi vengono da me censurati: troppe fregnacce oltre il lecito e l’illecito sulle elezioni americane. Se ne sentono e vedono di tutti i colori”.
-Chiudiamola qui: forse ho esagerato, nel day afta…
“Di sicuro. Comunque, saluti educati: afta la vista. Ma non siempre. Ah, scordavo…”.
-Prego…
“Quando esce l’ultimo film di Carlo, ‘Si vive una volta sola’, non perdetevelo. Vi darà sollievo, celebra il valore dell’amicizia”.
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