La notizia molto positiva è che anche per la quarta “piaga d’Egitto” di Varese, l’area dismessa dell’ex Aeronautica Macchi, è arrivato il momento delle terapie dopo due decenni di totale abbandono. Potrebbe entrare in rianimazione urbanistico – edilizia nel giro di qualche mese stando almeno al progetto presentato nei giorni scorsi in Comune e alla sua congruità – parole di sindaco – rispetto al Pgt (Piano di Gestione del Territorio) in vigore. Le altre tre “piaghe d’Egitto” in cura più o meno avanzata e di cui si occupa con grande impegno l’assessore ai lavori pubblici Andrea Civati sono come è noto: l’area delle stazioni, piazza Repubblica con l’annessa Caserma Garibaldi e Largo Flaiano. A ben vedere ve n’è una quinta, molto cara in particolare ai varesini over sessanta, ed è il recupero del Grande Hotel Campo dei Fiori, della sua funicolare, del ristorante liberty adiacente. Il tutto in inesorabile abbandono dal 1953, anno sciagurato che vide anche la demolizione del Teatro Sociale di piazza Giovine Italia. Ma torniamo al possibile futuro dell’area dove, agli inizi degli anni ’10 del secolo scorso, la Società Anonima Nieuport-Macchi iniziò la sua vincente avventura tecnologica nel mondo. Si tratta di una superfice vastissima: 38 mila metri quadrati complessivi (7 mila di proprietà comunale) di cui attualmente 26 mila e duecento coperti per una volumetria di 230 mila metri cubi.
Dal progetto presentato in Comune da un gruppo di investitori tra cui spicca il marchio Tigros, balza subito all’occhio una significativa riduzione degli spazi coperti e delle volumetrie rispetto all’esistente: sono infatti previsti 11 mila metri quadrati coperti e 65 mila metri cubi di volumi. Entro questa cornice, secondo il progetto, dovrebbero trovare spazio sul lato di via Sanvito: un impianto sportivo con piscina di 50 metri, due campi da basket, due tribunette per un migliaio di spettatori in tutto, palestre, sale fitness, spogliatoi; un market Tigros di 3500 metri quadrati collegato al centro sportivo con un’area ristoro ed eventualmente un centro medico, un parcheggio interrato per 200 automobili. Sul lato di via Crispi verrà invece creato un parco pubblico di 10 mila metri quadrati al cui interno è prevista la riemersione di un tratto del Vellone (vedi RMFonline del 15 ottobre), la costruzione di uno Skateboard, di un altro campetto da basket e di un parcheggio per 150 vetture; per la viabilità interna/esterna al rinnovato sedime è prevista una connessione trasversale veicolare/ciclabile tra via Sanvito e via Crispi funzionale al raggiungimento dei parcheggi interrati. Questa soluzione favorirà l’integrazione della frequentatissima linea E con quelle che corrono lungo via Crispi dove sarà istituita una nuova fermata bus. Non mancheranno, è ovvio, una stazione di bike sharing e punti di ricarica per auto elettriche.
Alla luce di quanto per ora è emerso del progetto non si può tuttavia non rilevare. 1) È assente qualsiasi riferimento architettonico alla memoria del luogo che racchiude nelle sue strutture dismesse un elevato valore simbolico per quanto riguarda la storia industriale passata. Qui e in altri luoghi sparsi nella provincia sono stati prodotti i migliori aerei dell’aeronautica militare italiana, non dimentichiamolo. Forse sarebbe utile una gita a Friedrichshafen, sul Lago di Costanza, che ospitò la produzione dei dirigibili Zeppelin, per vedere come quell’ex sito industriale sia diventato una peculiare attrazione turistica (Semi di città 2015).
Si potrebbe anche pensare a una scuola superiore di design industriale, connessa con il mondo aeronautico e raccordata alle esigenze del territorio, come suggeriva dieci anni fa l’architetto e professore milanese Antonio Citterio. 2) Non si sente certo la necessità, nella zona di unione tra l’area sportiva e quella del market, di un nuovo centro medico privato visto che in città sono spuntati come funghi dopo l’eutanasia giudiziaria della Clinica Quiete. 3) Anche le dimensioni del nuovo Tigros sembrano eccessive in una zona dove già sono presenti Carrefour e Penny. 4) Servirebbe maggiore chiarezza sulle bonifiche ambientali, eventualmente necessarie oltre allo smaltimento delle coperture in eternit. Come sappiamo dalla cronaca quotidiana spesso i sedimi industriali nascondono nel sottosuolo materiali inquinanti, pericolosi per tutti e molto onerosi da rimuovere.
Vedremo cosa ci riserveranno i prossimi mesi. Al di là delle riserve e delle discussioni che opportunamente nasceranno, il progetto ex Macchi è comunque un segnale importante di volontà di rilancio di Varese sia da parte dell’esecutivo Galimberti sia da parte privata, dopo trent’anni di avvilente immobilismo.
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