S’è irriso al giudizio di Conte: il Natale vien bene se fatto in pochi. Gli hanno perfino dato del menagramo inconsapevole, vista l’epoca. Ma il premier aveva premesso: è una festa spirituale, non graviamola di materialità giubilante, almeno questa volta.
Certo, affermazione scaltra. Un modo ‘alto’ per giocare al ribasso con gl’italiani. Ma cosa deve fare il poveretto a fronte d’una moltitudinaria banda di riottosi, irresponsabili, menefreghisti? Se versiamo nella crudele condizione d’infettati, lo si deve al cialtronismo comportamentale imperversato per mesi. Il governo poteva/doveva fare di più? Senz’altro: molto di più. Moltissimo di più. Ma quando il governo, alla fine dell’estate, ha corretto il tiro (e con il governo, finalmente, le regioni) l’allegro assembrarsi, tra aperisceneggiate e smascherati strusci, è continuato senza un plissé. Solo l’aumento vertiginoso di contagi, ricoveri in terapia intensiva e morti ha convinto che, imposto un sostanziale lockdown-bis, bisognava rispettarlo.
Cosa aspettarsi, allentando la morsa nel periodo delle feste? Il peggio immaginabile. Slitterebbe la frenata del virus, merito di misure da rinnovare alla scadenza del 3 dicembre, e farebbe presto a travolgerci la terza ondata, come predicono gli esperti. E tutto questo perché? Per celebrare fasti spenderecci, bisbocciando sotto l’albero, allestendo maxiraduni con droplets a volontà, letiziandosi tramite mischione di commensali provenienti da ogni luogo. Nella ludica/sciagurata dimenticanza dell’orribile anno che va a finire e nella cinica/amorale indifferenza verso infermieri, medici, volontari, forze dell’ordine et alia: l’universo magno investito dal Covid e adoperatosi nel soccorrere i malati.
Proprio in omaggio al significato d’appuntamento caritatevole che ha il Natale, se è il vero Natale (misericordia, pietas, fratellanza), non merita discutere di riduzione degli obblighi, disco verde a cenoni di massa, aperture generose by night d’esercizi pubblici e via largheggiando. C’è e ci sarà altro di cui preoccuparsi e dibattere oggi e nelle settimane venture. Il resto appare chiacchiera lunare, ignoranza colpevole (rimozione voluta?) d’una tragedia già passata dalla cronaca alla storia.
Perciò ok a Conte, fatta ammenda sull’estivo torto di sottovalutazione: guai al replay degli atteggiamenti di luglio e agosto. Il periodo delle prossime feste, oltre che ad essere partecipato con sobrietà, si presta alla conferma e semmai all’inasprimento delle misure in atto anziché al contrario. Dato che alcune attività rallenteranno, l’istituzione della zona rossa in tutto il Paese ha ottime probabilità d’evitare un gennaio-febbraio catastrofici. Tale sarebbe il cuore dell’inverno, se si concedesse ai connazionali d’incontrarsi e divertirsi ad libitum, com’è successo nelle insensate vacanze trascorse affollando spiagge, discoteche, villaggi turistici; funivie, navi, aerei, treni, bus.
Purtroppo il mondo, non solo dalle nostre parti, è come un contadino ubriaco. Non si fa in tempo ad aiutarlo a montare in sella da una parte, che subito cade dall’altra. Lo ha scritto Lutero negli Apoftegmi, ma non è necessario esser luterani e sapere che roba sono gli Apoftegmi per dargli ragione.
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