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In Confidenza

COGLIERE I ‘KAIRÒI’

Don ERMINIO VILLA - 13/11/2020

vigilanzaLa comunità cristiana non possiede la conoscenza del tempo di Dio. Ma ha gli strumenti per cogliere i ‘kairòi’, ovvero i momenti, le occasioni del venire quotidiano di Gesù di Nazareth. Lo stesso testo usa il presente quando indica la sua venuta. Il Signore è già presente nella comunità cristiana con la sua casa e con i compiti affidati a ciascuno dei servi. Anzi è presente nei servi stessi, nel portiere e nelle relazioni che questi abitanti della casa sapranno instaurare tra loro. L’escatologia per i cristiani ha a che fare con la storia, con l’oggi, con la capacità di rendere accogliente quella casa non solo per il ritorno del Signore, ma anche per tutti coloro che già la abitano.

Ma forse occorre consentire alla Scrittura di essere Parola per l’umano di ogni tempo e domandarsi cosa significa essere homo vigilans, ieri e oggi. Alcune cose, forse: essere coscienti di non disporre del tempo dell’esistenza; valorizzare al massimo il tempo della vita; amare la vita; equipaggiarsi di qualcosa in più rispetto alle proprie doti naturali; essere generosi; non risparmiare energie; saper rischiare; essere attenti agli eventi decisivi della esistenza propria e dell’umanità. In una parola: vivere qualitativamente.

Sono tratti esistenziali che accomunano credenti e non credenti. Solo che i cristiani a queste cose danno il nome di Gesù Cristo, perché a Lui ne attribuiscono l’origine e il senso. Vigilare dunque può essere non tanto un modo di essere cristiani, ma un modo di essere più umani.

“Chi è l’homo dormiens? – scrive Enzo Bianchi -: è colui che vive al di qua delle sue possibilità, vive nella paura, banalmente, superficialmente, orizzontalmente più che in profondità; è pigro, negligente, si lascia vivere; è colui che vive come se avesse a disposizione un interminabile lasso di tempo; è colui che si sottrae alla fatica di pensare e di interrogarsi; che non ha passione, non è toccato da nulla: per lui tutto è scontato; è colui che non aderisce alla realtà e agli altri, ma resta nella sonnolenza, anzi ha fatto del non vedere, del non sentire, del non lasciarsi toccare e interpellare la condizione del suo vivere.

L’homo vigilans, invece, è costantemente presente a se stesso e agli altri, al proprio lavoro e al proprio ministero; è sempre attento a discernere la presenza del Signore negli eventi e nei fratelli; è l’uomo responsabile, lucido, critico, che trova in sé motivazioni, radici e forza; è paziente e profondo, non si esaurisce nell’immediato, ma si misura sul lungo periodo; è cosciente di essere chiamato a esprimere il tutto nel frammento della propria particolare esistenza”. (Bianchi, È necessaria l’ascesi cristiana?, 25).

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