Stanno per finire gli stupendi colori di questo autunno, uno degli ultimi che potrò godere. Mi piace considerarlo “uno degli ultimi”. In effetti potrebbe essere l’ultimo perché vista l’età e la conseguente fragilità del mio corpo potrebbe essere veramente l’ultimo.
Nella nostra vita ogni evento, ogni momento potrebbe essere l’ultimo, ma quando sei giovane non ci puoi pensare, perché se così fosse non (potresti) sapresti fare tutto quello che è chiesto ad un giovane. La gioventù ti fa sentire vivo ed eterno. Ricordo la frase di un amico che diceva: “Quando sarò avanti con gli anni avranno inventato qualcosa che ci farà vivere…”, una frase istintiva detta da chi voleva non pensare alla dura legge del fine vita. Atteggiamento contrastante con “l’esercizio della buona morte” che la tradizione della pietà cristiana invece coltiva. In effetti l’attuale modo consumistico di vivere tende a cancellare il pensiero triste della morte ma questo può essere motivo che porta molti, specialmente i giovani, a peccare di temerarietà sfidando pericoli.
È bello meditare sulla nascita, momento della vita estremamente affascinante. Coinvolgente è lo stupore provocato dal mistero dell’incontro dei patrimoni molecolari genetici dei due innamorati! Sì, proprio quelle complesse molecole che piano piano continuiamo a dipanare, che a fatica continuiamo a cercare di leggere nella loro complessa composizione, quella immensa stupenda sinfonia biochimica che dà origine a nuovi esseri, alla vita. Perché paragonare l’intrecciarsi delle nostre molecole genetiche ad una sinfonia? Perché la sinfonia per sua caratteristica dà la sensazione di non finire mai, di continuare a riprendersi, sensazione d’infinito come appunto la doppia spirale del DNA.
Difficile per i nostri intelletti comprendere i meccanismi, o per meglio dire la danza continua che si svolge all’interno delle nostre cellule e che ci permette di essere consci dello stupendo disegno della vita di cui viene a far parte tutto quello che ci circonda, di tutta l’esistenza che continuamente evolve attorno a noi e che spesso, troppo spesso non rispettiamo.
La vita è tutto per noi e restiamo sconvolti quando reca con sé la sofferenza che contrasta con il linguaggio di felicità che in essa vediamo, contrasta con il sogno di bellezza che in noi è profondamente insito. È un conflitto che genera notevole crisi. Quando si realizza in noi la coscienza di esistere, quasi istantaneamente compare la coscienza della sofferenza ed è affascinante leggere e studiare quanto espresso dal genere umano mediante la filosofia, la teologia, la letteratura, le scienze, l’arte ed altro nel corso dei millenni nel tentativo di comprendere e cercare di giustificare questo dramma. Quanti si sono spesi per cercare di capire il perché di questo drammatico contrasto: perché soffrire?
Resta comunque misterioso questo rendersi conto da parte della umanità di essere vita, vita infinita mentre nello stesso tempo i singoli uomini, i componenti dell’umanità, hanno vita brevissima.
Con le conoscenze scientifiche attuali, con la possibilità di controllare tutto il globo terrestre ci rendiamo conto che l’umanità stessa potrebbe finire come sono finite altre popolazioni di esseri che ritroviamo nei fossili. L’umanità cessa e la terra, questa astronave (come molti amano definirla) piena ancora di misteri, continua a viaggiare nello spazio.
Intanto constatiamo che proseguono gli studi sulla vita, ma contemporaneamente si commettono tanti errori che possono essere causa di sofferenza. In effetti il dolore ci piomba addosso in modo inspiegabile, in modo inevitabile e allora parliamo di disgrazia, ma in tantissimi altri casi, in troppi altri casi, sono i nostri errori a causarlo ed elencarli creerebbe una lista infinita.
In effetti questa umanità appare intrisa da tante cose errate ed una fra tutte l’incapacità di proteggere i suoi fragili componenti da guerre, carestie, malattie, dalla fame, dall’odio, sostenuto questo talvolta proprio invocando le religioni che promettono una vita nuova dopo la morte.
I pensatori del passato non ci aiutano molto su questa strada e solo le parole che troviamo nel Vangelo ci danno speranza, che ha fondamenti forti in chi ha fede. Comunque sia questa vita è unica e perciò sacra.
Allora i miei autunni che cosa mi dicono?
Mi sovvengono le parole di Ungaretti “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, ma vien d’aggiungere foglie che vengono strappate da tanti, tanti errori come testimonia l’esperienza che stiamo vivendo in questi giorni e che contrasta con la bellezza dei colori della natura.
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