Che giorni (che opere) sono questi. I giorni dell’antipolitica, per esempio. Cioè del normale indignarsi per la malaccorta interpretazione della politica. Non un fenomeno negativo, piuttosto il suo contrario. Una sveglia alla politica che deve corrispondere al bene comune e agire nel disinteresse personale. Muovono a tristezza i capi di partito che se la prendono con l’antipolitica. Dovrebbero prendersela con se stessi, invece che -come dichiarano- con l’uomo qualunque che pratica il populismo. L’uomo qualunque andrebbe più rispettato: è l’uomo medio, che osserva le regole, si uniforma a ogni disciplina, paga le tasse, sopporta sacrifici, concede fiducia. Poi viene tradito. E per l’aggiunta irriso. Quanto al populismo, non confondiamo il sentimento (il risentimento) popolare con la demagogia di massa: la seconda la praticano i politici, il primo lo provano -anzi, lo subiscono- i cittadini.
Che giorni (che opere) sono questi. I giorni dell’ipocrisia, per esempio. La magistratura apre inchieste e si schiudono occhi leghisti finora incapaci di vedere. Bisogna fare pulizia. D’accordo: ma lo sporco dava segni di sé senza bisogno che intervenisse la ramazza giudiziaria. Perché lo si è lasciato dove stava? E invece di descriverselo intra moenia, non lo si è denunziato coram populo? Certo, tutti sbagliano e una qualche comprensione bisogna pur concederla. Perfino Gesù, ha celestialmente chiosato il presidente della Regione, errò nella scelta d’un amico. Non per questo lo condannarono. No, lo condannarono per altro. Ma talvolta si ha la sensazione che il supplizio non sia servito a nulla. Che le vacanze di gruppo, lontano dal buonsenso dalla sobrietà dallo stile di vita cristiano, continuino.
Che giorni (che opere) sono questi. I giorni delle sentenziosità, per esempio. Muore sul campo un calciatore, e da centinaia (migliaia) di chilometri dal luogo della tragedia si diagnostica il male di cui soffriva, si obietta alla macchina dei soccorsi, si inveisce al calcio e ai suoi metodi d’allenamento, di tutela sanitaria, di sfruttamento degli atleti eccetera. La realtà non conferma niente del florilegio di sfrenate fantasie. Ci vorranno tempo, pazienza, indagini per comprendere e capire. Magari per concludere che una disgrazia, nel percorso dell’umanità comunque dolente, ci sta. Ma tempo, pazienza, indagini richiedono il respiro lungo purtroppo inadeguato all’affanno corto dell’opportunismo mediatico.
Che giorni (che opere) sono questi. I giorni dell’irresponsabilità, per esempio. Pochi che si prendano le loro. Molti di questi pochi che le dismettono, dopo essersele prese. Siamo nell’epoca della memoria corta, della capriola facile, dell’affettazione dell’autenticità. Prevale l’infingimento. Un’epoca dalle pesanti tonalità, pur se a illustrarla basterebbe il lieve linguaggio ispirato dalla musica mozartiana: “Le fronde mobili, l’aure incostanti han più degli uomini stabilità. Mentite lacrime, fallaci sguardi, voci ingannevoli, vezzi bugiardi son le primarie lor qualità”.
L’Italia è un paese adorabile che meriterebbe di essere meglio abitato. E’ scritto nel diario di Guido Morselli, anno 1957. Seguono esempi d’inverecondo antipatriottismo etico, politico, sociale, culturale. Morselli fu tacciato d’un esagerato pessimismo, oggi potrebbe ambire al ruolo di cauto ottimista: neppure lui immaginò che il meglio del peggio era di là da venire.
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