MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 13/11/2020
-Caro Mauro, quella volta che…
“Caro Massimo, quella volta che ‘Porta a porta’ suonò al mio uscio”.
-Pochi giorni fa, trasmissione speciale sulle elezioni americane…
“Oh, yes. Programma a distanza, causa Covid. Dunque collegamenti. Uno dei quali da via Bernascone, dove risiedo. Quarto piano”.
-Sotto la torre littoria…
“Uno stimolo a svettare. Comunque e sempre”.
-Racconta dell’ambaradan per poter dire la tua su Raiuno…
“È venuta da me una troupe, due gentilissimi signori, e han montato il set”.
-Dove?
“Nel salotto. Inquadratura su una porzione d’arredi. Non sul meglio che avrei voluto mostrare: una bellissima pianta. Giudicata tecnicamente non meritevole”.
-Apprensione nell’attesa di parlare?
“Per nulla. I timori sono di chi non sa. Non di chi sa”.
-La telecamera non t’imbarazza?
“Affatto. Perché, in questo caso a ‘Porta a porta’ e in mille altri, accetto d’interloquire su argomenti che conosco, non su temi che ignoro. Perciò filo via tranquillo”.
-Anche nell’abbigliarti, nella gestualità, nei toni vocali?
“Dividiamo la risposta. Punto uno: l’abbigliamento lo decidono, dopo vivace discussione, mia moglie e la mia figlia maggiore. Che è sempre per camicia bianca e giacca blu. A mia moglie non dispiacciono altre varianti”.
-Chi la spunta di solito?
“Mia figlia”.
-E il resto della preparazione?
“Siamo al punto due: non ho bisogno di prepararmi a una recita. Mica faccio teatro. Non sono un tipo studiato. Sono un tipo che studia”.
-Com’è nato il sodalizio professionale con Vespa, inventore di ‘Porta a porta’?
“Casualmente. Nel senso: era il 2000, io già m’occupavo da un pezzo di cose americane, mi telefonarono dalla Rai invitandomi alla trasmissione. Ci andai. E fu l’inizio d’una lunga avventura. Che continua ancora”.
-Com’è l’ambiente nello studio?
“Un bell’ambiente. Professionalità, organizzazione, cortesia. Rispecchia il conduttore. Bruno è una personale speciale”.
-Senza nei?
“All’apparenza tanti. Nella sostanza nessuno, tranne il tifo per la Juve. Grande giornalista”.
-Il tuo esser vespaiolo fa eccezione alla regola: non coli di stima verso la categoria…
“Al contrario: la aborro, come direbbe Mughini. Che peraltro ne fa parte. Un applauso a lui”.
-Anche nel chiacchiericcio americano molte topiche?
“Un mare. Perché si parla senz’essere informati. Bisogna stare agli accadimenti e commentarli affidandosi alle proprie cognizioni. Invece si discute d’ipotesi, anziché di fatti. Quanto alle cognizioni, copriamole con un caritatevole sudario”.
-A proposito di fatti: gli americani per primi vanno oltre, dando per acquisito ciò che non è…
“Sono il primo a dirlo e censurarlo. A dettare la sequenza di dichiarazioni, analisi, commenti non sono le cifre definitive del verdetto, ma anticipazioni in attesa di riscontro. Prima di dichiarare che Biden ha vinto e Trump ha perso, ce ne vorrà. Ma il comportamento prevalente è come se non ce ne volesse. S’impone una lettura della situazione senza che sia per davvero in essere”.
-Ansia da reporter?
“Ma per favore. O intento politico. O alta superficialità. O perfino fascismo inconsapevole”.
-Cioè?
“Non t’accorgi di comportarti al contrario di come le regole della corretta informazione esigono. Se la si vuole nel perimetro della democrazia liberale”.
-Hai portato fortuna a George W.Bush. Vinse nel 2000 contro Gore, dopo il turbolento finale con riconteggio in Florida. Rivinse nel 2004 contro Kerry…
“E proprio Bush era già stato dato per sconfitto. Prima di partecipare a ‘Porta a porta’, fui intervistato dal Tg2 di Mauro Mazza. Mi si disse che un sondaggio di Zogby dava Kerry come nuovo presidente: nessun dubbio. Risposi: ma lo sapete che Zogby è di area Dem? O non lo sapevano o facevano finta di non saperlo. E infatti la vittoria andò ai repubblicani”.
-Oggi tutti festeggiano Biden…
“Sbagliato. Mi tocca insistere: aspettando l’esito di ricorsi vari e omaggiando la Costituzione, non ha nulla di serio proclamare, inneggiare, fantasticare”.
-Ti piaci quando rivedi le tue performance televisive?
“Mi piaccio sempre”.
-Segni particolari: bellissimo. Come nel film di Celentano…
“Come nel film che sto girando su me stesso”.
-Una biografia?
“Un viaggio dentro e fuori di me. Mauro della Porta Raffo story”
-E io che ti chiedevo se una camera da presa t’inquieta…
“Vedi che i giornalisti non ne azzeccano mai una?”.
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