Che cosa mi insegna il discorso ufficiale del neopresidente Usa Biden?
Oltre alle riflessioni degli analisti che lo hanno scandagliato alla ricerca delle linee operative del prossimo quadriennio in materia di politica interna ed estera io vi leggo la possibilità di servirsene sia come lezione di vita sia come testo scolastico da proporre agli studenti e agli scolari.
È un discorso lineare, misurato e chiaro; allo stesso tempo rassicurante perché ritmato da una serie di parole che riconducono all’idea di una pace attiva, costellato di frasi che attraverso un incedere graduale stabiliscono un contatto emotivo con un uditorio più vasto della stessa nazione americana.
Ma vediamo che cosa si può apprendere anche da un modesto esercizio di analisi grammaticale applicato al testo di Biden.
Numerosi i verbi (verBiden?) che riportano al concetto di impegno collettivo per l’intera popolazione: parole che sollecitano, richiamano, spingono a includere gli elettori in un progetto che si realizzerà solo con il contributo di ognuno. Reiterando l’invito a superare lo stallo di anni per tornare a credere al sogno americano, mai citato direttamente ma presente come latente leit motiv nello sviluppo del discorso.
Ricostituire / costruire e ricostruire / tornare e ritornare / unire / servire/ condurre / sostenere / confortare / concedere / ascoltare / guardare avanti / mettere a punto / raccogliere / guarire / mobilitare / assicurare / realizzare /sradicare (il razzismo) / collaborare /(non) arrendersi/ offrire.
Ma il verbo centrale del discorso presidenziale è senza alcun dubbio “guarire”: ripreso da tutti i commentatori, ha prodotto un effetto emotivamente forte in molti.
Soprattutto oggi, in tempi di pandemia, abbiamo davvero bisogno di un tempo da dedicare alla guarigione, di un lenimento alla condizione di incertezza che annebbia il nostro futuro.
L’insieme di quei verbi sottolinea il chiaro obiettivo di preparare la strada all’auspicata riconciliazione nazionale.
La sequenza delle parole si snoda in un crescendo che riesce a non essere ansiogeno perché tiene a bada la tentazione della facile retorica insita nei discorsi post elettorali dei vincitori.
Tornando all’analisi grammaticale si trovano i sostantivi che rimandano a concetti più complessi rispetto alla funzione dei verbi che, come si insegna ai bambini nelle lezioni di grammatica di base, rimandano di frequente ad azioni concrete.
Non ci sono metafore belliche se si esclude il ricorso al termine “battaglia” intesa come la chiamata a un impegno forte contro le ingiustizie ancora presenti nella nazione, da rimuovere senza arrecare danno ad alcuno.
Biden usa espressioni come “anima del popolo”, “spina dorsale” della nazione. Accenna a una “visione” e a un “compito”: sostantivi che fanno risuonare l’invito che fu di Kennedy a fare ciascuno la propria parte a favore del bene del Paese.
Viene citato l’onore ma senza sottolineature nazionalistiche: esso è solo l’orgoglioso sentimento che accompagna l’idea di “servizio” alla nazione.
Per il neopresidente è necessaria una “coalizione” di cittadini, “la più ampia e diversificata della storia”, che possa dare senso e spessore a concetti astratti come speranza, prosperità, giustizia razziale, equità.
Infine gli avverbi, scarsissimi: uno su tutti quello reiterato con insistenza nelle ultime battute del discorso.
“Avanti”, che esprime il movimento collettivo verso il nuovo tempo.
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