-Padre Gianni, che tempo viviamo?
“Il tempo che ci è stato dato”.
-Di patimento, di speranza…
“Di tutt’e due”.
-Eguale a ogni altro tempo…
“Ciascun tempo ha la sua epoca”.
-Come l’uomo…
“L’uomo fa epoca. La costruisce, l’attraversa, la supera”.
-Supererà la pandemia?
“Sì. Ne ha superate di simili, pur se diverse, in passato”.
-In che modo l’affrontate, nel convento dei Cappuccini?
“Realisti, accorti, umili di fronte alla tragedia”.
-Guai a sbagliare…
“Ci vuole cautela. Nelle messe, nelle confessioni, nella vita comunitaria tra di noi frati”.
-Quanta gente alle messe?
“Fino ad alcuni giorni fa una trentina di persone alle due funzioni quotidiane. Cento-centocinquanta alle cinque festive. Poi il crollo”.
-Causa lockdown bis…
“Sia pure distanziati come da Dpcm, i partecipanti sono meno numerosi”.
-E’ complicato confessare?
”Un frate a turno si rende disponibile, in un locale di 15-20 metri quadrati. Finestre aperte, il plexiglas a far barriera tra le parole”.
-Parole faticate…
“Lo sono sempre, quando ci si confida. Ma il reciproco svelarsi di testimonianze fa nascere un sollievo. Si chiama conforto”.
-L’animo che si rianima…
“Si può curare, l’animo. Anche l’anima”.
-Il temperamento e lo spirito…
“Sì”.
-Quanti siete nel convento?
“Dieci”.
-Alta l’età media?
“Neanche tanto. Il più vecchio, con un confratello, sono io: 73 anni. Il più giovane ne ha 35”.
-Cosa fate nella giornata?
“Preghiamo, lavoriamo, leggiamo, studiamo, comunichiamo tramite Zoom”.
-Uscite anche, qualche volta…
“Andiamo a dir messa. Per esempio dalle suore salesiane di Casbeno o da quelle cappuccine di Biumo oppure nelle parrocchie.”
-Varese così infettata: una sorpresa?
“Nessuno se l’aspettava: la prima ondata ci aveva illuso. Sembravamo meno fragili di altri. Invece…”
-Invece?
“L’imprevisto regna. Tanto più in circostanze grame. Lascio ad altri spiegazioni specifiche”.
-Rientriamo nel monastero: per le incombenze pratiche vi arrangiate o c’è chi vi dà una mano?
“Una persona che cucina, una persona che fa pulizie. Al resto pensiamo noi”.
-In sanificazione totale…
“Disinfettiamo di continuo gli ambienti”.
-Vi prende molto più di prima l’esistere pratico?
“Necesse est, non siamo diversi da chicchessia”.
-L’organizzazione della radio, di RMF, è anche in presenza o solo da remoto?
“I tre dipendenti ruotano: due settimane a casa, una in sede. Anche qui disinfettiamo. A cento gradi una volta al giorno. Ancora più a fondo, con ozono e altro, una volta la settimana. I volontari continuano a collaborare da lontano”.
-Tu dove lavori?
“Nella mia stanza. Residenza e ufficio”.
-Grande concentrazione. Di cose e pensieri…
“Ah, grandissima. Concentrazione di pc, libri, giornali, documenti, appunti sparsi, foto, attrezzatura per collegamenti e registrazioni Zoom. E concentrazione d’inquietudini”.
-Sui muri i tre soliti promemoria?
“Assolutamente”.
-Li ricordiamo?
“Uno: la fine di tutte le cose è vicina. Prima lettera di Pietro, capitolo 4, versetto 7. Due: vivo nell’impazienza della morte, so che la morte è l’incontro rinviato con un amico. Affermazione dell’Abbè Pierre. Tre: la vita vera non è altro che essere nelle cose del padre. Commento del cardinale Martini al Vangelo di Luca, capitolo 2, versetto 49”.
-Il Covid farà crescere o diminuire la fede?
“La fede è una continua bonifica. Non teme d’ammalarsi, aiuta a guarire”.
-Cito voci disperate: siamo sotto il tiro d’una punizione divina…
“Ma quale castigo. Dio è bontà. Il male proviene da noi”.
-E il male cos’è?
“Il risultato d’un pessimo uso della libertà concessaci. Ma poi Dio sa mitigarne gli effetti, fino a spegnerli, trasformandoli in bene”.
-Qualsiasi evento negativo contiene in nuce un pregio?
“Lo contiene”.
-Quale il vantaggio della pandemia?
“Lo scopriremo. Rammento Ambrogio, e poi Agostino: Dio col suo perdono rende felice la colpa”.
-Ci vuole la colpa per la felicità?
“Più si pecca, più Dio interviene. Più un figlio è ammalato e maggiori sono le attenzioni dei genitori. Ce lo ha spiegato San Paolo nella Lettera ai romani, capitolo 5, versetto 20: dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia”.
-Che non vuol dire peccare più che si può…
“Naturalmente no. Ancora San Paolo, nella medesima lettera, immediatamente dopo precisa: ‘Che diremo dunque? Rimaniamo nel peccato perché sovrabbondi la grazia? E’ assurdo’. Siamo al capitolo 6, versetto 1”.
-Qual è il peggio dei giorni nostri?
“Non incontrarsi, parlarsi, raccontarsi. L’afflizione veste le relazioni umane”.
-Il sentimento più diffuso?
“La paura. Crescente”.
-Cosa dire agli angosciati, specialmente se in età avanzata?
“Che questa misteriosa malattia verrà guarita, prima o poi”.
-Dal vaccino?
“Me lo auguro, visto il progresso nello studiarne la formula giusta”.
-Si rimargineranno pure le ferite dello spirito?
“Lo auspico”.
-Sono innumerevoli…
“Trascuratezza, disinteresse, superficialità, perfino cinismo verso i più deboli. Specialmente verso gli anziani”.
-La solidarietà è in crisi?
“Lo sono le ragioni dello stare insieme. Fuori della famiglia, dentro la famiglia”.
-Responsabilità sociale o dei singoli?
“Sono i singoli a formare la socialità”.
-La politica come sta reagendo all’emergenza?
-Fa ciò che può. Interventi azzeccati, altri meno. D’infallibile non c’è nessuno”.
-Troppa discordia?
“Ci si aspetterebbe maggiore concordia”.
-Da democrazia matura…
“Se non è matura la nostra, che ha saputo sviluppare gli anticorpi alla dittatura…”
-Infine: ci affidiamo alla Provvidenza?
“Sempre e comunque. Rileggetevi, se non il Vangelo, i Promessi Sposi”.
-L’intero romanzo?
“Sarebbe il caso. Ma basta un passaggio dell’Addio ai monti, brano dell’ottavo capitolo. Là dove il Manzoni scrive che Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande. E’ il top lirico del romanzo: poesia in prosa”.
-Per concludere: dobbiamo dar retta a Lucia. Perché questi sono pensieri di Lucia…
“Diamole retta. Lucia significa luminosità: ne abbiamo bisogno per uscire dal buio”.
-Accompagnàti dalla preghiera…
“Sempre. Come suggerisce l’arcivescovo Delpini, ogni sera alle 20.32 teniamo una preghiera familiare. La Chiesa domestica sa come immunizzare da disorientamento e panico”.
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